La stagione dell’IUC


Con l’Istituzione Universitaria dei Concerti un viaggio attraverso la musica

barrueco-by-SpartanaRoma – Un appassionante viaggio nel mondo dei suoni, che parte dal barocco con Roberta Invernizzi e I Turchini e arriva ai nostri giorni con Salvatore Accardo, che a Vivaldi accosta una novità assoluta di Silvia Colasanti.
Si prosegue lungo la strada maestra dei grandi classici, in compagnia dei migliori interpreti: solisti come Manuel Barrueco, Janine Jansen, Michele Campanella e Marc-André Hamelin e ensemble come Camerata del Concertgebouw, EUBO, Ensemble Zefiro e Neue Vocalsolisten Stuttgart.
Si attraversano i territori del jazz con Uri Caine, Han Bennink e Fabrizio Bosso e ci si allontana lungo sentieri poco battuti che portano fino in Armenia, guidati da Jordi Savall.
Dopo l’immersione nel quartetto con i due minicicli dedicati a Beethoven dal Quartetto di Cremona e a Šostakovič dal Brodsky Quartet, si fa una pausa per distendersi e divertirsi con gli eccentrici Mnozil Brass.
Si guarda al futuro con attenzione e curiosità per individuare i protagonisti della musica dei prossimi anni, ascoltando prime esecuzioni di Filidei, Baba e Boccadoro, giovani interpreti come Leonora Armellini, Herbert Schuch, i finalisti del Concorso Casagrande e, per la prima volta a Roma, i debuttanti di lusso Gabriela Montero e David Greilsammer.
Da sessantanove anni la IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti organizza una delle più prestigiose stagioni di musica da camera italiane, ospitata dalla Sapienza nella sua storica Aula Magna, una sala da mille posti con una splendida acustica. I suoi concerti si rivolgono alla città intera ma sono attenti in special modo agli interessi di un pubblico giovane e vivace come quello degli studenti universitari. Naturalmente il programma ha i suoi pilastri nei grandi autori classici, ma vengono esplorati anche epoche ed autori meno frequentati e uno spazio particolare è dato ai compositori contemporanei e ai giovani interpreti, né mancano escursioni al di fuori dei territori della “classica”.
Ogni stagione della IUC è dunque un viaggio attraverso la musica, che trasporta l’ascoltatore in luoghi, epoche e stili diversi.
La stagione si apre sabato 19 ottobre con un programma dedicato proprio al viaggio, intitolato “I viaggi di Faustina” che, seguendo la carriera internazionale del soprano Faustina Bordoni, regina delle scene operistiche del Settecento, presenta autori dell’opera barocca napoletana. Questo progetto de “I Turchini” diretti da Antonio Florio – acclamati all’estero forse ancor più che in patria come vere star della musica barocca – e del soprano Roberta Invernizzi – una delle poche a potersi confrontare oggi con il virtuosismo di Faustina – è alla sua prima esecuzione pubblica, ma ne è già stato ricavato un cd, che sta riscuotendo un grande successo ed è stato scelto come “Recording of the Month” da BBC Music Magazine.
Tre giorni dopo, il 22 ottobre, la musica barocca è al centro anche del primo dei concerti del martedì: questa volta i riflettori saranno puntati sul violino, che insieme alla voce umana, fu l’altro protagonista privilegiato dei prodigi virtuosistici della musica italiana del Settecento. Sarà Salvatore Accardo a far risuonare le note dei concerti per violino più amati del periodo barocco, il dolcissimo Concerto grosso “Fatto per la Notte di Natale” di Corelli (nel tricentenario della morte del compositore che tanto contribuì alla gloria musicale di Roma) e gli estrosi Concerti delle Stagioni del veneziano Vivaldi. Tra questi capolavori del passato si ascolterà una novità assoluta, commissionata da IUC e Fondazione Pirelli a Silvia Colasanti, la giovane compositrice romana affermatasi come una delle personalità più interessanti della nuova musica: è Capriccio a due, scritto per Accardo e Laura Gorna, che ne saranno gli interpreti insieme all’Orchestra da Camera Italiana, fondata da Accardo stesso.
