Blechacz l’anima del pianoforte

Rafal Blechacz con Bach, Beethoven, Chopin e Szymanowski
Perle musicali che confermano l’eccellenza della Società Filarmonica di Trento

Rafal  Bleschacz su BLuarte Trento – Rafal Blechacz l’anima sublime del pianoforte in uno splendido concerto tenutosi presso la Società Filarmonica di Trento ha esteso i confini dell’immenso, in programma Rara e preziosa combinazione di rigore, riflessione e passione per un interprete straordinario dell’intero repertorio pianistico, con una naturale predilezione per l’ illustre connazionale Fryderik Chopin 
Nella sala della Filarmonica entra la musica, parla Blechacz attraverso la Partita n.3 in La minore di Bach: pulizia cartesiana, nitidezza delle note e del fraseggio, purezza delle forme. Musica soltanto musica. La straordinaria abilità tecnica di Blechacz rende l’ascolto della complessa polifonia di Bach, semplice , un discorso chiaro, intellegibile, in cui l’alternanza delle voci segue fedelmente la geometria della forma, ma dal suo interno sgorga l’espressione dalla rarefazione, un lirismo quasi drammaturgico che si libra nello spazio e nel tempo. La fluida diteggiatura, la freschezza con cui ridisegna sulla tastiera i momenti più lirici, la prodigiosa tecnica gli permettono di affrontare con rigore gli autori del periodo classico restituendoceli con sorprendente maturità e la Sonata op.10 n3 di L. v. Beethoven diviene rivelazione dell’inafferrabile.

Il Presto iniziale con grandi passaggi in ottave, arpeggi spezzati, accordi “martellati” mette in risalto una brillante tecnica che trionfa per tutto il tema principale. Ma è il tempo lento Largo e mesto ,una delle pagine più intensamente espressive di tutto il sonatismo beethoveniano che ricade su di noi come uno struggente lirismo, impalpabile, silente poesia di pathos infinito e ingovernabile che trova la sua esatta resa compositiva nella costruzione più perfetta. La tensione si stempera con il breve Menuetto. Il Finale è un Rondò che si riallaccia al tempo iniziale, una coloratura che spazia nei registri medio e acuto e che Blechacz rende coreografia del gesto nel movimento del suono.

L’emozione si piega, e Blechacz si addentra nella musica con Chopin, senza mai andare sopra il compositore è un percorrere all’unisono le vette dei sentimenti e ritrovare, nel fiume che scava la materia musicale, tristezza, nostalgia solitudine, grande fermento ed esplorazione. È un levarsi di impetuosa invisibile bellezza che incontra in fondo al cuore Chopin, polarità sensoriali capaci di vivere aneliti di libertà e di assoluto.
Esule a Parigi, Chopin elabora il profondo legame con le proprie radici interiorizzando ritmi, melodie, forme tipiche della Polonia che Blechacz ci restituisce nella stupefacente interpretazione delle Polacche op. 26 n. 1 e n. 2. Ma l’effetto Chopin esplode con la Ballata n. 1 op.23 languida toccante introduzione, dolcissimo e sognante canto del secondo tema fino a giungere alla coda sorprendente, esplosiva, virtuosistica. Abbraccio romantico nel meraviglioso tocco di una mano leggera e rigorosa.

I sensi si coniugano nella prospettiva Szymanowski con la Sonata op.8 n.1 : spazio che si dilata in acceso cromatismo innestando relazioni di gesti, timbri e luce: intimismo, sensorialità ed essenza vitale come forme, figure e temi musicali che innervano l’intera composizione.
Fino all’ultima nota il pubblico rimane sospeso in un’atmosfera intima e slanciata verso quel mistero fluttuante lo spirito della musica.
Un istante di silenzio ed un lunghissimo applauso corona l’appagamento di aver vissuto l’inspiegabile emozione sonora, avvolgendo Rafal Blechacz, rara e preziosa combinazione di rigore, riflessione e passione.
Perle musicali che confermano l’eccellenza della Società Filarmonica di Trento nel creare una stagione concertistica che s’incastona nel firmamento dell’Arte.

di Antonella Iozzo
© Riproduzione riservata
   (04.02.2012)

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