P.D.F., i tre diavoli dell’arte

“Picasso Duchamp Fontana sono i tre diavoli dell’arte. E nessuno meglio di Picasso rappresenta il mito dell’arte. Francesco Bonami: “Perché la Fortezza Picasso rimane inespugnabile”
Appassionante lezione del critico d’arte fiorentino, naturalizzato statunitense, ieri in Aula Magna.
di Lara Ferrari

Reggio -“Il saper fare una cosa non vuol dire saperla pensare. Si può riuscire a imparare a dipingere come Caravaggio, ma mentre la si impara, sforzandosi molto, si perde tempo prezioso che potrebbe essere speso nelle idee”. Così risponde Francesco Bonami alla provocazione lanciata dallo spettatore disorientato – chi di noi non l’ha detto, o pensato, almeno una volta – “Questo potevo farlo anch’io”. Un grido d’aiuto davanti al taglio della tela di Fontana, quando va bene. O dinanzi alle provocazioni estreme di Damien Hirst o Jeff Koons. Il critico d’arte fiorentino, naturalizzato statunitense, protagonista di Sky Arte, è stato al centro dell’appassionante lectio magistralis tenutasi ieri in Aula Magna, a Reggio, ospite della Fondazione Palazzo Magnani. Il titolo del suo intervento, “Fortezza Picasso: perché nessuno l’ha mai conquistata”, si riferisce al dipinto eccezionalmente esposto in Fondazione “Femme sur un fauteuil. Buste”, dedicato da Picasso alla moglie Jacqueline, ma anche al mistero dell’arte contemporanea.

Perché tutti, almeno una volta nella vita, davanti a un’opera d’arte contemporanea abbiamo pensato: “Questo lo potevo fare anch’io!”. Eppure i critici ci assicurano che si tratta di capolavori. Come è possibile che una tela strappata possa chiamarsi “arte”? Davanti a una qualsiasi opera d’arte contemporanea ci resta spesso addosso quella spiacevole sensazione di essere di fronte a una truffa e che l’autore di quella “bizzarria” prima o poi verrà smascherato. Oppure siamo davvero di fronte al nuovo Picasso… ma niente lo lascerebbe supporre. Bonami ci ha insegnato a districarci in questa complicata faccenda: come distinguere un vero artista da un ciarlatano.
“L’importante è togliere dal pubblico l’idea della furbizia nell’artista. Che Fontana abbia tagliato la carne, e dunque l’arte, per un’assoluta provocazione. Perché non è così, dietro ci sono un’idea, tempi maturi per quel gesto, una cultura intera”.
Spiega il professore: “Picasso Duchamp Fontana sono i tre diavoli dell’arte. E nessuno meglio di Picasso rappresenta il mito dell’arte. Totò prendeva in giro Picasso. Ora Picasso è la storia, Fontana è la provocazione. L’arte contemporanea inizia nel 1917 e continua fino al 2007-2008. Il mondo dei musei da una parte ha cercato di difendere la sperimentazione più assoluta e dall’altra ha cercato di aprirsi al popolare. Non giudichiamo come buono tutto ciò che è popolare, però . Ci vuole qualità, senso nella creazione e nelle scelte. Fontana ad esempio non lavorava per la massa. La sua vocazione d’artista non era orientata al Moma o al Pompidou, ma ai galleristi.

La grandezza di Picasso è quello di essere, suo malgrado, popolarissimo, raggiunge tutti.
Leonardo, seppure la cosa possa essere incredibile, non desta questo effetto.
Per un motivo incomprensibile. Picasso non è mai stato in America. A Parigi ha soggiornato moltissimo, è stato in Costa Azzurra, poi si ritira nella sua odiata Spagna. Com’è riuscito lui solo con la sua arte, il suo carisma, la sua faccia a diventare ciò che è?

Lui è stato in grado di creare una mitologia senza i mezzi di oggi e tutta da solo. L’artista contemporaneo Maurizio Cattelan è molto famoso ma ha usato tutti i mezzi a disposizione per diventarlo.
Picasso no. Dipingeva. Non viaggiava e non prendeva aerei. Sapeva come parlare al mondo. Prendiamo Guernica. Lui fa un’operazione all’avanguardia. Lo dipinge in tempo reale. Crea un grande dipinto politico e di rottura anche quando in quel periodo non andava assolutamente quel tipo di discorso. Senza saperlo lui faceva comunicazione.
Perché la fortezza di Picasso è inespugnabile? Perché è stato avanti a tutti. Picasso non guardava agli altri artisti intorno a lui, ma aveva creato questa autonomia. Perché gli artisti vogliono essere Picasso? Perché l’arte è libertà. Lui è una idrovora che fagocita tutto. Non è influenzabile al contrario della maggior parte degli artisti. Pur cambiando! Picasso infatti prima è neoclassico poi cubista”. www.ilgiornaledireggio.it

 di Lara Ferrari
   (23/04/2013)

 

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