Le Forme del Tempo

Mostra Collettiva Internazionale ” Le Forme del Tempo”
Con gli Artisti: Amaranto (Antonella Marchesoni), Gilberto Carpo, Andrea Erdas, Giovanni Greco,
Franco Meloni, Ann Nyberg, Ricardo Passos, Enrico Pinto, Rini Widmer

a cura di Antonella Iozzo

Nella geometria dello spazio il tempo è una lirica architettura: oblii struggenti, prospettive occultate, intimità raffreddate, desideri dispersi, ombre della memoria,  un’astrazione piena di passioni che attende di ritrovare la sua forma, nella mostra “Le forme del tempo” in corso su Bluarte Virtual. Un’esposizione dentro la quale la  percezione della nostra esistenza é un lento oscillare nel momento che fugge.

Sfiorando l’astrazione si apre il dialogo con Widmer, quasi una linea continua sulla quale il mistero del tempo abita il sogno: una dimensione altra dove i fantasmi del passato si mescolano alle delusioni del presente, uno spazio assoluto dentro lo spazio dell’anima.
Con un movimento leggero l’intimo dolore entra in scena, si deposita tra i diversi piani prospettici e cancella, in parte, la figura, mentre la sostanza pittorica subisce l’erosione del tempo. Sono attimi intrappolati per sempre in eterni frammenti, schegge che come proiettili impazziti, ci perforano, mentre l’inviolabile precipita in brandelli di diafona poesia maciullata dall’impatto fatale con il muro del tempo, quel che resta è la nostra sensibilità prigioniera nella sua forma.

Enigmatico, impossibile, mortale, è il presente nello specchio del tempo, è il futuro dentro la scena dell’arte di Amaranto, un delirio febbrile d’informe espressioni, una parabola ascensionale di armoniche sensazioni che danzano nell’atemporalità di un caos calcolato.

E’ un vivere tra il conturbante e l’impossibile, una zona pericolosa, un confine tra lo stato delle cose e il mistero della loro natura. Con un grande senso di equilibrio, con una pennellata pulitissima, e con un’impostazione originale rilegge la contemporaneità che, immobile, seziona l’universo tracciando invisibili perimetri, un movimento casuale generato dallo spostamento degli oggetti, simboli di un contrappunto armonico mancato.
Nelle sue opere la memoria è una azione ragionata sull’imminente, un’umana alienazione alla vita, uno sbaglio tra il tempo e lo spazio che trafigge la sensibilità, ormai siderale presenza in occhi che mai avrebbero voluto essere il tramite tra la vita a la sua perdita.

Sotto il segno del tempo la speranza e la malinconia sono luce e ombra nella scenografica ripartizione spaziale di Carpo, atmosfere modulate, con un certo rigore volumetrico, indagano l’assenza, interrogano il presente.
Uno sguardo fuori dall’anima ci conduce verso una tela bianca sulla quale le forme e i volumi di oggetti /soggetti danzano rinvigoriti da un disegno essenziale, quasi una pittura fatta di movimento nella solida staticità architettonica, qui il rapporto fra i colori, i contorni e le superfici è una naturale sintesi artistica imbevuta di luce. In queste opere il tempo è una finestra chiusa sul passaggio con la storia anteriore raccontata da riviste e da lenzuola sgualciti, la sua forma è un corpo che seduce con una carnalità fortemente espressiva e con una  fascinazione ambigua, atmosfere create  dai chiaroscuri e da un tratto deciso quanto intrigante e veritiero, ciò che rimane è un’insolita alterazione del ricordo in sintonia con il vissuto.

Decifrare il tempo attraverso il soffio dell’ispirazione artistica di Erdas alza il sipario sull’operetta, sentimenti, sensazioni, illusioni, evasioni, volteggiano sottobraccio all’immaginazione, un sorprendente gioco cromatico, forme fluidamente libere e segni geometrici si sintetizzano in una costruzione ludica dove la fantasia prende in mano il pennello e dirigere una comunicazione segnica in cui il colore veicola, l’artista coglie la dimensione surreale e lo spettatore intravede o meglio vede improvvisazioni favolistiche ridisegnare le forme del tempo nei toni dell’allegria, un movimento di petali che compone il valzer dei fiori.

L’eterno mistero della vita e dell’arte abita il tempo, una metafisica realtà dentro la quale l’esistenza si fonde e si confonde con la ricerca del senso. Oltre lo stato delle cose, l’occhio della mente è rapito da una strana, morbida sensibilità pronta ad alimentare il pensiero di Greco. Nelle sue opere i luoghi aprono scenari simbolici ed evocativi che racchiudono la chiave di un enigma.
La costruzione prospettica dello spazio rivela una solitudine spaesante, ma anche le luci e i colori imprimono all’opera un’irreale sensazione di sospensione, un’inquietudine dormiente nel blu dello sfondo, elegia notturna nell’infinito invisibile. Linee rette, pochi colori, ombre scure, ogni cosa ci parla d’immobilità, di stasi, dell’inganno del tempo.

Scandagliare il volto dell’anima fino ad avvertirne sulla pelle lo sguardo è un percorso a ritroso sul sentiero dell’inconscio. La sua eterea, fluida eppur materica sostanza è depositaria di mille storie, di un passato filamentoso che precipita nelle dinamiche oggettuali di Pinto. Le sue opere sono poesie visive, ogni verso è modulato con un gioco di luci e ombre, un’esplorazione umana ricostruita sull’onda anomala della riflessione, il tempo lascia il suo segno, la fotografia ne ricostruisce le fibre intensificandone il valore sfilacciatosi nella dilatazione del momento.

Nella fascinazione cromatica di Nyberg, una trepida danza gestuale ci riconsegna la forma del tempo. L’astratto e il figurativo fissano il ricordo nell’avvenire mentre forze inconsce e passionali inscenano una battaglia emotiva di intima bellezza estetica, una carica d’energia che governa la condizione psichica restituendoci la lancinante immediatezza della forza vitale.

Nella forma del tempo l’emozione corre, l’immaginazione sale le vertigini della creazione e la materia interpreta la sensibilità onirica di Meloni, Personaggi di un mondo fantasioso, inafferrabile e nascosto rivivono nel realismo magico di quest’artista, un realismo preso a prestito dalla pittura e interpretato in chiave scultorea con un linguaggio che ne distorce l’aspetto fisico rimandandoci a scenari fantastici, fuori dal tempo. Sono opere che permettono di entrarci dentro e di accedere ad un universo fluido, sospeso nell’immaginario, è l’incanto fiabesco della realtà.

Dialoghi con il passato, conversazioni con i ricordi, sotto la pelle della memoria il ritratto del tempo di Passos. Perpetua essenza, ordinaria esistenza, nessun enigma, solo emozioni, pensieri, vissuto, un’impietosa riflessione sull’oblio e sulla giovinezza ormai perduta, ed i segreti dell’anima si raccontano nella complessa semplicità di un volto.

La minuzia del segno ed il tratto di Passos, con una sensibilità umana toccante, sottolineano i lineamenti e accrescono, ruga dopo ruga, l’intensità dell’espressione. Sono donne lontane dal presente, protagoniste di un romanzo dimenticato nella nostalgia, ombre come icone illuminate dalla bellezza sopita del tempo.

“Le forme del tempo” vivono in noi dilatandosi e contraendosi nelle vibrazioni dell’anima che riconosce il suono incrinato del presente, la tensione del futuro, il silenzio del passato, mentre il mare si solleva in una goccia e dipinge la pelle nuda dell’universo.

 

  

di Antonella Iozzo © Produzione riservata
              (15/12/2008)

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