Matilde di Canossa

 

 

Matilde di Canossa

la “comitissa”, dotata di grande sensibilità culturale

e appassionata sostenitrice del papato

 

 

MatildeMantova – Matilde di Canossa, storia di una donna forte e determinata che in pieno Medioevo ebbe un ruolo centrale negli intricati rapporti tra Impero e Papato. Mantova e San Benedetto Po dedicano a questa nobile protagonista un esaustivo ed interessantissimo percorso culturale.

La mostra pressola Casadel Mantegna “Matilde di Canossa, il Papato, l’Impero”, è una rilettura dei primi due secoli dopo il Mille, attraverso, appunto, la vita di Matilde, delle committenze illuminate e delle vicende storico – politiche, il prestigioso progetto ha coinvolto un comitato scientifico internazionale formato da studiosi universitari europei e americani.

Matilde di Canossa (1046-1115), la “comitissa”, dotata di grande sensibilità culturale e appassionata sostenitrice del papato governò per quasi quarant’anni il vasto feudo, lasciatale in eredità dal padre, tra Roma e le Alpi, , una striscia d’Italia centro-settentrionale, ambita così tanto dall’impero  da invadere lo stato della Chiesa, ma è stato miseramente sconfitto dalla truppe di Matilde. Una donna moderna e intraprendente che non esitò a prendere decisioni importanti, una donna sicura di sé e senza un uomo accanto – l’unione con Goffredo il Gobbo durò poco più di tre anni – una donna sola nell’emblematica solitudine di chi gestisce, governa e controlla nello spirito della dedizione.

L’arte della diplomazia, dell’intermediazione, della logica strategica, erano gli strumenti che Matilde usava con estrema abilità; fredda e razionale, quanto profondamente e intimamente sensibile seppe districare complicate trame tra papi e imperatori, giungendo alla separazione dei due poteri universali. I suoi eleganti interventi, tra le dispute riformistiche della Chiesa e la controversia per le investiture, sono stati assolutamente risolutrici come in quel freddo inverno del gennaio 1077 quando suo cugino, il giovane imperatore Enrico IV, che tramava contro il papato, scontò tre giorni e tre notti a piedi nudi nella neve per essere ricevuto nel castello di Matilde, da papa Gregorio VII e dirimere così, la scomunica subita dopo che il papa era stato catturato, ferito e incarcerato, per poi essere salvato dal popolo romano.

La cultura era la radice matildiana e per la sua diffusione si prodigò in committenze di chiese e cattedrali soprattutto in stile romanico, inoltre contribuì in modo determinante a far sorgere l’Università di Bologna.

Mantova celebra la signora dell’Arte e della politica , fino all’11 gennaio 2009 con una partitura  ampia e articolata, abilmente orchestrata dai curatori Renata Salvarani e Liana Castelfranchi. Immensi tesori e pezzi unici  provengono da  collezioni di musei italiani e stranieri, troni, scettri, corone, tessuti preziosi, gioiellerie d’autore, croci gemmate, sigilli, arazzi, avori, gioielli, sculture, altari, codici normativi e liturgici, opere che ci trasmettono il gusto e l’affinità elettiva di Matilde. La sua personalità aperta e proiettata in avanti è un lento fluire tra i reperti archeologici locali, attrezzi da lavoro, imbarcazioni, finimenti per cavalli, mentre lo sfondo medievale riporta la dimensione dell’esistenza di un tempo lontano e carico di valori simbolici.

Il potere laico e quello religioso è una presenza silenziosa e costante, apparati scenici, troni imperiali e troni papali, oggetti di Enrico IV, codici liturgici, capolavori di oreficeria, di miniatura, opere in avorio e altri preziosissimi testimonianze sembrano raccontare misteri e segreti, trame e misfatti di un giorno all’alba della nostra concezione contemporanea. E poi sculture, bassorilievi, mosaici, armi, elementi architettonici, mettono in luce le  operazioni politiche di Matilde sotto forma di committenze, donazioni o sostegno militare. Non possiamo non ammirarela Mantovanell’età dei Canossa, è proprio in questo periodo che si è definito il tessuto urbano della città  rispetto al fiume Mincio e alle paludi circostanti. Per questa e per altre quattro sezioni  come “ La lotta per le investiture” sono stati adoperati strumenti multimediali, utili e necessari per una maggiore comprensione delle tematiche affrontate.

Matilde_1Infine degna di nota è l’autentica originale del “Manto di Bamberga” conservato presso il Dioezesanmuseum di Bamberga, autentica realizzata dal collegio dei Capitani e delle contrade di Legnano. Il manto di Enrico II è un preziosissimo tessuto utilizzato nelle cerimonie d’incoronazione, sul suo fondo azzurro sono raffigurati i simboli del mondo e del potere sull’universo. La mostra ci permette di posare gli occhi su un capolavoro intriso di umane passioni e ambizioni i cui riflessi hanno scritto la storia, il passato il nostro cammino.

Le tracce di Matilde conducono fino a San Benedetto Po, dove sempre fino all’11 gennaio, è in corso la mostra “L’abbazia di Matilde. Arte e storia in un grande monastero dell’Europa Benedettina (1007-2007)”, curata da Paolo Golinelli. La mostra occupa il refettorio grande del monastero di San Benedetto Polirone, voluto da Tedaldo, nonno di Matilde di Canossa,  da lei beneficato e scelto per la sua ultima dimora. La cappella di Santa Maria, ornata da uno straordinario mosaico pavimentale del 1151, doveva essere il luogo ultimo, il luogo dove la fine del proprio tempo segnava l’inizio di un lunga presenza nel vento crepuscolare di San Benedetto Po; ma gli eventi spesso governano le azioni degli uomini e le loro gesta provocano fratture, cambiano l’ordine razionale delle cose, decidono in nome di un’economia disastrata e ciò che era impensabile diviene carico di significato e pronto a ogni libera interpretazione, e così il “trasferimento” delle ossa di Matilde dall’abbazia alla Basilica di San Pietro in un monumento funebre firmato dal genio di Bernini, si lascia leggere limpidamente come un atto di riconoscimento da parte del papato, ma nella luce fioca del dubbio s’intravede la mano del potere economico.

Sulle pareti del refettorio l’affresco attribuito al Correggio, sotto il suo fascino documenti autentici di Matilde, di papi e imperatori, splendidi manoscritti dello Scriptorium abbaziale (compreso l’Evangeliario ora alla Morgan Library di New York). Molto interessanti inoltre le mappe d’archivio che illustrano il lavoro dei monaci per il controllo del Po, e l’ambiente circostante, sono mappe antiche e tavole originali come quelle del catasto di Maria Teresa d’Austria del 1784.

Un percorso suggestivo, ricco e documentato per una mostra di alto valore che immerge il visitatore tra la storia, l’arte e l’invisibile in un silenzio che parla delle nostre radici.

Infine il Museo Diocesano propone la mostra “Anselmo di Lucca. Consigliere di Matilde, patrono di Mantova”. Non solo la figura di Matilde, ma anche il profilo di chi le è stato vicino. Opere uniche, che ritraggono Anselmo e gli spaccati della vita di allora. Opere dislocate per l’intera area espositiva che, di per sé, offre testimonianze storiche a confronto con il linguaggio contemporaneo offerto dai maestri di oggi.

 

di Antonella Iozzo © Produzione riservata
02/09/2008

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