La linea di Zubin Mehta

 

 

 

 

 

 

 

La linea di Zubin Mehta

Temi con variazioni che colgono l’invisibile. Gesto energico, cordiale, preciso

 

 

 

mehtaZubin Mehta apre l’Armonie D’arte Festival al parco archeologico Scolacium di Roccelletta di Borgia (Cz). Semplicemente musica sospesa tra suggestione visiva e reale evocativo.  Lirica, inconsapevole passione mista a polvere “archeologica” che un vento di sotterra solleva per poi placarsi quando l’inafferrabile l’illumina d’immenso il cuore del parco le cui arterie buie e scoscese rappresentano una prova d’abilità per l’intera platea femminile e non solo…

Zubin Mehta alla guida della ‘Orquesta de del Palau de les arts “Reina Sofia” esegue  un programma interamente dedicato a Richard Strauss con due poemi sinfonici: “Don Quixote”, variazioni fantastiche su un tema di carattere cavalleresco op. 35,e  al “Ein Heldenleben” (Una vita da eroe) poema sinfonico op. 40. Linea romantica che sembra costruire situazioni sonore rarefatte, passaggi di silenzi saldati fra loro solo dall’unità spirituale. Nel Don Quixote, scritto nel 1897 e ispirato dal “Don Chisciotte de La Mancha” di Miguel De Cervantes, Strauss plasma i personaggi del poema grazie ad una fitta scrittura orchestrale in cui l’ inventiva melodico – ritmica si scardina con fascino magnetico e sensibilità espressiva. Temi con variazioni che colgono l’invisibile, che tracciano i personaggi ad iniziare dal protagonista incarnato dal violoncello solista, peccato che non ne conosciamo il nome ma, fra l’altro, non vi è alcun programma della serata. L’ intensa e la raffinata abilità tecnica del violoncellista sublimata dal coinvolgimento emotivo, intreccia  il tema di Sancio Panza, impersonato da una viola solista. Effetti caldi, languidi che si sciolgono e si fondono in un gioco di dinamiche srotolate con leggerezza.

Variazioni come situazioni capaci di cogliere perfettamente il nucleo poetico dell’opera di Cervantes:  Inganno e disinganno nell’alchimia cromatica di una pagina orchestrale che lentamente si sfuma con i riflessi quotidiani della nostra vita,  sentimenti contrastanti che si evolvono in pensieri come aggregazioni sonore

Il “Don Quixote” concepito insieme a “Ein Heldenleben”, scritto nell’anno successivo, erano ritenute da Strauss due opere complementari, tanto che per anni cercò di farle eseguire entrambe nella stessa sera, nonostante le numerose resistenze. Nel Parco Scolacium con l’esecuzione delle due partiture il passato ritorna, esattamente come Strauss desiderava, un feeling musicale e sensoriale nei sospiri del silenzio, nell’atmosfera lontana che rinasce e ricade articolando l’immaginazione in viaggio verso isole musicali lontane dal borghesismo di provincia.

 “Ein Heldenleben”, articolato in sei episodi, evoca l’immagine di un artista-eroe antiaccademico, combattivo, appassionato.  Una figura ideale nella quale Strauss plasma l’essenza della propria vita con tratti di autentica, fervida verità interiore. Il silenzio diviene agente espressivo avvolge la musica stessa che erompe nella teatralità imponente del quinto episodio autocitazioni  prelevati dai suoi lavori precedenti, temi dai poemi “Don Giovanni”, “Zarathustra”, “Morte e trasfigurazione”, “Don Chisciotte”, “Macbeth”, dall’opera “Guntram”, dal “Lied Traum durch die Dämmmerung”. Sconvolgente realtà musicale incollata alla sua vita, alla sua purezza essenziale.

Mehta nel suo gesto energico, cordiale, preciso, a volte anticipato come promemoria di una lunga intesa, a volte abbandonato nell’immersione del suono, arde in una luce che è celebrazione, in un respiro che è danza intarsiata di bellezza.  L’orchestra tecnicamente precisa si slancia con coesione e colore , mantenendo sempre tensione armonica e poesia negli adagi e nei pianissimi. Un poema d’arte e di vita, suggellato dall’intimo credo musicale dell’orchestra e del maestro Mehta, riconoscerlo è avvertire la propria anima dilatarsi tra le anse dell’Assoluto, ovviamente ciò succede quando ci si reca ad un concerto di musica classica con la consapevolezza di vivere l’infinito e non lo stadio finito dell’evento.

di Antonella Iozzo © Riproduzione riservata 
              (04.07.2011)

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