Longoni per due collezioni

 

Galleria d’Arte Moderna di Milano
ospita la mostra
“Emilio Longoni due collezioni”

 

longoni_gamberiMilano – Emilio Longoni, la sensibilità del pennello, la grazia del segno. Dal 21 ottobre 2009 al 31 gennaio 2010, in occasione dei 150 anni della sua nascitala Galleria d’Arte Moderna di Milano, ospita la mostra “Emilio Longoni 2 collezioni”, catalogo Skira. La mostra, infatti, si compone di due collezioni, quella della stessa Gam , formata da otto opere e quella appartenente alla Banca di Credito Cooperativo di Barlassina, cittadina natale dell’artista, costituita da quindici lavori. 

La mostra promossa dalla Banca di Credito Cooperativo di Barlassina, dal Comune di Milano, Assessorato alla Cultura e dalla Galleria d’Arte Moderna, si è avvalsa della collaborazione dell’Università degli Studi di Bergamo. Una preziosa collaborazione che ha permesso indagini scientifiche multispettrali e spettroscopiche su tutti i lavori di Longoni, consentendoci una lettura da dietro le quinte. E come se fossimo entrati sotto la pelle della pittura, tra le micro – particelle della materia e del colore e saggiato le infinite sfumature e sfaccettature, lo studio scientifico ha anche permesso di rilevare i materiali e tecniche usate dal maestro. In mostra l’ampia documentazione esposta offre al visitatore una visione, il più possibile completa e omogenea, dell’emisfero artistico di Longoni, pittore divisionista che si pone accanto a Giovanni Segantini, Vittore Grubicy De Dragon, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giovanni Sottocornola, Giuseppe Mentessi, Angelo Morbelli e Gaetano Previati. La sua capacità di andare sempre al di là delle contingenze lo spinse ad attraversare i risvolti divisionisti, ad elaborarne personali soluzioni stilistiche e giungere indenne alle altimetrie sensitive del 1914 -16.  

L’essenziale della forma, la presenza della vita dominata dal silenzio e sulla tela appare, con discrezione materica, la natura morta, che ci accoglie all’inizio del percorso espositivo. Meraviglie imbevute di luce propria e tornite nei volumi da giochi chiaroscurali che sottolineano la rarefazione melodica, si passa da “Selvaggina”, realizzato per l’Esposizione a Brera del 1883, a “Cocomeri e poponi” e “Gamberi e fiaschi,” eseguiti tra il 1886 e il 1887, un’epoca capace di fuoriuscire dal dipinto per rientrarvi filtrata dal tempo.

Notevoli i ritratti, melanconici, solitari, romantici. Un figurativo che incidendo lo spazio ne ricama la poesia e ne equilibra le proporzioni esprimendo la personalità intima del soggetto che Longoni sapeva leggere e trasportare nelle opere.  

Dal paesaggio interiore a quello della natura, il maestro compone e scompone sensazioni di silenzi, ansie d’infinito, profondissima quiete. Sono tele nelle quali l’atmosfera assume la trasparenza del cristallo e l’iridescenza materica della tavolozza, l’illuminazione risulta velata e vibrante da passaggi infiniti, da stesure in grado di compenetrarsi sussurrando i riflessi dell’acqua, l’incanto di un lago, di una montagna morbidamente innevata e avvolta da tutte le tonalità del bianco. La pittura avanza, le cromie svettano verso l’alto e il tratto si modifica fino quasi a cedere all’astrazione del pensiero, remore però della tensione impietosa che agita “L’oratore dello sciopero” del 1890-91, dipinto per la prima Triennale del 1891;  contenuto sociale e politico più che evidente, quasi un urlo dal silenzio della composizione capace a fare scalpore. L’irruenza del soggetto con i pugni chiusi scuote ancora oggi lo sguardo e prende il sopravvento sulla materia per una libertà espressiva che è forma e contenuto.   

L’allestimento di Fabio Fornasari “una stanza di cristallo” di suggestivo ha solo il nome, di esaustivo solo l’idea di “un sentiero dentro la pittura”, perché in realtà soffoca le opere esposte sulle pareti esterne della struttura quasi sferica, collocandole troppo vicino l’una dall’altra, la distanza poi tra l’opera e il muro della sala è minima e il visitatore si trova praticamente schiacciato all’opera sulla quale cade il riflesso dell’illuminazione. Ruotandoci intorno arriviamo al suo interno, qui lo spazio aperto e il bianco consentono ampio respiro ai lavori e ne sottolineano la bellezza. Se la struttura fosse stata posizionata in un salone anziché in una sala l’effetto sarebbe stato decisamente accattivante.

Emilio Longoni due collezioni per una mostra da non perdere che suggella nel gesto la parola della pittura.

 

di Antonella Iozzo © Produzione riservata
  (28/10/2009)

Immagine:
Emlio Longoni “ Gamberi e fiaschi”, 1886-
olio su tela, GAM Galleria d’Arte Moderna di Milano

 

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