Manuela Kerer

Manuela Kerer La musica non va mai in crisi. Un grafico in crescendo.

Manuela KererTrento – Manuela Kerer compositore, l’attitudine del reale è la chiave di volta della sua musica. Giovane, dinamica, fortemente comunicativa coniuga pensieri in musica in partiture che coinvolgono l’altro suono, quello sperimentale. “Kyklos tis Krisis” è il suo ultimo lavoro commissionato dall’Orchestra Haydn …
Manuela Kerer “ Kyklos tis Krisis” , prima esecuzione assoluta ieri sera a Bolzano e questa sera a Trento. E’ soddisfatta dell’esecuzione orchestrale e dalla risposta del pubblico?
Si, molto. Per un musicista l’approccio con una partitura contemporanea rappresenta un po’ una sfida perché ci sono molte tecniche nuove, molti suoni nuovi e devo dire che già dalle prove l’Orchestra Haydn, che suona spesso musica contemporanea, ha saputo accostarsi allo spartito con molta padronanza, concentrazione e professionalità. Sono soddisfatta anche della reazione del pubblico poco abituato a questo genere . E’ un’esperienza molto importante per me.

Una composizione ispirata dalla crisi che stiamo attraversando, come nasce l’idea?

Normalmente quando mi occupo di qualcosa o leggo dei libri mi balena subito in mente un’idea musicale. Dal 2008 il termine “crisi” è sulla bocca di tutti. Crisi monetaria, economica, costante della società fin dai tempi più antichi, ma anche crisi personale, emozionale. Una realtà alla quale non potevo rimanere indifferente ed ho cominciato a lavorarci sopra, musicalmente parlando. La commissione dell’Haydn è arrivata al momento giusto.

Finanza e musica. Matematica come comune denominatore?
Si, anche perché tra matematica e musica vi sono delle forti connessioni. In questo lavoro di 118 battute, per esempio, ho inserito nella battuta 88 un grafico sulle quotazioni di borsa. Gioco di numeri nella scrittura compositiva.

Trasportando gli indici finanziari nella composizione è la finanza a divenire virtualmente astratta o la musica a diventare concreta, tangibile?

Un po’ tutte e due. Ovviamente io do più importanza alla musica, la crisi è l’idea che ci sta dietro, il pretesto per creare determinati suoni.

La musica non va mai in crisi?

Direi proprio di no, segue un grafico in crescendo al contrario della curva depressiva della crisi.

È stata allieva di Solbiati, cosa si porta dentro del maestro?
La prima cosa è l’entusiasmo. Non conosco quasi nessun compositore che sia così soddisfatto della musica nuova, di quello che compone. E’ un bravissimo “artigiano” nel senso che crea lavori nei quali traspare la consapevolezza della forma, la riconosce e ne trasmette il peso, la forza. Io lavoro molto con i suoni sperimentali e lui ha sempre cercato di ricondurmi sull’importanza della forma.

Sta componendo altro?
Sto scrivendo un quartetto d’archi per l’ “Hugo Wolf Quartett” di Vienna che sarà eseguito a New York il prossimo ottobre. 

Come definisce le sue composizioni in tre aggettivi
Sperimentali, con umore e megalomani

 
di Antonella Iozzo
© Produzione riservata
  (03.02.2012)

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