Illusione Tiziano

Tiziano e la nascita del paesaggio moderno
Cinquanta tele provenienti da musei americani, europei ed italiani raccontano la sensibilità diffusa nel Cinquecento. 

Tiziano sacra conversazioneMilano – Palazzo Reale e la nascita dell’illusione moderna firmata, questa volta, Tiziano. Non è la prima volta infatti, che viene utilizzato per una mostra, con ingegnose macchinazioni comunicative, il nome di un grande maestro dell’Arte come richiamo che amplifichi gli ingressi dell’affare cultura. Epilogo dell’esposizione “Tiziano e la nascita del paesaggio moderno”. Il suo preludio nella conferenza stampa di presentazione tenutesi il 15 febbraio. Saluti e convenevoli di rito hanno tracciato linee classiche ad un paesaggio politicamente corretto che ben s’inserisce nelle vedute ristrette della stampa asservita.

Decisamente più moderna ed intraprendente l’allegoria sul paesaggio “GAmm Giunti” dipinta con toni marcati dal suo Amministratore delegato Filippo Zevi, editoria che fa storia, che promuove, che guarda al futuro, che gestisce mostre e bookshop museali, ma che poi sembra sfiorare il tracollo finanziario se deve distribuire, in modo equo, copia del catalogo alla stampa. Casa nata con fervore nel pieno delle battaglie risorgimentali, perde, senza saperlo, quella con la stampa contemporanea.
Empasse della comunicazione quando chi accoglie, accredita, intrattiene i rapporti più che “Pubbliche Relazioni” sembra attivare intrecci pubblici per relazioni private. Ecco allora che le signorine ufficio stampa sembrano essere agenti in gonnella la cui missione è custodire gelosamente i cataloghi da distribuire a chi ha stipulato un protocollo d’intensa che garantisca la fuoriuscita di notizie ottimizzate secondo la regola politica in vigore.

Peccato che espressioni facciali e poco sour fair mettono in evidenza, più che competenza e diplomazia, un ritratto fisiognomico di tracotante arroganza che marcando le linee guida del viso, esplode nel più ipocrita dei sorrisi quando una voce altrettanto falsa e di circostanza recita un “cara, come stai?”.
Allora tutto si ferma, viene chiesto un passo indietro alla plebe giornalistica e la silhouette della più efficiente comunicazione inizia ad orchestrare un paesaggio di sorrisi e dolci parole, quasi un’aria da intonare nell’anticamera del palazzo, del resto dobbiamo tutto al palazzo.
La nascita di una mostra, la decadenza delle pubbliche relazioni: rischio immagine di un grande evento che potrebbe contribuire ad edificare la già solida attività culturale della city. Una certezza che funge da stand by per la già ridotta mentalità produttiva – gestionale, nonché comunicativa di qualcuno.
Ma se il catalogo è “edizione limitata” per i giornalisti ci pensa il curatore della mostra Mario Lucco a tracciare per noi un quadro molto suggestivo sul paesaggio. Quello che vedremo in mostra, quello che evocherà nella nostra immaginazione la sua presentazione storica ma prolissa, quello visionario frutto di miti, simboli e storia, ed il paesaggio diviene protagonista.
Non più solo sfondo o fondale per donne succintamente vestite, ma soprattutto natura solitaria, natura annaffiata da effluvi mitologici, natura come ritratto botanico. Sostanza, arte e poesia in una fusione che alimenta il sogno e genera visioni fermati nel respiro del pennello.

Cinquanta tele provenienti da musei americani, europei ed italiani raccontano la sensibilità diffusa nel Cinquecento. Da Bellini al Tintoretto, il paesaggio cambia pelle e Tiziano, presente in mostra con soli 4 capolavori, ne inscena la più clamorosa rivoluzione.
All’Arcadia che recitava più che altro il sentimento della natura si affiancano le influenze artistiche del Nord Europa, un nome su tutti: Brueghel, che arriva a Venezia nei primi anni del Cinquecento. Poi pathos emozionale capace di sciogliersi in colore per effetti luministici che si accordano con la selvatichezza della natura.
Dipinti come stenografici racconti sulla natura, da leggere con il cuore e con la mente come il “Crocifisso con cimitero ebraico” di Bellini, nel quale si riscontrano una trentina di specie vegetali diverse, da esse percepiamo che ci troviamo in primavera nell’Italia del Nord, tra Lombardia, Veneto ed Emilia.

Il paesaggio e le sue declinazioni, ambiente, luogo, stato d’animo. Cambio di prospettive, bagliori soffusi, intensi e frementi spazi che dilagano oltre la tela. Un’apoteosi di natura e paesaggio che ruota intorno a Tiziano presente con “Tobiolo e l’angelo”, “L’adorazione dei pastori”, “La Nascita di Adone “ e “L’Orfeo e Euridice” attribuito a Tiziano. Capolavori unici incorniciati da artisti come Palma il Vecchio, Cima da Conegliano, Veronese, Bassano, Lotto, Andrea Previtali, ma pensando al titolo, forse, dovrebbe essere il contrario!

Tiziano ferma il respiro, affascina, ridisegna lo stupore, ma in questa mostra sembra che siano stati gli addetti a i lavori a ridisegnare un’altro scenario: la natura reale dell’uomo nel “Real Palazzo del potere”.

di Antonella Iozzo
© Produzione riservata
     (15.02.2012)

 
Mostra: “Tiziano e la nascita del Paesaggio Moderno”
Dal 16 febbraio al 20 maggio 2012
Milano – Palazzo Reale, piazza Duomo
Orari:
Lunedì 14.30  –  19.30;
Martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30  –  19.30
Giovedì e sabato 9.30  –  22.30.
Ingresso: intero € 9, ridotto € 7,50
Informazioni: tel. 199 757 516
Catalogo: GAmm Giunti

Immagine: Tiziano Vecellio, Madonna col Bambino tra i santi Caterina e Domenico, e il donatore (Sacra Concersazione), olio su tela, 1513 ca, Mamiano di Traversetolo (Parma), Fondazione Magnani Rocca

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