Funky, disco, jazz… Biondi

Una festa per gli occhi e le orecchie, un’alchimia musicale che scalda e rinsalda la verve, ma il timbro possente, la rugosità e la corporeità della voce stessa rimangono sull’orizzonte americano.

di Antonella Iozzo

Concerto-Mario-Biondi-Verona-byLuongoVerona – Dopo Stefano Bollani, Enrico Rava e Simona Molinari VeronaJazz abbassa il sipario all’Anfiteatro Romano con il concerto di Mario Biondi.Verona è una delle tappe del tour per presentare Sun il suo ultimo CD, uscito il 29 gennaio. L’anfiteatro è gremito e Biondi coinvolge il pubblico con la sua calda voce jazz-soul, la sua ironia e la sua simpatia.
È un tripudio di luci, di ritmi, di colori che subito entrano in simbiosi con il pubblico pronto ad esplodere in applausi fragorosi, a battere le mani seguendo gli inviti del loro leader. Una festa per gli occhi e le orecchie, un’alchimia musicale che scalda e rinsalda la verve, la passione, grazie soprattutto alla professionalità della sua band The Italian Jazz Players la vocalist Samantha Iorio è tecnica, è entusiasmo, è ritmica, segue naturalmente Biondi in un continuo crescendo.
Funky, disco, jazz si srotolano passando da un inizio scintillante, alle sonorità anni 70 fino alla timbrica noir  e polverosa che nasconde al suo interno un ottimo solo di pianoforte affidato a Claudio Filippini. Emozioni che portano il nome di grandi musicisti internazionali ai quali Biondi ridona colore, voce, energia, magia è il caso di Al Jarreau brano che ricrea atmosfere delicate e di grande impatto in un feeling fortemente comunicativo teso delicatamente dal vocalist Moris Pradella che affianca Biondi, o di Leon Ware, cantautore e produttore statunitense, che ha scritto per Biondi Catch the sunshine, un viaggio piacevolissimo tra le effusioni musicali accarezzate dalla voce magistralmente aiutati dagli effetti tecnici. La sensualità, in questo concerto è una cadenza che appare e scompare nella magnetica sua stessa evoluzione scivolando poi placidamente in Woman Woman dal magnifico arrangiamento d’archi. Effetto lento, d’atmosfera, invece per l’unico brano interamente in italiano La voglia, la pazzia l’idea.
Un ricco intreccio di stili compone un complesso ma accattivante mosaico sonoro perfino dentro i singoli brani è una tavolozza cromatica che contiene tinte di jazz puro, soul in forti dosi massicce, disco music anni 70 per finire con acid jazz.
I fiati Daniele Scannapieco sax e flauto, Gianfranco Campagnoli tromba e Roberto Schiano,trombone sfoderano coesione e virtuosismo, focalizzandosi anche sull’interplay con Biondi sempre sostenuto dal resto della band, con i percussionisti Lorenzo Tucci e Marco Fadda in testa.
Atmosfere morbide e intense, infinite variazioni ritmiche e coloristiche compongono la fascinazione musicale di un concerto che risuona di svariate reminiscenze stilistiche.
La voce calda e grave di Biondi smussa temi forti ed energici che improvvisamente ci lasciano alla bellezza del suono di Michele Bianchi alle chitarre e alla profondità squisitamente armonizzata del contrabbassista Tommaso Scannapieco.
È musica, è magnetica comunicazione, è Mario Biondi che ricrea il fascino pericolosamente attrattivo di una vocalità profonda e dalla sconvolgente maturità espressiva, ma è solo evocazione capace di risvegliare il ricordo di un mito. La realtà ci regala buona interpretazione, professionalità, intonazione. Il timbro possente, la rugosità la corporeità della voce stessa rimangono sull’orizzonte americano.
Il ritmo intanto incalza, Ciro Caravano keyboards crea insieme a Biondi il tessuto scenografico ideale per un pubblico pronto a lasciarsi andare al ritmo travolgente della seconda parte caratterizzata dai grandi successi del cantante come “No mo trouble” un invito alla gioia, alla serenità, al sorriso del cuore e come gran finale “This is what you are”, che ha visto tutto il pubblico alzarsi in piedi e cantare., c’è voglia di vita, di spensieratezza, di divertimento magari anche firmato Mario Biondi.

di Antonella Iozzo ©Riproduzione Riservata 
                   (28/06/2013)

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