Questo duplice filo rosso della musica antica e di quella moderna e contemporanea torna altre volte nel corso della stagione.
Il 5 novembre, in collaborazione con Fondazione Spinola Banna per l’Arte, il Seicento di Gesualdo da Venosa (nel quarto centenario della morte) dialoga con gli autori nostri contemporanei, Francesco Filidei e Noriko Baba (con due prime esecuzioni a Roma) e Salvatore Sciarrino. Un dialogo tra epoche lontane apparentemente impossibile, ma Gesualdo è stato un precursore geniale, che ha suggestionato tanti artisti contemporanei. Anche in questo caso gli interpreti sono quanto di meglio offra il panorama musicale: i Neue Vocalsolisten Stuttgart, un gruppo di ricercatori animati dall’ideale di esplorare la musica a trecentosessanta gradi, sempre sotto il segno di un’assoluta perfezione esecutiva.    
Sono molti i grandi interpreti di cui è costellata la stagione della Iuc. Marc-André Hamelin è acclamato per il suo virtuosismo trascendentale: ne darà prova in musiche scritte da lui stesso, da Liszt e da Alkan. Il pianista canadese è uno specialista di questo compositore francese del secondo Ottocento, genialoide ed eccentrico, riscoperto solo recentemente, soprattutto per merito di Hamelin, uno dei pochi a poter eseguire le sue composizioni traboccanti di inimmaginabili difficoltà (26 ottobre, in collaborazione con Palazzetto Bru Zane).
Un altro grande virtuoso della tastiera, Michele Campanella, ha ideato un programma intitolato “Chopin vs Liszt”, impaginandolo come un confronto ravvicinato tra quei due grandi amici-rivali (18 febbraio).      
Un pianista assolutamente fuori dall’ordinario è Uri Caine, un grande del jazz che ha rivisitato anche monumenti della musica classica, come le Variazioni Goldberg di Bach, e che rielabora le sue vastissime conoscenze musicali con uno stile decisamente creativo. Sarà lui, insieme al batterista olandese Han Bennink, a chiudere la stagione il 27 maggio con un concerto intitolato “Sonic Boom”, come il loro recente cd. È la prima volta che suonano insieme a Roma, ma ecco cosa scrive chi li ha già ascoltati: “Una sintesi assai riuscita e dinamica, sorretta da una continua ispirazione in una sfida all’ultimo sangue con l’ascoltatore. La maestria del batterista solletica irrimediabilmente lo spirito più avventuroso del pianista di Filadelfia”.
Non solo famosi pianisti ma anche big di altri strumenti. È uno dei più grandi chitarristi attuali, forse il più grande, Manuel Barrueco, virtuoso del suo strumento, ma ammirato ancora di più per lo stile e la capacità di comunicare, che potremo apprezzare il 25 marzo in un programma che spazia dal Settecento di Bach e Scarlatti ai colori spagnoli di Albéniz e Turina.
La violinista olandese Janine Jansen ha debuttato a Roma proprio nell’Aula Magna, dove tornerà il 5 aprile. È ancora giovane ma già famosa e richiesta in tutto il mondo: nella sola stagione 2012-2013 è andata in tournée con London Symphony e Gergiev, Münchner Philharmoniker e Maazel, Concertgebouw e Dutoit. La ascolteremo in Schubert, Brahms, Chausson e Janáĉek col pianista Itamar Golan come accompagnatore di lusso.                                    
Questa serie di grandi interpreti abituati agli applausi delle platee internazionali prosegue con Jordi Savall, specialista della musica rinascimentale e barocca, spinto da un inesauribile interesse per la musica del passato ad esplorare mondi musicali lontani e dimenticati. Il 14 gennaio propone ”Spirito d’Armenia”, affiancando al suo gruppo Hespèrion XXI alcuni musicisti armeni, eredi di quella antica e sconosciuta tradizione musicale. 
