Simonetta Bungaro

Melodia come espressione di un sistema dinamico che si propone di fare della musica un prezioso regalo alla nostra società

BUNGAROTrento-Simonetta Bungaro è il nuovo direttore del Conservatorio F. A. Bonporti di Trento.L’essenzialità che unisce capacità gestionale, passione e talento musicale …
Una Trentina alla direzione di un’istituzione Trentina di prestigio. Un vantaggio? Quanto influisce conoscere dal profondo il territorio?
Certo, è importante un rapporto di conoscenza con il contesto in cui si situa il Conservatorio, soprattutto per valorizzare le molteplici risorse che, anche dal punto di vista dell’esperienza artistico-musicale, in esso si manifestano. Penso, ad esempio, alle scuole musicali, agli enti di formazione musicale, al complesso sistema preaccademico: il Conservatorio può essere catalizzatore di una reticolarità di collaborazioni e di iniziative da promuovere nel territorio trentino, pensando inoltre che questa rete possa anche allargarsi alle province vicine per progetti condivisi. Sono indubbiamente Trentina, ma risento anche di esperienze e relazioni che mi inducono ad andare anche aldilà di questa mia naturale appartenenza, per allargare orizzonti culturali e artistici.

Cosa vuol dire orchestrare una partitura tecnico – amministrativa e burocratica che porta il nome di Conservatorio?
Significa credere nel lavoro d’insieme, nel massimo rispetto degli apporti e delle specificità dei singoli. Significa, nello stesso tempo, pensare che l’orchestrazione di un’istituzione importante come il Conservatorio implica una direzione autorevole sia nell’ambito delle relazioni interpersonali sia nel senso di una progettualità artistica che veda il Conservatorio in dialogo costruttivo e creativo con gli attori culturali-politici che operano nel territorio. Il tutto, naturalmente, nel massimo rispetto delle regole amministrativo-istituzionali, che sono pur sempre uno spartito di riferimento.

Struttura organizzativa, corpo docente, allievi, quasi le diverse sezioni di una grande orchestra. Come nasce la melodia ?
Nasce dalla responsabilità di ciascuno, e di ogni sezione, nel fare la propria parte nel migliore dei modi, con il comune desiderio di migliorare insieme. La melodia, allora, si manifesta, come espressione originale e creativa di un sistema dinamico che, nel nostro caso, si propone di fare della musica un prezioso regalo alla nostra società.

Quale è la filosofia della sua direzione?
Credere al dialogo, al lavoro in équipe, all’ amore per il proprio lavoro. Perfezionare la funzione formativa specifica del Conservatorio e per aprirlo sempre più a produzioni e collaborazioni, anche a livello internazionale.

Con la riforma i Conservatori si trasformano in Università con un triennio e un biennio che permettono di ricevere un diploma accademico con valore di laurea. Una fase di transizione in cui c’è ancora il vecchio ordinamento ma, contemporaneamente, è già in funzione il nuovo. Cosa ne pensa?
Credo che le trasformazioni anche istituzionali in atto possano essere una sollecitazione ad affrontare con intelligenza e impegno il ruolo del Conservatorio. L’accostamento all’Università può aiutarci a potenziarci nella formazione e nella ricerca, prestando attenzione sia all’innovazione sia alle grandi risorse che l’esperienza e la storia del Conservatorio ci consegnano.

Secondo lei come mai nella formazione scolastica l’educazione musicale non ha mai trovato uno spazio adeguato? E perché in Italia, rispetto all’Europa, la musica è sempre stata cenerentola?
Ritengo anch’io che la nostra scuola, a tutti i livelli, abbia trascurato l’importanza della musica nella formazione della persona. Proprio la nostra appartenenza all’Unione Europea potrebbe favorire, a partire dalla comparazione tra le diverse metodologie dell’insegnamento musicale, un graduale adeguamento dei nostri curricula scolastici, proprio per renderli capaci di assegnare alla musica il ruolo che le spetta nel sistema formativo.

Musicisti in crescendo e opportunità musicali in diminuendo. Questione di scale?
È,infatti,evidente questo difetto di sincronia. Bisogna insistere sulla necessità che risorse adeguate vengano riassegnate all’esperienza musicale e alla sua diffusione, evitando che la musica diventi dimensione elitaria e operando invece per una più ampia possibilità di partecipazione alle molteplici espressioni dell’arte musicale.

Bienni specialistici come Jazz, Nuove Tecnologie e Multimedialità, Popular Music, o il corso di Archeologia musicale esistente da soli sette anni, strategie musicali per ampliare l’orizzonte temporale del conservatorio?
L’orizzonte del Conservatorio si allarga, stando anche al passo con i tempi e con le innovazioni artistiche ma anche tecnologiche. Il nostro Conservatorio, al riguardo, presenta una molteplicità di percorsi formativi e di ricerca che non si limitano alla valorizzazione dell’eccezionale patrimonio musicale che il passato ci affida ma dà grande importanza anche alla contemporaneità, con le sue molteplici e qualificate espressioni artistiche, e anche ad espressioni del tutto innovative che preludono più decisamente al futuro.

Stage esterni con la Biennale di Venezia, l’Orchestra Haydn, la Società Filarmonica, per esempio, come nascono e quali obiettivi si prefiggono?
Nascono come esperienze di collaborazione, di reciprocità creativa, con l’obiettivo di rinforzare questa rete di alleanze, di cui il Conservatorio vuole essere promotore e sostegno.

Quanto è importante e quanto influisce il vissuto del Conservatorio nella gestione e nella programmazione del presente?
La programmazione fa tesoro di vari elementi di una prassi consolidata, che ritengo ancora positiva, ma anche di modalità innovative legate naturalmente alla mia direzione, perciò alle mie competenze e attitudini personali.

È più semplice gestire le emozioni o la musica che li genera?
Credo che le emozioni e la musica siano più grandi di noi. È necessario dar loro voce, liberando sia le emozioni che la musica da molte inibizioni, dalle manipolazioni del mercato, dall’enfatizzazione di un produttivismo che non riconosce la funzione dell’intuizione artistica.

La musica per Simonetta Bungaro fuori dal Conservatorio che ruolo assume?
Fa parte di me, nel Conservatorio e fuori…è una compagnia di fondo di cui non posso fare a meno.

Cosa ascolta quando non lavora?
Bach

Il compositore che preferisce?
Messiaen

Simonetta Bungaro in tre aggettivi
Curiosa. Tenace. Appassionata

di Antonella Iozzo©Riproduzione Riservata
                     (23/05/2012) 

 

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