I falsari di Guardi


La malafede dei falsificatori si traduce spesso nella perfetta buonafede dei proprietari ( privati o musei) che difficilmente sono disposti ad ammettere di avere acquistato delle patacche.

guardi francesco venezia“Un artista molto amato dai falsari” – L’apprezzamento postumo di Francesco Guardi lo si può constatare anche in un ambito singolare e imbarazzante: quello del proliferare dei falsi. Quando Guardi morì lascio dietro di sé un numero esiguo di imitatori. Nella prima metà dell’Ottocento, però, numerosi artisti iniziarono ad accorgersi di lui e a ispirarsi alle sue “romantiche” vedute, per cui oggi disponiamo di quadri di vedutisti italiani del XIX secolo ( Migliara,Bison, Caffi) che sono evidente dipinti sotto l’influsso di Francesco Guardi.

I guai iniziarono nella seconda metà dell’Ottocento, quando sull’onda della crescente fortuna critica e commerciale del pittore, oltre agli imitatori iniziarono ad attivarsi anche i falsari, ovvero gli imitatori in malafede. Snidare questi insidiosi falsari non è stato facile. Da un lato perché le loro imprese sono spesso realizzate con perniciosa abilità, dall’altro perché la malafede dei falsificatori si traduce spesso nella perfetta buonafede dei proprietari ( privati o musei) che difficilmente sono disposti ad ammettere di avere acquistato sonore “patacche”.

Va da sé che l’antipatica ( ma salutare) operazione di riconoscimento dei falsari di Guardi sia stata lenta e difficile. Si cimentarono in particolare studiosi come Fiocco (1923), Goering ( 1944) e Byam-Shaw ( 1951), i quali- a furia di indagini e confronti – riuscirono a tracciare i contorni di alcuni di questi imitatori truffaldini. Vennero, ad esempio, identificati tre “imitatori” inglesi, M.Igram, S.Prout e W.H. Hunt, che realizzarono copi così “fedeli” allo stile del maestro da venir prese per originali.

Cavalcando la nuova moda per lo stile rococò, esplosa tra fine Ottocento e primi Novecento, a Venezia operò indisturbato un altro pericoloso 2imitatore”, il pittore Giuseppe Ponga ( 1856-1925). Dotato di sicura maestrìa nel riprodurre lo stile del Guardi ( ma anche Tiepolo e di Pietro Longhi), Giuseppe Ponga realizzò scene carnevalesche finite direttamente nel catalogo di Guardi e molti disegni che visti oggi – con il senno di poi – ci appaiano troppo “tremolanti” rispetto alla mano più ferma sicura di Guardi. A ogni buon conto, la produzione di disegni <<alla Guardi>> di Ponga fu cosi preponderante da rendere questo settore ancor’oggi un autentico campo minato, da affrontare con estrema circospezione: basti dire che la fabbricazione dei falsi disegni fu così ingente che Ponga dovette essere aiutato da <<una parente stretta>>. Altro “imitatore” identificato fu il pittore veneziano Sebastiano Corà ( 1857-1930). Riparato in Liguria durante la guerra del 1915-1918, per sbarcare il lunario Corà si mise a dipingere quadretti << in stile Guardi>> presi per buoni. Singolare è poi la vicenda dell’imitatore veneziano Zatterin che aveva onestamente firmato con il suo nome un “ Grande capriccio” conservato come opera originale di Francesco Guardi nel Museo di Praga. La trappola scattò perché qualche furfante pensò bene di nascondere quel nome sconosciuto sotto due colpi di pennello e di far passare il quadro per un Guardi autentico. Un altro falsificatore terribilmente abile si chiamava Angelo Visoni e fu attivo tra il 1920 e il 1950. Formatosi presso la bottega di un restauratore bergamasco, il Visoni si specializzò in un primo tempo in opere << nello stile di Alessandro Magnasco>> che ebbe l’accortezza di piazzare- grazie all’opera di intermediari – fuori dall’Italia, in Germania e in Spagna, dove queste tele vennero tranquillamente prese per originali, finirono in grandi gallerie e furono riprodotte in cataloghi e manuali di storia dell’arte. Non contento, il Visoni si mise a produrre << copie di Magnasco eseguite da Francesco Guardi>> che approdarono negli anni Cinquanta sempre in collezioni di Madrid e Barcellona. Manca a dirlo, i cartellini sottostanti li indicavano quali originali di Francesco Guardi.

Il fenomeno si è esaurito? Affrontando lo sgradevole argomento, lo storico Antonio Morassi ( autore di una grande monografia guardesca uscita nel 1973) cpsì concludeva la vicenda dei Guardi falsi: << Ritengo che convenga chiudere questo capitolo, in verità non molto edificante, lasciando nell’ombra l’attività dei pittori- restauratori tuttora viventi e gaiamente “attivi”>>. Parole preoccupanti. Però ci consola il fatto che i falsari << viventi e gaiamente attivi>> al principio degli anni Settanta sono oggi, con ogni probabilità, o troppo anziani per colpire ancora o sono passati a miglior vita. Nella speranza, ovviamente, che non abbiano lasciato in giro degli allievi.

di Marco Carminati
(24.09.2012)
 Dal -Il sole 24 Ore del23.09.2012

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