Erotismi nell’arte da Courbet a Youporn

Erotismi nell’arte da Courbet a Youporn.
L’origine du monde di Gustave Courbet, dipinta nel 1866, è un’immagine pornografica?  Dipende dal senso che vogliamo attribuire al termine e da dove poniamo il confine tra erotismo e pornografia.
di Luca Beatrice

 

La prima opera pornografica?
La storia dell’arte è ricca di dipinti e sculture ad alto tasso erotico. Nel classicismo, in rapida rassegna, si passa dalla Venere di Urbino di Tiziano (1538), che maliziosamente appoggia la mano sul pube, alle Tre grazie di Rubens (1633-’38), trionfo dell’abbondanza e della prosperità; dall’estatica Danae di Artemisia Gentileschi (1636) alla Venere allo specchio di Velázquez(1648), raffigurata di schiena in un’inquadratura degna del feticismo di Tinto Brass per il «lato B», fino alla  versione marmorea delle Tre grazie del Canova (1815-’17). Con l’ingresso nell’era moderna l’idealismo passa in secondo piano, aumentano i rimandi espliciti alla realtà e di conseguenza gli scandali. La Maja desnuda di Goya (1800), che nei tratti somatici rivela sospette somiglianze con l’amante del collezionista Manuel Godoy, Pepita Tudó, è imputata davanti al tribunale dell’Inquisizione nel 1815, «condannata » e sequestrata, perché ritenuta oscena, fino all’inizio del XX secolo. Quanto all’Olympia di Édouard Manet (1863), si tratta chiaramente di una prostituta. Piovono le critiche sul pittore e al Salon des Réfusés del 1865 il quadro viene relegato in un angolo, per non destare troppo nell’occhio.

Nessuno di questi esempi, tuttavia, può competere con L’origine du monde di Gustave Courbet, dipinta nel 1866. Una tela che misura 46×55 centimetri e raffigura il sesso femminile in primo piano: della donna, a gambe generosamente aperte, si vedono le cosce, il ventre e una porzione ridotta del seno destro. Il viso è oltre la cornice, rovesciando così il concetto di osceno per cui l’irrappresentabile (sesso, violenza, morte) è solo annunciato ma mai manifestato. Qui, al contrario, sta al centro del quadro, trionfante.
Siamo dunque di fronte a una svolta epocale. Come ha scritto lo storico dell’arte Thierry Savatier, l’Origine è l’unica opera «orfana di riferimenti artistici precedenti e rappresenta a un tempo il punto finale di una forma d’espressione pittorica e il punto di partenza di un’altra, inaugurando una nuova geografia corporea. Courbet dipinge la pura verità (che supera qui la nozione di realismo) con forza, raffinatezza, audacia e modernità; il suo passo, al di là della provocazione o dell’espressione erotica, trasgredisce le convenzioni e proietta una luce, cruda ma salutare, sul vuoto lasciato da tutti i nudi dipinti prima di lui».
Basta ciò a definire L’origine du monde un’immagine pornografica? Dipende dal senso che vogliamo attribuire al termine e da dove poniamo il confine tra erotismo e pornografia. Il primo, intanto, è non solo tollerato ma anche intrigante perché colto, raffinato e privo di volgarità. La seconda, invece, viene bollata come pratica illecita, appannaggio di un pubblico che tende a nascondersi o quanto meno a non dichiararsi. Il realismo la rende volgare, fastidiosa e indifendibile.
Quindi no, con l’arte non c’entra niente. 
Questa divisione, però, non convince appieno, e ricorda la questione del ready made posta poco meno di cent’anni fa da quel genio della provocazione che è stato Marcel Duchamp.
Se prendiamo un oggetto qualsiasi – un orinatoio, una ruota di bicicletta – e lo collochiamo in una sala di un museo o di una galleria, esso, di conseguenza, assurge al rango di opera d’arte e acquisisce in automatico dignità e diritto di cittadinanza. Se però lo stesso manufatto è ripristinato al suo valore d’uso, in termini eleganti viene decontestualizzato, la sacralità attribuitagli cadrà di colpo.

Su tale teoria, ai limiti dell’inganno, si fonda tutta l’arte contemporanea.
 
