Bolzano Danza, emozioni sul filo della tensione

Al Tetro Comunale Les Ballets Jazz de Montréal hanno interpretato i lavori di due coreografi diversissimi per stile ed estetica: Barak Marshall, e Cayetano Soto. Conflitti sociali, tecnica, energia, tensione.

di Antonella Iozzo

BJM1-by-Piero-TauroBolzano – Serata inaugurale per il 29° Festival Bolzano Danza con Les Ballets Jazz de Montréal, storica compagnia canadese che lo scorso anno ha celebrato i 40 anni di vita. Con i BJM il modern-jazz è stato carica emozionale, ritmo, innovazione. Una cifra stilistica arricchitesi dal 1998, grazie alla direzione artistica di Louis Robitaille, di tecnica classica, di contemporaneo, di teatro.
È danza, semplicemente danza nella sua totalità o meglio ancora come la definisce lo stesso Robitaille “danza contemporanea fusion”, una fusione di stili che esaltano il movimento, che librano nell’aria l’essenza delle dinamiche gestuali, l’espressività del corpo e la poesia della danza.
A Bolzano presso il Teatro Comunale i BJM hanno interpretato i lavori di due coreografi diversissimi per stile ed estetica: Barak Marshall, con “Harry”, ispirato ai conflitti sociali, alla costante battaglia con la quale la nostra vita interagisce subendone le conseguenze, e Cayetano Soto, con “Zero in on” e “Fuel” , qui la parola d’ordine sembra essere, tecnica, energia, tensione.
Con l’americano, di origini israeliane Marshall la vita entra in scena e la danza ne scolpisce le sfaccettature velandole di humour. E’ l’eterno conflitto culturale, sociale, politico, è la lotta tra uomini e donne, è l’amara consapevolezza del compromesso che la fine regnerà sovrano. Il protagonista è Harry che vive fisicamente e mentalmente lo struggimento provocato dalla necessità di vincere le sue battaglie. Tutto in una realizzazione scenica sorprendente, in un teatro danza che ne rispecchia la complessità. Il sincronismo dei BJM è il collante del lavoro avviluppato tra amore e guerre, tra morte e vita. Il movimento ne veicola la metamorfosi, è uno spostamento filtrato e reso duttile in un collage musicale che coniuga jazz, canzoni folk israeliane, musica tradizionale e classica fino al phatos emozionale di Maria Callas. Variazioni che pur spostando l’attenzione sul suono rilasciano la suggestione emotiva di passi, di movenze, di espressività strutturate in fraseggi danzati e danzanti il sentimento ed i ballerini continuamente ne esplorano le conseguenze in una geometria di spazi che flette l’empasse dell’esistenza.
Seconda parte decisamente diversa con le due coreografie di Cayetano Soto. Primo lavoro in scena Zero in on su musica di Philipp Glass. È bellezza scultorea di due corpi perfettamente sincronizzati. Un passo a due, che per nove minuti, trasmette energia sincopata, ritmo, precisione, scansione del tempo in un istante eterno che riesce a sfiorarne la dimensione. Straordinari i due ballerini, graffianti, intensi e possenti, un’architettura in movimento che si dispiega dalle membra dei danzatori in battiti uniti, saldati, incollati alle note di Glass.
Si prosegue su questo vortice sensitivo che rilancia continui inquietudini contemporanee con dinamiche di gruppo e individuali, siamo praticamente immersi in Fuel – il cui titolo deriva dall’omonima partitura per orchestra d’archi di Julia Wolfe, che trasforma il suono dello strumento a corda in un rumore metallico, tipico delle macchine moderne. Soto ne segue la tensione interna per librare il rapporto che viviamo con i ritmi, le ansie, le dinamiche imposte dalla modernità, dalla sfrenata apnea tecnologica. È un delirio in perenne movimento, è coscienza interna che percorre le traiettorie dell’energia pura e compie la costruzione di un corpo movimento. La composizione di Wolfe non da tregua, è tensione parossistica, è vorticoso ritmo che implode sulla pelle della danza. La compagnia ne segue il lacerante battito al limite della propulsione. È un lavoro che spicca per spettacolarità, brillantezza fisica, energia del movimento e cura per il dettaglio. La superba tecnica cesella ogni articolazione, ogni movimento capace di sciogliersi in un attimo per subito ricomporsi in traiettorie formali e cariche di pirotecnica essenzialità, è materia che rappresenta l’incrociarsi di tensioni tra esterno ed interno, e si trasformano incessantemente nel cambiamento delle forme. È azione lancinante la fremente passione di un corpo trattenuto tra le grinfie della temporalità.
Barak Marshall e Cayetano Soto due sguardi molto diversi, leggono, elaborano, assemblano la tensione sociale, il malessere quotidiano, i dettami di una modernità che corre all’infinito e per quanto le loro prospettive sono molto distanti , la danza appare interprete di quel mondo che entra attraverso i nostri sensi e fuoriesce come deflagrazione dell’anima. In questa serata d’apertura Festival non si poteva scegliere compagnia migliore per rendere il teatro, il contemporaneo, l’umana essenza partitura per danza coreografata con sguardo sottile e sensibile al segno del tempo.

di Antonella Iozzo ©Riproduzione Riservata
                    (16/07/2013)

Foto: Les Ballets Jazz de Montréal ©Piero Tauro

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