Rientra a pieno titolo tra queste celebrità anche il Quartetto di Cremona che, fondato nel 2000, ha ora raggiunto la piena maturità. Chi abbia ascoltato il primo cd dell’integrale beethoveniana, uscito pochi mesi fa, o abbia letto i giudizi entusiastici della critica internazionale (Fono Forum e Stereo l’hanno scelto come disco del mese), sa che non deve perdere i concerti del 16 novembre e 25 gennaio, intitolati ”Esplorando Beethoven”.
Il Brodsky Quartet – noto anche per aver collaborato con celebrità del mondo pop e rock, come Björk, Elvis Costello e Paul McCartney – è stato tra i primi a scoprire i Quartetti di Šostakovič negli anni Ottanta, quando in occidente quasi nessuno li eseguiva e non si sospettava che fosse uno dei più importanti cicli quartettistici del XX secolo. Dopo averli eseguiti in tutto il mondo li porta ora anche alla IUC, nei due concerti “Intorno a Šostakovič” (28 gennaio e 25 febbraio).
Benedetto Lupo si è affermato giovanissimo in una serie di concorsi pianistici internazionali ed ora è ospite delle più prestigiose sale da concerto d’Europa, America e Asia ed è considerato uno dei talenti più interessanti e completi della sua generazione. Il 26 novembre Brahms e Čaikovskij gli daranno modo di dimostrare la sua grande sensibilità interpretativa, riconosciutagli anche dal New York Times.
L’attesa per questi grandi interpreti è forte, ma non inferiore è l’interesse per i giovani talenti. Ha appena ventuno anni Leonora Armellini e già ha vinto vari premi ma tiene particolarmente a quello assegnatole per “la straordinaria musicalità e la bellezza del suono” al Concorso “Chopin” di Varsavia del 2010. Senza dubbio molti la ricordano per la sua apparizione a Sanremo nel 2013, quando ha eseguito Chopin di fronte a 155 milioni di spettatori in mondovisione. È dunque chiaro che il suo autore prediletto è Chopin, cui dedica interamente il suo concerto del 15 marzo. 
La Iuc si è sempre distinta per la speciale attenzione riservata ai giovani musicisti e quest’anno vara – in collaborazione con la Fondazione Alessandro Casagrande – una speciale iniziativa per promuovere i nuovi talenti: in occasione della 30a edizione del Concorso Pianistico Internazionale “A. Casagrande” di Terni, ospita per la prima volta a Roma il concerto dei finalisti, che saranno accompagnati dall’Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta da Marco Zuccarini (24 maggio).
Al termine del concerto sarà proclamato il vincitore, che andrà ad aggiungere il suo nome all’albo d’oro del concorso, accanto a pianisti oggi ai vertici del concertismo internazionale, come Alexander Lonquich, Ivo Pogorelic e Herbert Schuch: quest’ultimo, oggi trentaquattrenne, ritorna l’8 febbraio alla Iuc, che lo ospitò per il suo debutto romano all’indomani della vittoria del “Casagrande” e di altri due importanti concorsi a Londra e Vienna. Esegue musiche di Janáĉek e Schubert (ricordiamo a questo proposito il suo recente successo alla Schubertiade di Hohenems).                                                             

Anche quest’anno la Iuc ospita alcuni debutti eccellenti. L’11 marzo è la volta di Gabriela Montero, la pianista venezuelana celebre in tutto il mondo per la sua mirabolante capacità d’improvvisare brani musicali di grande complessità su temi proposti dal pubblico, un’arte in cui un tempo eccellevano tutti i grandi compositori, da Bach a Liszt, ma di cui oggi i musicisti di formazione classica sembrano aver perso il segreto. Quando Martha Argerich l’ha ascoltata, ha detto: “Tu devi condividere questo dono con il mondo”; è quel che lei sta facendo da dieci anni, ma incredibilmente non si è mai esibita a Roma.
Un altro debuttante di rango è David Greilsammer, pianista israeliano ma anche direttore dell’Orchestra da Camera di Ginevra, considerato uno dei più audaci e fantasiosi interpreti della nuova generazione, come si intuisce dal suo programma fuori dagli schemi che mescola brevi pezzi di epoche diverse, dal Seicento a una prima italiana di Matan Porat (17 dicembre).
