Draunara

Immagini e suoni per raccontare i migranti al loro arrivo a Lampedusa, immagini e suoni racchiusi in un container, da cogliere attraverso piccoli fori. E’ “Draunara”, l’installazione di Federica Cellini che sarà allestita a Roma, nella piazza del Maxxi, da giovedì al 21 gennaio.  
Redazione

 

draunara
Draunara. Installazione di Federica Cellini

Roma – Al Maxxi in un container i migranti di Lampedusa con l’istallazione “Draunara”.  Il titolo dell’istallazione è il nome con cui si chiama in Sicilia una tempesta di vento che viene dal mare, come i migranti che sbarcano sulle coste della piccola isola siciliana.
A maggio 2014 “Draunara” era stata presentata dal Museo di Arte Contemporanea Castello di Rivoli. Prodotta a Belgrado, l’istallazione era stata presentata anche a Mikser Festival nel maggio 2013, in Serbia.
Il lavoro di Cellini è basato su due livelli narrativi: Da una parte gli scatti fotografici del giorno dell’arrivo dei migranti sull’isola di Lampedusa, una serie di ritratti realizzati con un iphone. Dall’altra, l’atmosfera creata attraverso alcuni suoni sintetizzati realizzati in collaborazione con Aleksander Protic, sound designer che ha già lavorato con il regista serbo Emir Kusturica.
I suoni raccontano la storia del viaggio dei migranti dal centro Africa, ai camion roventi lanciati nel deserto, all’arrivo in Libia, dove spesso vengono detenuti mesi, a volte anni, in attesa di raggiungere il “carico umano” sufficiente far partire un’altra barca. E poi il mare, la traversata del Mediterraneo, fino all’arrivo per chi è sopravvissuto.

L’installazione è allestita in un container buio con dei piccolissimi fori praticati nella parete dai quali è possibile scorgere le immagini retroilluminate e ascoltare l’audio. Come in una sorta di via crucis con differenti fermate che abbinano audio e immagini, e che danno la possibilità ai visitatori di avvicinarsi a questo viaggio.

Gli scatti ricordano i vue d’optique: stampe popolari nell’Europa del diciottesimo secolo, poste in un particolare cassone di legno chiamato zogroscopio e offerte alla visione tramite dei fori, a volte dotati di lenti d’ingrandimento. Queste stampe erano spesso illuminate dal retro del cassone e accompagnate da racconti e descrizioni ricche di suggestioni.

Regista, giornalista, autrice, Federica Cellini ha vinto numerosi premi internazionali per i suoi documentari, dal premio Ilaria Alpi al Prix Italia al New York Festivals; ha documentato il disagio sociale in numerosi luoghi: dai campi profughi palestinesi in Libano, alle campagne di prevenzione per l’HIV in Africa, dalla realtà dei Balcani vent’anni dopo la guerra, alle zone rurali della Cambogia. ( Adnkronos )

 

  Redazione
(20/01/2015)

 

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