Stefano Masili.Musicalità dipinta

Staefano Masili.
Musicalità dipinta nella vita silente del colore
Nella morfologia del sentimento la semantica del linguaggio artistico acquista significati vitali che conducono alle porte delle emozioni.

a cura di Antonella Iozzo
 


Il sensuale bacio della poesia risveglia sinfonie di luce sulla pelle della pittura, e il senso delle cose eleva il suo canto nelle opere di Stefano Masili.

Un lessico artistico che oscilla tra il sentimento della bellezza, nella sua concezione più alta, e l’aderenza al reale: un accordo fra i sensi e l’intelletto nella musicalità della luce, vera essenza di Masili.

Con minuziosa precisione crea sensazioni di spazio fuori dal tempo per nature morte che pulsano di vitalità sotterranea. Poetiche, palpitanti, sentimentali, malinconiche o vibranti, i suoi soggetti sono accarezzati dal pennello  con l’amorevole cura ed attenzione che si riserverebbe ad un corpo femminile. I passaggi chiaroscurali e l’illuminazione, a volte redente, a volte luminosa e perlacea come il risveglio dell’alba, sgocciola melodie orchestrate nella liquidità del colore, dal quale emergono particolari resi fino alle nervature o ingoiate dalle ombre. Il gesto, quasi intimo e segreto di Masili, indaga la vita nascosta sulla superficie degli oggetti scoprendo, nella loro sfuggente precarietà, la profondità più intima, impressioni di un viaggio interiore vissuto nell’attimo della creazione.

Suggestioni fiamminghe e luci metafisiche parlano di una instancabile ricerca di armonie ed equilibri compositivi; sono intime narrazioni nella sottile variazione della pittura, un racconto oltre i confini della mente, schegge di mondo incastonate nella trama dell’inconscio, frammenti che il riverbero dell’anima rischiara su tela. 

Negli anfratti della pennellata la ricerca simbolica e cromatica dialoga con l’impulso delle emozioni e il quotidiano diviene visione della mente nella trasfigurazione della luce. Luce diretta per messe in scene rassicuranti e meditativi, luce filtrata per diffondere quell’atmosfera, quel profumo di silenzio che è il riflesso dell’io nello specchio della natura.

La melodia di un accordo cromatico si diffonde nella luminosità, sapientemente modulata con inclinazioni diverse, tra i versi dell’esistenza, e lo spazio soggettivo, dilatandosi e ricomponendosi in un’armonica corrispondenza delle relazioni tonali, è esplorato come fibre della pittura.

La profondità, la pulizia formale e un senso di quiete sono la sostanza di un pensiero dipinto, che seduce col fluire delle ore, un sospeso istante di vita, un fotogramma nello scorrere del tempo, un orizzonte invisibile posto al di là della tela e al di quà della valenza sensibile, tra la polarità lirica e quella tecnica, padroneggiata dall’artista con superba abilità.

In Masili la luce rivela l’infinito, l’assoluto, l’istante custodito nel tempo, nella forma più intensa ed evocativa: impressioni, scintillio, emozioni che penetrano le sensazioni e ciò che è vita silente dipinge la verità nello sguardo dello spettatore. Una trasposizione artistica riconducibile al suo essere spirituale, energia creativa, liquidità formale, musicalità percettiva tra le maglie dell’Arte.

Frammenti psico – sensoriali, diventano pulviscolo armonico nella verticalità del suono, in questo mondo parallelo l’espressione del significato interiore prevale sull’immagine, e nello spazio della tela prendono forma le intuizioni, le sensazioni, l’armonia visiva della creazione.

