Materia e Velature


Materia e Velature. L’estatica bellezza della materia può far rivivere ogni opera in un bagliore che giunge dritto al cuore dell’osservatore nel mirabile contatto con l’occhio  poi, tutto è melodia che avanza .

ARTISTI : Nicola Andreace, Claudia Bertera, Maria Cecilia Bossi, Maria Cardelli, Francesco Cento, Vito Giarrizzo, Nives Guazzarini, Pantaleo Musarò, Antonella Perroni, Letizia Strigelli, Giovanni Tarlao, Paolo Tomio, Fausto Tronci.  
a cura di Antonella Iozzo

 ANDREACE
Andreace_1_Massafra_

Andreace_2_Massafra_Paradigmatiche_ambiguit

BERTERA
Bertera_1_Fantasia_Assimetrica_acrilico_e_tecnica_mista_su_tela_

Bertera_2_Granito_acrilico_su_tela_

BOSSI
Bossi_1_spazi_e_azioni

Bossi_2_vado_alla_spiaggia_in_bicicletta

CARDELLI
Cardelli_1_above_and_below

cardelli_2

CENTO
Cento_1_Sonno_di_Parisina

Cento_2_Amore_e_psiche

GIARRIZZO
Giarrizzo_1_Aspettando_Il_Futuro

Giarrizzo_2_Identit

GUAZZARINI
Guazzarini_1_Appeso_con_cravatta_rossa 

L’origine del desiderio è una combustione primordiale che si apre all’emozione dei sensi e ricade nel gesto di tredici artisti in mostra su Bluarte con “Materia e Velature” corpo e anima, nell’abisso trasparente del cosmo.

Tra fiume e roccia l’isola espressiva di Bossi: nudo inconscio sospeso tra il limbo della ragione ed il vortice della passione. Caos notturno nel quale divampa l’impulso di tensione creativa che  imprigiona il tempo e lusinga la struggente bellezza della materica essenza interiore. Ferite, su una pelle già lacerata, movimentano la superficie, la strutturano dal punto di vista spaziale e ne determinano l’intensa drammaticità. In una tessitura dalla viva e fervida potenza emotiva, costellazioni di ricordi passati assimilano energie sconosciute e si mutano intense velature capaci di illuminare le forze telluriche vibranti nel ventre  della materia mentre divengono essi stessi immagine, dipinto, opera.

Dentro la materia il caos preme ed implode, tensione continua che si anima nell’impulso creativo di Cardelli. Il suo è un linguaggio vibrante ed intenso, quasi phatos magnetico che rievoca le movenze originarie della vita nel suo schiudersi. L’artista con sofisticata ed abile manualità proietta sul supporto una fitta successione di dinamiche sensoriali ed è come se impercettibili scariche d’energia precipitassero, secondo un preciso ritmo, in una straordinaria espressività irrorata di velature luministiche. Lirica tempesta che squarcia il cielo e disegna il profilo indelebile della natura in un istante –luce, fremito che innerva la sensibilità e la conduce nella linfatica essenza delle resine o degli acrilici, tra micro-particelle cromatiche dense e calde, crateri di passione, cellule sonore, magma vitale.

Armonia, materia e la poesia di Bertera  per un’astrazione in grado di esplorare infiniti regni interiori e di dispiegarne le dissonanze intrinseche. Quasi un movimento musicale strutturato dal geometrico intreccio di flussi accordali, ritmici ed emozionali  che nasce da un’accurata riflessione sullo spazio e sulla superficie pittorica.

Una rapsodia raffinata tesa sulle corde della sensibilità capace di portare alla luce venature tonali e intime, perfettamente fuse con l’intera costruzione. Da essa sembra elevarsi la profondità del tempo, la stessa che ha inciso la materia portando allo scoperto il puro fluire delle cose, trasparente leggerezza tra disincanto e malinconia, ora pronta ad assumere nuove forme di coesione.

