Suoni che raccontano

Il Musica Riva Festival apre sotto il segno di Prokofiev e Stravinskij

pierinoeillupoRiva del Garda (TN) – La musica racconta e le emozioni inscenano visioni. È un suggestiva empatia che ci conduce al “Musica Riva Festival” che per la serata inaugurale di sabato scorso, presso il Cortile della Rocca, ha proposto“Pierino e il Lupo” di Prokofiev e “Histoire du Soldat” di Stravinskij, adattamento drammaturgico e regia di Laura Luchetti, voce narrante Andrea Bosca, accompagnamento musicale “Esemble Musica Riva Festival”.

Fiabe e storie per frammenti sonori incastonate in uno spettacolo suggestivo, una festa per gli occhi tra contrasti tematiche e strutturali che caratterizzano la musica dei due compositori russi e la padronanza scenica di Andrea Bosca, naturale eleganza tra azione e interpretazione.

“Pierino e il Lupo” di Prokofiev apre lo spettacolo sotto il segno multimediale di Laura Luchetti, il suo adattamento infatti ingloba musica dal vivo, recitazione e videoproiezioni. Una sintesi di linguaggi in un incedere fluido che la poesia di un soffio di vento. Fusioni che attraversano lo spazio acquistando valenza che infondano nello spettatore sensazioni e riflessioni. Bosca accompagna la partitura, la sua voce fluttua, varia, amplifica l’espressività dei vari personaggi che intanto scorrono sullo schermo, è una visualizzazione della favola che si dispiega sotto i nostri occhi.

L’interpretazione musicale dell’Esemble Musica Riva Festival diretta da Damiano Giuranna è un raccontare con i suoni, sottili, precisi, ora languidi, ora intensi, è un percepire ogni vibrazione dei personaggi per poi esporla nella suggestiva voce degli strumenti, tutti protagonisti di una partitura che cammina nell’immaginazione e si condensa in forme d’arte legate tra loro da artisti che celebrano la Musica.

Nella seconda parte Stravinskij: sullo sfondo di una guerra lontana, l’Histoire du soldat racconta gli inganni adoperati dal diavolo ai danni di un soldato. La vicenda favolistica che ha come protagonista, appunto, un soldato, vittima del conflitto mondiale del 1915/18, narra l’impossibilità dell’uomo di sfuggire al proprio destino. Lettura contemporanea della regia pone l’inconscio del soldato in primo piano sullo schermo quasi come controcanto al diavolo che appare e scompare continuamente. Un viaggio all’interno dell’uomo dove si animano le proiezioni del proprio io, l’istinto e la ragione portate allo scoperto da una coinvolgente interpretazione di Bosca. Fra tradizione e contemporaneità, la verve poetica della Luchetti.

La musica di Stravinskij, come sempre è straordinaria, una vorticosa scia di ritmi, timbri, melodie provenienti dai villaggi russi, risvolti folk e battute ossessiva perché è la musica della gente perseguitata ed esiliata, costretta a negare la propria appartenenza. Elementi tratti dalle più svariate provenienze fusi insieme. L’esecuzione, intensa, incisiva dipinge una tavolozza vibrante in cui la forma musicale si articola per blocchi sonori. Sono le percussioni che dominano l’orchestrazione, imperando con abilità su tutti gli altri strumenti, che portano avanti la propria individualità timbrica, mentre il violino, aspra metafora del soldato, stride emettendo ogni tipo di suono ruvido e prosciugato, e la voce del soldato ferito nel suo intimo, deluso, solo e angosciato. Una voce che acquista spessore verbale in Bosca che si è sdoppiato nei due personaggi: il soldato e il diavolo. Ha utilizzato la voce come strumento, modellandola, esaltandola, accarezzandola, ferendola nella sua loquace essenza, per poi graffiare con impeto nel monologo del diavolo. Sullo sfondo lo schermo: bianca sinfonia che sublima la tentazione nel nero profondo e riporta la coscienza nei colori sbiaditi del ricordo: foto, souvenir, oggetti di un vissuto che non ritorna, di una felicità che non si può barattare con due felicità.

 

di Antonella Iozzo©Riproduzione Riservata

                       (23/07/2012)

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