Tra l’essere figurativo e il sentire l’evoluzione della forma, una condizione mentale elabora la scomposizione dei piani emozionali in sintagmi di coscienza. Il soliloquio dell’anima abbandona la materia, la forma, lo stato delle cose, e diviene voce vagante nella notte della musica, penetra la profondità del magma sonoro, raggiunge gli acuti solisti della mente, che reclama la sua funzione, e graffia la superficie, quieta e inquieta distesa di solitudine, sulla quale emergono nodi per intrecciare lo spazio nel rigore della luce.  Le New Experience di Stefano Masili sono legami essenziali di bagliori e di suoni in movimento, che si irradiano all’esterno per condurci verso l’altro volto dell’Arte.

Rosso: vivace, irrequieto, dilagante, caldo, lega la sua tensione emotiva a quella forza tellurica, a quella implosione timbrica strawinskyana che agisce nell’interiore in modo vitalissimo. Sono gli  “Is sogas arrubias”, lacci annodati sul suolo della percezione che riverberano di ricordi, di terra vissuta, bagnata da un raggio semplicemente rischiarante, palpiti del silenzio che improvvisamente risuonano in tutte le direzioni. In questa amabile agitazione, in questo fervore introverso, intrecci di liberi pensieri permeano tutta la tessitura di un tema, il nostro tema, la nostra vita, in cui deviazioni e variazioni ne annodano il dinamismo corporeo quasi passionale.

Una nuova pagina d’arte, ora, apre le porte alle sinfonie, l’essenzialità del bianco, la profondità del nero, il senso musicale di Stefano Masili: orchestrazioni di luce in versione optical. Strutture verticali compongono il suono nella dinamica di una spirale, l’occhio cede all’illusione ottica e la percezione dello spazio divine un non – luogo fisico in cui ci si perde per ritrovare se stessi nella voce dell’anima. Linee sinuose in movimento come onde sonore divengono, invece, un poema d’acqua visionario e leggero dove la musica dipinta rilascia divaricanti accordi nella rarefazione melodica dell’ombra: raffinata nuances di luce, dalle quali le emozioni sembrano cercare una via di fuga attraverso la tela per continuare a vivere nello spettatore.

Nella morfologia del sentimento la semantica del linguaggio artistico acquista significati vitali che conducono alle porte delle emozioni.

Ritmo e colore danzano nel fuoco dell’ispirazione per ricomporsi, questa volta, nel giardino incantato di Masili, dove la luce, radiosa come le stelle, accarezza le piante, scompone le foglie, dipinge la trasparenza, dialoga con la loro sostanza carnosa e ne analizza le cellule cromatiche per coglierne l’essenza naturale nell’attimo fuggente della vita.

Variazione di timbri, di ombre colorate, di zampillii abbaglianti, di raggi luminosi sfiorano e cambiano senza sosta il corpo vegetale,  accordi amabili, di verdi, di gialli, di rosa riposano nell’attesa di quei bianchi che sono la nota basica di questa maestosa “ armonia visiva” plasmata con la forza della leggerezza: “Le Agave”. Qui Masili sembra dar splendore alla luce incorporea del colore stesso, un riflesso che risplende sulla materia, una corrente luminosa nell’estasi della bellezza. Riflessi e sovrapposizioni di luce che puntano al cuore invisibile dell’opera dove il suo intimo apre le ali alla sensibilità e all’espressività interiore. Stefano Masili scopre, così, la superficie del quadro come luogo dentro il quale la percezione si frammentizza in micro – particelle sonore , bagliori nitidi e raffinati come note di una partitura.  Spartiti in cui l’architettura è il risultato di un processo strutturale sui piani di luce sintetizzati con estrema leggerezza poetica.

In questa serie di opere l’intuizione della natura raggiunge l’elegia del canto, un velo di commovente bellezza ne illumina la vita senza assomigliarla perché è l’essenza dell’opera stessa.

Sono “sculture sonore”  il cui soffio sembra dare anima alla materia, sono lavori che colgono quanto di magico, di profondo e di intimamente umano contiene la natura vegetale, colta nel riflesso infinitamente attraente, limpido ma densissimo che si scioglie nella luce universale.

di Antonella Iozzo © Produzione riservata
       ( 14/10/2007)

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