Justin Peyser. L’anima scultorea

Justin Peyser. L’anima scultorea del presente anterioreLo spazio, improvvisamente, si flette, si estende, risucchia l’anima e ridisegna confini e percorsi di senso, mentre la scultura diviene a tutti gli effetti parte del luogo in cui si trova. In questo suo risiedere, permanente o temporaneo, si sprigiona il fascino, la sublime bellezza
 

a cura di Antonella Iozzo

PeyserNel movimento oscillante del tempo il primordiale ritorna stagliandosi sulla poesia scultorea di Justin Peyser, impatto creativo con le rocce dell’esistenziale.
Materia compressa ripartita in campiture quasi geometriche segna percorsi inaspettati tra le vie del pensiero, travolgente empasse di forza celebrale, d’impulso originario, d’intensità emotiva che ci conduce tra l’incandescente  ispirazione di Peyser.
Un magnetismo gravido di tensione umana scorre nelle venature dell’acciaio come traccia sensibile ed indelebile del visibile. Sono pagine metalliche deformate, plasmate, forgiate dall’artista in brandelli di fervida storia, quella non scritta, quella sfuggente al reale, quella interiorizzata e sollevata in ardente verità da una dirompente fucina creativa. Peyser sembra trasformare lo stato primordiale, il ritorno all’arcaico, in leggerezza espressiva arroventata nell’ascesa simbolica dell’esistenza.

Una tensione verso l’infinito che si rivela umana, quasi troppo umana, si piega e si trasforma in reminiscenza della realtà. Una consapevolezza capace di percepire lo spirituale e tenderlo in presenze formanti la massa corporea dell’entità individuale, sono complesse articolazioni, assemblaggi, scatole dentro le quali dimora l’evocazione della  memoria. All’apparente scelta causale delle forme che le costituiscono, fa da controcanto la loro disposizione in incastri dall’elaborato equilibrio geometrico e dal ritmo compositivo serrato.
Lo spazio, improvvisamente, si flette, si estende, risucchia l’anima e ridisegna confini e percorsi di senso, mentre la scultura diviene a tutti gli effetti parte del luogo in cui si trova. In questo suo risiedere, permanente o temporaneo, si sprigiona il fascino, la sublime bellezza di una solidità trasparente e l’intransigenza, solo apparente, della materia. Un mondo sulle fibre dell’estro di Peyer in grado di abbracciare l’universo, liquido come l’oceano, libero come la natura, imponente come la pienezza di un vuoto disarmante. 

Sono opere capaci di abitare la modulazione armonica di una variante prospettica che obbedendo alla loro tangibilità, viaggia all’unisono con la massa sonora espansa nel respiro del tempo.
Ordine spaziale e  ordine temporale sezionano la verticalità, prolungano l’orizzontalità, rilasciano la profondità, tutto in perfetta consonanza con la voce solista della scultura  di Peyer. Sono relazioni ed estensioni di una memoria lontana, inconscia, quasi sfondo o quasi sogno incorporato sulla sua stessa  figura, divenuta centro nevralgico delle sensibilità intuitive, permettendo, così all’artista di ascoltare il silenzio del mondo e all’osservatore di ritrovare la propria solitudine.

Il vissuto e il passato, di conseguenza, si rivelano al presente su una linea tesa tra il fuoco e la ragione, tra fiamme e rigore, implosione deformante  il mondo in uno spazio scolpito.

Peyer, scultore di magma leggermente velato di malinconia e contemporaneamente complesso, veicola l’individuale e l’universale, il simbolico e il simbolo, la riflessione e la tensione spirituale, in ricostruzioni impregnate di origine e memoria.

Nella forza palpabile della materia risvegli tellurici e sussulti di forma  indagano le vibrazioni scultoree dell’artista elaborando il sentimento del tempo. Il suo è un luogo intimo e interiore, è un microcosmo che traghetta un lontano anteriore verso le curve del futuro ripiegato in momenti di alchimia tecnica – interpretativa e scomposizione geometrica, solido connubio in una sintesi di creatività intellettuale.

Quelle di Peyer sono opere di notevoli dimensioni partorite da forme semplici che racchiudono in sé l’intera evoluzione futura, da esse affiora una tensione e un ribollire di forze primigenie, quasi come se volessero infrangere l’equilibrio e la stabilità conquistata.

Fortemente fisico e sostanziale, l’artista contorce le potenzialità estetiche dell’acciaio e crea situazioni percettive danzanti le dinamiche di una sequenza musicale librata attraverso la luce e lo spazio.

Superfici arrotondate, “cucite” fra di loro tessono una trama di messaggi da criptare, una lunga serie di tracce che raccontano il silenzio in frammento, pausa fra due accordi: l’ideale e il reale. Opere capaci di esaltare la fisicità, la pesantezza dei materiali e la leggerezza dell’idea. Una rara combinazione d’innovazione che avvolge la “pelle” morbida del metallo e la fluidità di curve che si elevano come creature ibride appartenenti alla fantasia vissuta.

Mondi scultorei tra i mondi urbani e organici vissuti quotidianamente da ciascuno di noi ed ora artisticamente elaborati in passeggiate tra la geologia di un terreno lastricato di storia.

Ogni pagina rivela solidificazioni di materia e corrosione di sentimenti, forze opposte e contrarie, al centro l’esistenza vibrante sull’acciaio. Tutto in una consunzione di estro ed elementi naturali. Scie di un movimento denso e complesso di uno scenografico linguaggio tra le piegature del metallo. La poetica dell’artista sembra, allora, scorrere nelle sculture e dentro le molecole della materia che contorcendosi  sprigionano l’audacia dell’armonia.
Dentro le memorie future il pathos retrospettivo dell’esistenziale: profondità che sollevano le onde dell’arcaico, che trattengono la forza dell’assoluto, che bagnano l’iride di tempestose lacrime, mare che avanza portando con sé creature assopite nella notte dell’eterno. Sulla spiaggia, umida d’ispirazione, il loro risveglio incontra l’estremità del presente, il destino interiore dell’altrove e il fermento creativo di Peyser.
Sensibilità palpitante capace di disegnare, plasmare volumi che catturano la luce e creano sequenze plastiche nel riflesso specchiate della loro superficie corporea. Un abbraccio di percezioni in relazione con il mondo esterno, con l’ “Io” custodito nel limbo della fragilità, con l’immenso dentro una fusione di metalli. Magma incandescente, libero,  fluttuante e danzante nel mondo dell’altro.

Un’Arte che ingloba elementi culturali e stilistici in modo straordinariamente essenziale, un dialogo tra verità arcaiche e realtà simboliche teso nella dimensione scultorea di Justin Peyser.

 di Antonella Iozzo © Produzione riservata
           (28/06/2010)

Articolo correlato:  Intervista a Justin Peuser

1_IMG_3693

2_channel_particolareIMG_3715

3_buoy_nella_sala_specchi_P1130937

4_arm_P1130910

5_quiltedlandscapea

6_5memkin1

7_mashribaya1

8_maskscape1

9__jastin_5

10__jastin

11__jastin_4

12__jastin3

Bluarte è su https://www.facebook.com/bluarte.rivista e su Twitter: @Bluarte1