Brahms nell’eccellenza dei Wiener e di Gatti

Un torrente di creatività limpida e un po’ enigmatica espressa dal profondo con ineffabile espressività estetica e mirabile acutezza

gattiVerona – Dopo il travolgente successo al Lingotto di Torino i Wiener Philharmoniker direzione di Daniele Gatti, giungono a Verona ospiti dell’Accademia Filarmonica per una serata brahmasiana, serata di musica assoluta. Teatro Filarmonico letteralmente gremito, pubblico entusiasta e certo di assistere ad un’interpretazione prodigiosa.

Tragico fatalismo, pathos ed eroismo sublimati in musica assoluta, è Brahmas, è la Terza Sinfonia in Fa maggiore Op. 90. Più che un tema, a dominare la sinfonia è un “motto” proposto dai fiati all’inizio del primo movimento, nella semplice sequenza delle note Fa – La bemolle – Fa, ovvero F-Ab-F secondo la nomenclatura musicale tedesca, che rimanda alle lettere iniziali della frase Frei aber froh “Libero ma felice” nella quale Brahms racchiude il senso della sua vita. Crogiolo dove si fondono, in modo equilibrato e con un divenire inquieto, le esigenze espressive più diverse.

L’imponenza del primo movimento, Allegro con brio, è resa con grande abilità dall’intera orchestra che avvia esplosivamente l’esposizione del denso e nutrito materiale che costituisce il tessuto connettivo della sinfonia. La scansione del ritmo drammatico è esemplare, la direzione di Gatti ispirata e accuratissima. Un torrente di creatività limpida e un po’ enigmatica espressa dal profondo dai Wiener, che con ineffabile espressività estetica e mirabile acutezza evidenziano e assecondano le intime palpitazioni del suono.

L’Andante che segue è un elegante lirismo dalle movenze malinconicamente popolareggianti, un motivo che incontra successivamente sottili modificazioni espressive, portate in luce da Gatti la cui direzione, con grande cura per i dettagli, acquista sempre più corpo, una direzione composta e raccolta che accompagna il suono morbido e rotondo. Il tema che apre il Poco Allegretto, cantato dai violoncelli a mezza voce, è una gemma ineguagliata dell’invenzione melodica brahmsiana. È un’evaporazione coloristica che ricade sulla perfetta armoniosità del movimento, intensamente lirico ed legante.

Il finale, Allegro, è densissimo e dà vita a incessanti sviluppi, a variazioni, trasformazioni e intrecci. Un divenire che spesso si fa aspro, drammatico, sempre più finalizzato a un’esigenza costruttiva monumentale. La grazia e l’eleganza hanno racchiuso la grande energia di cui i Wiener sono capaci insieme ad una tecnica perfetta, tesa al massimo livello dal gesto mirabile di Gatti.

Nella seconda parte la sinfonia n.4 Mi minore Op. 98, solida come una roccia, una forza incomparabile dall’inizio alla fine. Nell’Allegro non troppo, il primo tema, il più importante, è disegnato in apertura dalle due sezioni dei violini evocativi ed intrisi di leggerezza, il secondo affidato ai violoncelli e ai corni, un fiume sonoro al quale si unisce l’intera orchestra. L’intensa ispirazione di Gatti vive e respira in ampie campate, la sua pregnanza gestuale sembra dare senso al suono che emerge da ragioni profonde.

Il secondo movimento, Andante moderato, sembra preludere a un’atmosfera austera contraddetta dalla melodia calda e dolce dei clarinetti. Un’oasi lirica che Gatti vaporizza con sapienza tecnica e profonda espressività.

Nel successivo Allegro giocoso, l’atmosfera è festosa e il suono del triangolo conferisce leggerezza, quasi bagliori sonori che si elevano dall’intera orchestra che espone il tema principale ricco di sfumature e artifici contrappuntistici.

Con l’ultimo movimento, l’Allegro energico e appassionato si arriva al culmine della Sinfonia. Un grandioso edificio contrappuntistico all’interno del quale, si aprono affascinanti parentesi timbriche.

Elevata professionalità, sensibilità, e fascinazione estatica legata ad un‘insuperabile tecnica, hanno dipinto il corpo sonoro brahmasiano con varietà d’espressione, ricchezza di contrasti, eloquenza e suggestione evocativa. Emozioni che proseguono nel bis, intenso abbraccio dei contrabbassi e dei violoncelli che sfiora il languido tono dei legni, degli ottoni e poi dell’intera orchestra, è ancora Brahms nell’eccellenza dei Wiener Philharmoniker e di Daniele Gatti.

di Antonella Iozzo©Riproduzione riservata
                    (05.10.2012)

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