Dissegna. Prospettive Inattese La Natura

Martino Dissegna. Prospettive  Inattese La natura entra in scena. La pittura emerge come macchie di frequenza sonora, dissoluzioni in delicate oscillazioni di foglie oppure macchie che si sviluppano in prodigiose crescite di arbusti flessibili, leggeri e insieme incisivi. 
a cura di Antonella Iozzo

L’infinito dentro noi abita il tempo, distende la memoria e apre prospettive inattese sull’immenso. Con Martino Dissegna la natura entra in scena,  ridisegna l’anima e diventa parte viva del nostro ambiente. Un divenire in cromie calde, radiose, avvolgenti, intense, sfumate da un impercettibile soffio di vento che increspa o distende i nostri ricordi, per mescolarne poi, le sensazioni alle tonalità. L’atmosfera trasuda di stupore e la percezione della potenza sconfinata della natura si adagia con soavità nello spazio intimo e privato dell’habitat interiore. Il sublime è dinanzi a noi, un’esperienza visiva che si avvale del colore per rendere l’immediatezza della visione. Una perfetta resa volumetrica. tra forme, spazio e natura viene così attraversata dalla luce che rapida e improvvisa, illumina irradiando riverberi e ombre.

Le opere di Dissegna conservano la reminiscenza del gesto, una poetica trasposizione dell’essenza naturalistica in riflessioni evocative, quasi compresenze fisiche, sensoriali e architettoniche, quasi un substrato dell’esistenza in visioni estetiche. Orizzonti mutevoli e quiete musicale sembrano articolarsi in linee prospettiche per luoghi cerniera tra il dentro e il fuori, tra il passato e il presente, tra il senso e il non – senso dell’io, scheletro su cui la materia umana archivia stadi di coscienza e stati mentali transitori, aree di passaggio, di transizione appunto, palcoscenici per frammenti di tracce fluttuanti e scolpiti da Dissegna grazie alla sola essenza della luce interiore. Presenze dialoganti con la consistenza pittorica, conversazioni in fibre linfatiche, sono foglie, sono radici, sono alberi, che sembrano portare dalla materia all’anima, uno scorrere acquatico per essere fiume tra le ruvide rocce del mondo. Suggestione corporea costruita come un’armonica partitura di volumi cadenzati e ritmati dal battito della natura. Rami come ramificazioni di dilemmi sulla vita umana, come questioni irrisolvibili fra noi e l’universo, entrano prepotentemente in scena da finestre o vetrate spalancate sul domani, rivoluzionano il campo pittorico e indagano le metamorfosi di un concetto represso.

Viaggi in sequenza gravitanti intorno alla sensibilità primordiale della natura stessa, una profondità latente rivelata da una attenta composizione scenografica; e come se Dissegna volesse ritrarre, tra le venature della quotidianità, l’essenza della materia, l’albero della vita, metafora dell’uomo, suggerendone la presenza senza mai mostrarlo, perché ne è la memoria, le radici, il verbo, il flusso vitale dell’immenso, altrove una prospettiva inattesa rivela la natura dentro noi.

La pittura emerge come macchie di frequenza sonora, dissoluzioni in delicate oscillazioni di foglie oppure macchie che si sviluppano in prodigiose crescite di arbusti flessibili, leggeri e insieme incisivi, dipanando così il lirismo della natura. Una natura che s’intreccia con l’Arte e porta sulla scena l’infinito e il reale, il silenzio e la voce del vento, l’eterno e il tempo, il passato e il presente. Solo così i colori della terra possono comporre una partitura ritmata e descrittiva: il giallo sembra dilapidare assurdamente le sue energie nell’incendio delle foglie autunnali, le stesse che il verde aveva annaffiato di vita, un senso di appagamento, di profumo di opulenza si diffonde nell’aria, nasce la quiete . Un’energia immensa e quasi consapevole entra in scena ed apre nuove prospettive.

Variazioni di infiniti, eterni attimi di reale, cesellati in un gioco di fluttuazioni, avvolgono un tempo liquido e permeano lentamente l’opera. Qui l’inconscio della natura entra in scena, mostra il suo volto nel respiro della materia e danza l’evoluzione di questa sensibilità primordiale. Scenografie di pensieri si rincorrono all’orizzonte, perfettamente coscienti di poterne fissare solo i frammenti, schegge di un dialogo percettivo che intaglia l’eterno fino a far emergere l’essenza perduta. Colature di sensazioni impregniate di espressività si sfaldano in forme sfuggenti, una suite per immagini pronta a condurci dentro spazi psicologici e architettonici diversi, dove i piani di lettura si moltiplicano fino a riassumere l’idea della vita nella rappresentazione di se stessa, quasi una goccia di natura nel mare, un mare di materia e colore nel quale affondano i ricordi, nel quale il passaggio del momento, l’essere e il divenire risvegliano la bellezza sopita nel tempo. Un segno poetico denso ma non invasivo, un intreccio di memoria ed evocazione, di astrazione e teatralità progettuale,  ma forse più semplicemente vedute dell’anima che illuminano la casa dell’esistenza sospesa nell’oceano dei pensieri.