Materia e velature tra costruzioni di enigmi imbevuti dal rimpianto o dall’attesa di un’altra atmosfera. Giarrizzo sviluppa l’opera creando uno spazio che altro non è se non lo spazio della memoria anteriore trattenuto nel respiro dell’evocazione. Geologo dei sentimenti crea giochi di sottili corrispondenze mettendo in relazione un passato arcaico con un futuro presente o prossimo. Profondità che emergono da una materia quasi ferita che invano tenta di nascondere la superficie  carica di crepuscoli densi e malinconici. Rilievi emotivi che tradiscono impalpabili velature interiori, vivono rappresenel febbricitante conflitto esistenziale nel quale l’identità è celata dal mutamento del se, avvenimento che si espande nello spazio fisico con estrema perizia tecnico – compositiva.

Il limite della materia è una velatura che borda le linee, il tratto, lo spazio di Andreace. Apparenza e realtà si mescolano, la logica sembra ripiegarsi su se stessa è l’intensità suggestiva dell’opera ci conduce a una verità soggettiva ma pur sempre una verità che porta alla riflessione, a porsi domande, a toccare lo sconosciuto nella materia velata del primordiale. Simboli sospinti alla luce, pensieri sollevati nei vari piani dell’opera, ed il reale che passa attraverso il senso estetico dell’artista, ogni cosa sembra voglia inscenare presente e passato, forma e sostanza, origine e storia. È una figurazione inframmezzata da corrispondenze simboliche nella quale si denota rigore compositivo e armonia intuitiva.

Materia e velature: il cuore della scena rappresentata da Tarlao, gradualmente, si dispone su tutta la superficie del quadro e trova un giusto punto di equilibrio tra le strutture geometriche e la libertà del colore. Nelle sue opere si denota un rigore compositivo fluido e naturalmente armonico, accarezzato da una componente ritmica ben sostenuta. Evoluzioni possibili di un atto creativo che riesce a far convivere la triade spazio, colore, linea, secondo un preciso ordine che raggiunge il profilo indelebile dell’astrazione. Cosmo di suoni inghiottiti dall’inconscio, tramite la disposizione intervallare di alcuni punti galleggianti nel silenzio del supporto.

L’elaborazione digitale di Tomio riesce a far decantare la lirica essenza del colore. Colore fluido, avvolgente, dilagante che si dispone in modo omogeneo, uniforme, è un’epidermide cromatica scissa solamente da sottili e sinuose fenditure. Morbide aperture su paesaggi intimi, liquidi e vibranti che sembrano galleggiare sopra quello stesso colore dal quale sono emerse. L’occhio umano rimane affascinato da una bellezza così eterea ed intensa dove l’immaginazione dell’artista crea quel senza-forma che si srotola nel tempo come un tappeto sonoro. La superficie è colpita da una luce diffusa che sprigiona con estrema delicatezza una carica vitale trattenuta e adagiatasi come isole nel mare delle sensazioni.

L’estatica bellezza della materia può far rivivere ogni opera in un bagliore che giunge dritto al cuore dell’osservatore nel mirabile contatto con l’occhio, poi, tutto è melodia che avanza nel corso della mostra.

Oltre i limiti del mondo visibile il silenzio assoluto attraversa il bianco della tela ed incontra  la verità gestuale di Perroni. La pittura diviene corpo che esalta la sua stessa fisicità interna, frammento di vita, materia smussata, ammorbidita, evocativa, capace di espandersi e dilatarsi senza perdere suggestione e carica emozionale. Anzi sulla sua superficie velature di spiritualità tracciano nervature estremamente sottili e sensibili, capaci di cantare e trattenere le impressioni più fugaci ed i turbamenti più profondi. Valori tattici e cromatici vengono, di conseguenza, amplificati in una sintesi equilibrata di forza e leggerezza, quasi una fluida materica evaporazione nel respiro diafano dell’anima.

Il potere evocativo di una velatura in un brevissimo spazio d’azzurro risplende di trasparenza e celebra l’abilità tecnica, plastica ed estetica di Tronci. Con sottili sfumature sembra dipingere l’aria che circonda fiori, paesaggi, soggetti che vivono in un fluido leggero, elastico, incolore, diffuso su tutta la superficie dipinta, bagnata di luce. Grazie ad un sapiente trattamento pittorico dei volumi, ricostruisce attraverso il colore e gli effetti luministici, splendidi anfratti di natura intrisi di vivacità poetica. In ogni dettaglio la trasfigurazione del sentimento ricompone il senso lirico della materia, e le pennellate lineari e lisci, ma anche punteggiate con l’estremità del pennello, rendono l’emozione forma visibile.

