Gilberto Carpo.Tema della pittura

 Gilberto Carpo.La mia esperienza lavorativa divenne il tema delle mia pittura.
Negli anni ottanta ammainai la bandiera rossa, dopo averla innalzata idealmente anticipando una fine di un epoca.

di Antonella Iozzo   

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Gilberto Carpo vive l’Arte sulla pelle, ne avverte ogni sfumatura e la trasmette con forza, passione e sentimento, consegnandoci la bellezza su tela. Espressioni che parlano di noi, dei nostri pensieri, del nostro vissuto. Nelle sue parole visioni di autenticità che lasciano il segno e ci trasportano nelle diverse declinazioni che l’Arte può assumere.
Cosa intende esprimere con la sua Arte?
Ciò che ho espresso  è il risultato della mia esistenza, attraverso la quale ho maturato convinzioni  che sono divenute le mie scelte.

Carpo e Renato Guttuso, come nasce questo legame?
Il periodo dalla mia formazione, i miei primi studi, le mie prime opere, la modesta padronanza del mezzo espressivo, mi hanno spinto ad esplorare le diverse  direzioni del linguaggio artistico. Passaggio che mi avvicinò  a Guttuso, sentito dentro l’ intimo affine alla mia sensibilità.

Nelle opere di Guttuso molti risvolti sociali, nella sua Arte il vissuto quanto e come ha influito?
Dopo aver acquisito sicurezza e consolidata la tecnica ho sviluppato tematiche che esprimeva una parte del mio vissuto. La mia esperienza lavorativa divenne il tema delle mia pittura, la mia denuncia. Sono stato operaio in una ferriera ed ho visto morire i mie compagni schiacciati da quelle macchine infernali. Iniziai  a dipingerle dipanando poco alla volta la forma, il colore, la stesura della composizione e la costruzione linguistica per renderle più espressive possibili: simbolo di violenza e di sopraffazione. Per quasi tutti gli anni  settanta dipinsi questa realtà, senza mai rivolgere lo sguardo altrove.

Cosa la condotta verso nuovi soggetti?
Abbandonai questo tema quando sentii che mi ripetevo e che veniva meno quell’impulso, quella rabbia iniziale e iniziarono a comparire altri soggetti, come le trappole agli animali e nuove denuncie l’antropocentrismo  dell’uomo.

Poi il cambiamento, l’ispirazione guardava oltre?
Negli anni ottanta ammainai la bandiera rossa, dopo averla innalzata idealmente anticipando una fine di un epoca. Seguii un periodo surreale o qual si voglia, poi nella natura un nuovo motivo di espressione: il paesaggio.

Il richiamo della natura, la quiete lirica, il sublime. Si potrebbe dire un momento riflessivo per incontrare se stesso?
Ero alla ricerca  di un espressione che non si confondesse con il  passato. Fu un figurativo relativo, qualche lampo verso l’astratto, l’informale  ma tutto suggerito dalla natura stessa  in una trasposizione ideale. Lasciai il paesaggio quando esso mi abbandonò, avevo finito di sentirlo.

Un percorso artistico che ha tutti i tempi una sinfonia e come una sinfonia riprende l’ouverture iniziale..
Si, a questo punto un ritorno di fiamma, alle origini. Una rivisitazione del mio passato, uno sguardo al mio primo Maestro. Non più per imparare ma per confrontarmi dialogando da pittore  a pittore. Un  prendere dalle sue strazianti espressioni di colori e un dare con le mie consistenze plastiche e compositive;  esse si compendiano e si uniscono come un grammofono che suona due sensibilità. E’ stata una parentesi  interessante e sono lieto di averla attraversata. Parlo al  passato perché  nelle mie opere più recenti, si intravede  un nuovo cambiamento.

Una pittura, la sua ,  che abbraccia diverse correnti?
Si, ovviamente il surrealismo, l’astratto, l’informale ed altro non sono aspetti di mia personale invenzione,  ma è certo che li ho attraversati e vissuti a modo mio con peculiare sincerità.

Non dimentichiamoci, però dei suoi dei  interventi artistici negli spazi pubblici ….
L’arte in uno spazio pubblico diventa negli anni 70 – 80 una mia scelta, una mia ragione, nonostante Amministrazioni pubbliche ed enti locali assenti o poco sensibili, nonostante l’obbligo  legislativo di  inserire opere artistiche nelle  costruzioni di nuove strutture  pubbliche.

Cosa vuol dire per lei  vivere l’Arte in maniera totale?
Saper dare una svolta diversa alla propria pittura. Uscire dallo studio, mescolarsi fra la gente, discutere con loro, per la sola ragione che l’arte non può e non deve essere solo per pochi

 

di Antonella Iozzo © Produzione riservata
           ( 21/11/2010 )

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