Con Dissegna la natura racconta la geologia dell’anima, una sintesi visiva dei riflessi dell’invisibile, della sua origine, della genesi del suo esistere e mutare nel tempo. Arte e natura s’incontrano e dialogano in queste opere create con il suono della terra,  modulato in linee morbide e sinuose, in bagliori soffusi, in sfumature materiche, una profondità protesa verso l’infinito atta a sviluppare una scenografica partitura degli spazi, scandita da storie in attesa su un pontile che si distende nella memoria e nel mare.

In questa immensità, evocare nel profondo prima di comprendere, apre prospettive inattese su una natura emotiva e razionale, una natura sulla pelle, perché è come se l’artista, raccontando l’esistenza in ogni sua piega, se la sentisse vivere addosso. Un’emozione che si sviluppa in pittura, un’impressione convertita in un insieme di colori in materia e movimento.

Dissegna trasforma gli habitat interiori in trasfigurazioni del reale, in consistenza filtrata da una sensibilità librata tra l’incanto e il disincanto dell’esistere. Una situazione sganciata dal rapporto spazio – temporale e proiettata in un non- luogo celato nel mistero delle cose, una dimensione assorbita dallo sguardo della luna,  intrigante quanto soave. Sulla sua epidermide succosa e variegata l’attesa raccoglie il sentimento, sono sponde elette, eteree dove l’estatico emerge e inonda gli occhi della natura che offre i suoi rami, tenere membra su cui cullare la sensitività sognate, luce inafferrabile nella quale si specchia l’anima dell’uomo.
Le prospettive inattese di Martino Dissegna rivelano il suono dell’Arte nell’armonia della natura, un soffio d’infinito e la pittura entra in scena.

 

Curriculum

Martino Dissegna nasce a Bassano del Grappa nel 1974. Gli studi sono indirizzati alle arti nel loro complesso, fino al conseguimento del diploma di maturità d’arte applicata conseguito nel 1993 all’Istituto Statale d’Arte di Nove, dove si specializza come disegnatore di architettura e arredamento. Dal 1993 comincia la sua ricerca di un linguaggio pittorico. Preziosa quindi la sua collaborazione nel campo del restauro conservativo e pittorico a Bassano e a Roma dove affina le sue tecniche personali. Negli anni ‘90 partecipa a molte collettive nel Veneto fino ad esporre nel 2005 a Roma presso il “Gilda on the beach”.
L’anno 2000 gli apre le porte al mondo dello spettacolo e si dedica prima come assistente e poi come scenografo a rappresentazioni storico-teatrali nel bassanese sotto la guida di Lucio Umberto Parise, per poi nel 2002 collaborare come pittore di scena in due film per il cinema girati nel Veneto. Dal 2003 al 2005 trova impiego come scenografo nei villaggi turistici, conoscendo realtà come Messico, Egitto e Brasile. Qui crea molteplici scenografie che vanno dal semplice teatro di prosa al vero e proprio musical.
Dal Maggio 2005 prosegue il percorso artistico del teatro dal quale trae spunti utili per approfondire la sua pittura; lavora nuovamente a Roma come assistente scenografo del regista Enrico Maria Lamanna con il quale cura l’allestimento e la realizzazione di tre spettacoli teatrali: “Vita natural durante”,“Edwig”, “Le ultime ore di Henry Moss”.
Espone a Marostica, nell’aprile 2006, “Radici nel cielo”, e a settembre dello stesso anno, in concomitanza con la partita a  scacchi, “Scacco Matto”. Nel dicembre dello stesso anno esordisce come primo scenografo nell’opera teatrale “Più vera del vero” al teatro Manzoni di Roma.
Apre il 2007 con l’esposizione di “Senso” presso “Spazio Arte Pagina Piegata”, Bassano del Grappa. Seguono nel mese di Aprile “Graffiti Graffiati” e nel mese di Novembre “”Dissolvenza” presso “Caffè Nazionale”, Bassano del Grappa.
Nel dicembre 2008 espone alla collettiva “Mat Quartet” presso il Centro Artistico Culturale “Mat” di Solagna (VI), alla collettiva “Sguardi” presso il Centro Artistico Culturale “Porta Dieda” e alla collettiva pressola Galleriad’arte contemporanea “De Piccoli” a Bassano del Grappa. Dal 2008 il suo spazio espositivo “L’@telier” in Vicolo dei Zudei, 10 a Bassano del Grappa ospita in modo permanente le sue opere ed è a disposizione per mostre temporanee di altri giovani artisti esordienti.

di Antonella Iozzo © Produzione riservata     
             ( 4/11/2009)

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