Materia che diviene corpo, che evoca la consistenza umana. Materia che si veste di emozione ed esprime sentimento, tormento ed estasi nella gestualità scultorea di Guazzarini. Massa grumosa e piena di orme lasciate dalle mani del’artista riverberano la totalità espressionistica della vita. Le figure prendono forma, plasmano le sensazioni presentandosi come frammenti di una più ampia orchestrazione visiva. Un gioco di contrasti materici sul quale si accende la fiamma radente del rosso. Sono abbellimenti stilistici sotto forma di cravatte, camicie, bustini, che arrivano a fendere l’atmosfera avvolgendo corpi letteralmente liberi di fluttuare nello spazio, mentre la luce modella forme e volumi.

Con Cento le velature della materia, in un gioco di pieni e vuoti, ora accarezzano l’essenza della femminilità, ora s’increspano sulla pelle, mentre le sue fibre, modellate con vigorosa gestualità, concorrono a formare la figura, quasi uno scandaglio interiore che giunge ad una perforante introspezione. E’ come se le segrete palpitazioni dell’essere imprimessero la loro silenziosa onda sonora sulla pelle scultorea, fluide cadenze che si susseguono secondo un ritmo continuo. Sculture come presenze che travalicano il tempo,  lo spazio, che racchiudono la continuità della vita,  mentre l’assenza di uno sguardo rivolto altrove, conferisce loro una consistenza umana, la stessa che la solitudine imprime in noi e che l’abilità dell’artista tramuta in  istanti d’universale.

La leggerezza scultorea di Strigelli fluttua nello spazio smembrata dalla massa plastica e dai volumi. Sono forme capaci di evocare senza rivelare, denudando la materia per lasciar schiudere da essa una sinfonia sulle variazioni dell’esistenza. Quasi un’ascetica elevazione del diaframma emozionale, un soffio vitale sospeso nel dinamismo eclettico dell’essenza o dell’assenza materica. Figure come apparizioni oniriche, come invisibili architetture della ragione, come sintesi estrema di astrazione ed estrazioni pulsionali. Infinita, esasperata prospettiva nelle maglie di una linfatica percezione che danza il vuoto in una dimensione che diviene paesaggio mentale e sensoriale, altrove parallelo dentro noi.

Con Musarò la realtà si trasforma, le forme si sciolgono, i colori si disintegrano, è un linguaggio seducente che genera emozioni forti. L’invisibile tra le nuances del visibile fluttua sospeso nel tempo e nello spazio quasi come  un’ombra misteriosa e lirica. Liquidità cromatica che sembra  alludere confusamente a un intricato e indefinito germogliare di vita capace di catturare lo sguardo dello spettatore. L’immagine, infatti, sembra suscitare domande stridenti come il vento impetuoso che sradica e trascina nel nulla quel che resta del ricordo, seppur semplificato e trasfigurato. Lavori che gravitano sul confine tra sublime esistenziale e urlo primordiale, tra aree cupe e forte luminosità.

Su Bluarte languida materia, sinuosa velatura, nessuna corrispondenza di cuore,  solo coesistenza di opposti che lambiscono lo sguardo e procurano l’estasi dei sensi

 di Antonella Iozzo © Produzione riservata

                (28/02/2011)

GUAZZARINI
Guazzarini_2_Appesa_con_camicia_rossa

 MUSARO’
Musaro_1_003

Musaro_2_DSC00222

 PERRONI
Perroni_1_la_primavera_allo_specchio

Perroni_2_ariete

STRIGELLI
Strigelli_1_figura_2

Strigelli_2_figura_1

 TARLAO
Tarlao_1_SUPERFICI_SOVRAPPOSTE_NELLO_SPAZIO_MISTA_COLLAGE_SU_TELA_95X65X2.2_2010

Tarlao_2_SPAZI_SOVRAPPOSTI_MISTA_COLLAGE_SU_LEGNO_INTELATO__90X65X18_20010

TOMIO
Tomio_1__01.2_INTRECCI_CALDI_6_gialli_Le_forme_complesse

Tomio_2__11.1_INTRECCI_CALDI_6_gialli_La_materia_nobile

 TRONCI
Tronci_1_Fiori_di_cardo_60x80

Tronci_2_Paesaggio_con_fichi_dIndia_50x70

 

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