Herbert Schuch, pronto a sedurre all’Aula Magna della Sapienza

Herbert Schuch, tedesco di origine romena, è un giovane pianista in grande ascesa e la IUC ha il vanto di essere stata la prima a presentarlo al pubblico romano. Solo pochi anni fa si è imposto,  giovanissimo, vincendo uno dopo l’altro vari importanti concorsi internazionali, quali London International Piano Competition e International Beethoven Piano Competition di Vienna.

Herbert-Schuch Roma – Sabato 8 febbraio alle 17.30 torna all’Aula Magna della Sapienza per la stagione della IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti il pianista Herbert Schuch, che ha vinto nel 2013 il premio Echo Klassik come miglior solista di pianoforte con un cd in cui esegue il Concerto di Viktor Ullmann e il Concerto n. 3 di Beethoven. Quest’abbinamento di un autore celeberrimo e di un altro non molto popolare rivela l’interesse di Schuch per pagine ingiustamente rimaste nell’ombra e si ripete anche nel programma che presenterà a Roma, in cui tre composizoni di Franz Schubert si alternano a due di Leos Janacek.
Herbert Schuch, tedesco di origine romena, è un giovane pianista in grande ascesa e la IUC ha il vanto di essere stata la prima a presentarlo al pubblico romano. Solo pochi anni fa si è imposto,  giovanissimo, vincendo uno dopo l’altro vari importanti concorsi internazionali, quali Casagrande di Terni, London International Piano Competition e International Beethoven Piano Competition di Vienna. Da allora ha collaborato con le più importanti orchestre e viene regolarmente invitato come ospite in molti festival internazionali.
Di Schubert esegue la Sonata in la minore D. 784, opera isolata ed enigmatica, primo capolavoro della maturità schubertiana, vicina per ispirazione e per data di composizione alla celeberrima Sinfonia “Incompiuta”. Presenta poi tre brani intitolati semplicemente Klavierstücke D. 946 (“Pezzi per pianoforte”), che appartengono alla prodigiosa fioritura di capolavori dell’ultimo anno di vita di Schubert, il 1828, quand’era ormai consapevole della precocissima fine che lo attendeva. È un ciclo di grande bellezza, che fu scoperto solo quarant’anni dopo la morte del compositore e attende ancora di essere conosciuto come merita. Infine chiude il concerto la Sonata in la minore D.845, uno dei pochi lavori di Schubert ad essere apprezzato quando egli era ancora in vita: è effettivamente una dei suoi capolavori, immerso in un clima espressivo prevalentemente malinconico ed elegiaco ma non tragico, come se i dolori della vita fossero ormai superati e osservati da lontano.
Di Janacek, autore ceco da qualche anno riscoperto come autore di opere tra le più importanti del Novecento, Schuch propone due pagine pianistiche poco note ma di grande interesse. La Sonata 1.X.1905 è dedicata a uno studente ucciso durante le dimostrazioni antiaustriache svoltesi in Boemia nel giorno che ha dato il titolo a questa composzione. Il primo movimento era originariamente intitolato “Nella strada” e il secondo “La morte”, mentre il terzo fu distrutto dall’autore. Se la Sonata dà voce al patriottismo e al desiderio di libertà di Janacek, Buona notte!, tratto dalla raccolta Sul sentiero dei rovi, esprime il suo profondo senso della natura e manifesta il suo grande amore per il canto popolare ceco.

Redazione
( 27/01/2014)
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