Due “incontri di solisti” ci faranno ascoltare alcuni dei migliori strumentisti italiani. Il 30 novembre si presenta un’insolita formazione costituita da due violinisti, Domenico Nordio e Francesca Dego, e un pianista, Andrea Bacchetti, che suoneranno di volta in volta da soli, in duo e in trio, spaziando da Bach a Sinding. Sono tutti e tre ben noti al pubblico romano e dunque non è necessario presentarli, ma c’è una bella novità che riguarda la Dego: la Deutsche Grammophon le ha affidato l’integrale delle Sonate di Beethoven, un grande onore per una violinista appena ventiquattrenne. 
Ancora più insolito è il concerto del 12 aprile che vedrà tre pianisti – Giorgia Tomassi, Carlo Maria Griguoli e Alessandro Stella – alle tastiere di tre “gran coda” schierati sul palco dell’Aula Magna: quest’insolito trio è stato fatto debuttare quattro anni fa da Martha Argerich nel suo festival a Lugano, dove tornano ogni anno, e da allora raccolgono grandi successi ad ogni esibizione e ad ogni pubblicazione discografica. In programma trascrizioni da Šostakovič, Debussy e Stravinskij e la prima italiana di Vaalbara di Carlo Boccadoro, scritto appositamente per loro.
Meritano una segnalazione speciale alcune orchestre da camera di grande livello, a cominciare dalla Camerata Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, formata da alcuni dei migliori elementi della grande formazione olandese, che da oltre un secolo è stabilmente nella top ten delle orchestre mondiali. Torna dopo il grande successo dello scorso anno, diretta da Giorgio Mezzanotte, con l’Idillio di Sigfrido di Wagner nella versione originale e musiche di Strauss, Mozart e Dvořák (29 marzo).
Espressione della vivace scuola ungherese, che discende dalla tradizione viennese con un quid di temperamento e virtuosismo in più è la Franz Liszt Chamber Orchestra, cui si aggiungono nel Concerto per pianoforte, tromba e archi di Shostakovich il pianista Alexander Romanovsky (un altro astro nascente del concertismo internazionale presente in stagione) e il trombettista Gabor Boldoczki (18 gennaio).                               
Ci riporta al barocco l’EUBO-European Union Baroque Orchestra che mette insieme il meglio dei giovani specialisti europei della musica barocca. Diretta da Lars Ulrik Mortensen presenta il 10 dicembre “Barock meets Baroque”, il barocco declinato alla tedesca da Bach e alla francese da Rameau e Leclair.
Ancora barocco, ma questa volta italiano, il 22 febbraio con l’Ensemble Zefiro diretto da Alfredo Bernardini. Fondato nel 1989 da tre strumentisti a fiato (per tale motivo porta il nome del dio del vento), questo gruppo è diventato un punto di riferimento in ambito internazionale per la musica del ’700 e ’800 eseguita con strumenti d’epoca. Il New York Times ha detto di loro: “… ribollente di vibrante energia… un’esecuzione spumeggiante e colorata”. 
Assolutamente fuori da ogni schema i Mnozil Brass, il più eccentrico e imprevedibile gruppo di ottoni del mondo, che affronta con lo stesso spirito Mozart e il rap, Bach e i Queen, combinando in una miscela irresistibile virtuosismo e comicità. Questi musicisti austriaci sono già famosi in tutto il mondo ma non hanno mai suonato a Roma e quindi l’8 aprile sarà la loro prima volta davanti al pubblico romano. 
Oltre al concerto di Caine e Bennink, è dedicato al jazz quello del 14 dicembre con una delle migliori orchestre italiane in questo campo, la Ials Jazz Big Band diretta dal sassofonista Gianni Oddi, cui si aggiunge la formidabile tromba di Fabrizio Bosso, punto di riferimento della musica jazz ma noto anche per le sue collaborazioni con Claudio Baglioni, Tiziano Ferro e altri cantanti pop.

Si rinnova anche per la stagione 2013-2014 la collaborazione con RAI-Radio3 che registrerà alcuni concerti della IUC. INFO per il pubblico:  tel. 06 3610051 – www.concertiiuc.it

  Redazione
(21.09.2013

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