Ghost kitchen nuovo outfit dell’esperienza food

Ghost kitchen solo consegne a domicilio, non esiste una sala, il palcoscenico è casa nostra. Nulla è perduto, tutto è ancora possibile, basta crederci.

di Antonella Iozzo

Quando la creatività si allea con il cambiamento diffonde un nuovo stile di vita. La pandemia ha intaccato ogni settore nella sua struttura più fedele alla storia, alle abitudine, alle convenzioni, su tutte la ristorazione. Avete mai sentito parlare di ghost kitchen? E’ il nuovo outfit dell’esperienza food, ovvero consumare cibo a casa con piatti realizzati da importanti chef.

Piatti gourmet ideatati e creati per essere consumati a domicilio. Alta qualità dei prodotti, alta professionalità garantita da chef di un certo livello e la passione del food lover che non vuole rinunciare a vivere ad un momento esperienziale unico: sentirsi trasportati in un mondo carico di sapori e profumi rimanendo a casa proprio per scelta o per esigenze generate da situazioni non dipendenti dalla propria volontà.

L’ambiente casalingo, il calore domestico, l’agiatezza familiare, a ciascuno la descrizione che più si addice, per fermare l’attimo nella propria cucina o sala da pranzo capace di evitare un viaggio introspettivo che rivela il desiderio di vivere il reale di un ristorante in grado di offrire arte dell’ospitalità e savoir – faire.  Felici di nasconderci dietro un falso sorriso ben corredato da un make up studiato per sottolineare quella felicità allusiva del “Si, sto bene, andrà tutto bene…” Ci accingiamo ad un brindisi che apre le porte all’evento più heart’s home che esista.

Ecco allora che la ghost kitchen con i suoi piatti calibrati da talento e tecnica funambolica intreccia ingredienti eccellenti per piatti capaci di resistere a quegli istanti interminabili del traposto e a quell’attesa che necessariamente deve preservare l’essenza della composizione. Nulla è perduto, tutto è ancora possibile, basta crederci.

Si, basta credere ad un’emozione sospesa tra un piatto gourmet, al quale chiediamo di esprimere tutte le sue potenzierà, tutta la filosofia e il talento dello chef, e la realtà del momento, atta di “istruzioni per l’uso” come riscaldare a temperatura indicata o cuocere per pochi minuti, per poi cimentarsi in una presentazione capace di creare anticipazione gustativa grazie agli accorgimenti che troviamo nel packaging. A metà fra clienti e sous chef viviamo l’alternativa di una sala da ristorante convinti che questa sia la nuova era, la nuova rivoluzione della ristorazione. Ma l’obiettività del nostro pensiero sussurra altro, una semplice consolazione: una calda coperta che tiriamo su per non vedere il baratro dove stiamo per cadere. Sul borderline la gost kitchen accende i suoi fornelli tentando di salvare il gusto agrodolce della vita.

Con la ghost kitchen solo consegne a domicilio, non esiste una sala, il palcoscenico è casa nostra. E se   l’imprenditore può contenere le spese, inerenti alla sola cucina e consegna dei piatti, gli ospiti diventano clienti che ordinano telefonicamente e pagano solo a consegna effettuata, in contanti o con POS. È la rivoluzione del vivere in modalità quasi App., limita i contatti a vantaggio della sicurezza, abbatte i costi e semplifica la gestione, ma ci si dimentica di vivere la materia implosiva dell’universo con la sua umana poesia mista ai movimenti della ragione. Tra speculazioni filosofiche, intellettuali e scale diatoniche del sistema economico-finanziario, preferiamo inebriarci degli effluvi di una cucina gourmet nel rassicurante limbo di una confort zone che chiamiamo casa e ci protegge dall’ignoto. Ma potrebbe essere solo una piattaforma per proteggerci da noi stessi… troppo artificioso? Meglio innervare le sinapsi con la ghost kitchen.

 

di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
                  (09/02/2021)

 

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