Il ready made dei nostri tempi potrebbe consistere proprio in un’immagine sessualmente esplicita. Oggi L’origine du monde, dopo lunghe vicissitudini di cui tra poco riferiremo, è in bella vista al Museo d’Orsay di Parigi e a nessuno, nonostante il soggetto, verrebbe più in mente di bollarla con l’etichetta del porno. Ma se per assurdo lo togliessimo dalla collezione per pubblicarlo su qualche rivista di settore, tra le foto amatoriali di un erotomane, o lo postassimo in uno dei tanti siti web specializzati, il dipinto di Courbet non apparirebbe altro che il progenitore dei video attuali, dove il piano ravvicinato della camera analizza l’oggetto fin nei minimi dettagli. L’inquadratura è assolutamente la medesima, incentrata sul sesso di una donna sdraiata supina, il resto non interessa, dunque è fuori camera. Il frame ricorda in maniera impressionante ciò che si può trovare su YouPorn, RedTube e YouJizz, i più frequentati portali dell’hard, che per favorire l’interesse del fruitore, dividono il materiale in categorie: L’origine du monde potrebbe essere inserito nel settore «hairy», che predilige il pube al naturale, al contrario di chi opta per la vagina completamente rasata («shaved»).
Difficile che Gustave Courbet abbia immaginato di prendersi la paternità di primo artista porno della storia dell’arte, però pare evidente che dopo L’origine du monde non è stato più possibile guardare con lo stesso occhio tutti quei corpi desessuati prodotti nei secoli precedenti. Interessante la riflessione del filosofo francese Pierre-Joseph Proudhon, coevo dell’artista: «Courbet sembra aver voluto dimostrare che niente è impresentabile e che questa impossibilità concerne solo il discorso e il pensiero discorsivo, certo non l’arte e le sue figure».
Il quadro diventa quindi il simbolo per eccellenza del distacco definitivo tra costrizione morale e libertà dell’artista. Nonostante Courbet sia considerato un pittore classico, l’Origine si impone come un’icona della modernità.
Ciò che oggi differenzia l’ambito del porno da quello dell’eros sta soprattutto nella rappresentazione del membro maschile. Un pene in evidenza, infatti, difficilmente passa la scure della censura, mentre c’è più tolleranza per seni, glutei e vagine. Un tempo accadeva il contrario: dalla statuaria greca fino al XIX secolo, ai nudi maschili è stata più volte concessa l’esposizione senza veli del membro. Libertà che invece, al corpo femminile, è stata sistematicamente negata, coperta con foglie di vite, stralci di stoffe, pose di mani, per un sesso totalmente teorico, al limite accennato, una sorta di non sesso. Il quadro di Courbet pone rimedio dunque a una «dimenticanza plurisecolare»: espone la vulva e nasconde il volto, scelta propria più della fotografia o del cinema pornografico che non della pittura e della scultura. La critica Michèle Haddad ne offre una spiegazione meno cruda: «Sopprimendo con un tratto geniale il viso di quel corpo, Courbet ha spezzato l’effetto pornografico per raggiungere l’universalità del simbolo, riallacciandosi allo stesso tempo al gusto romantico per il frammento».
L’ambiguità non si può sciogliere del tutto per un’altra ragione. L’Origine è un dipinto, cioè un prodotto associato d’istinto alla sfera nobile dell’arte e che, quindi, suscita un implicito rispetto, oltre a richiedere un tempo d’osservazione adeguato, di certo non frettoloso e furtivo come quello sufficiente per le immagini pornografiche. Per quanto possa avvicinarsi al vero, il realismo di un quadro è sempre differente da quello di una fotografia. Lo spiega bene Roland Barthes: se la foto mostra il reale, nel dipinto questo è «tenuto a distanza, differito, colto attraverso la materia pittorica», da cui l’impossibilità di liquidare in fretta il soggetto volgendo semplicemente lo sguardo altrove, e, non essendo riprodotto sulla tela il resto del corpo, non è possibile nemmeno rifugiarsi nell’espressione del viso o in qualche altro particolare. Lo spettatore del quadro si trova allora di fronte a una drastica scelta: divenirne complice o invocare la censura.

(…  tratto dal Capitolo I, del libro “Sex” di Luca Beatrice Erotismi nell’arte da Courbet a Youporn Ed. Rizzoli, aprile 2013, Pag. 232 Euro 19.50 – ISBN 17065504 )

 

   di Luca Beatrice
    (09/05/2013)

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