OperaWine 2018. A tribute to USA che premia il vino italiano

OperaWine 2018, a tribute to USA. Una storia, un legame, un passato, quello italo-americano, sottolineato da un concept grafico d’appeal, ed è l’urbana essenza che indossa la pulsazione del vino in tutte le sue forme.

di Antonella Iozzo

Verona – A tribute to USA, the OperaWine 2018 celebra il primo partner enoico dell’Italia. L’anteprima must di Vinitaly veste Palazzo della Gran Guardia, nel centro storico di Verona, con la versione più cool e vintage del sogno americano stilizzato in iconica versione street art quale tributo a Shepard Fairey, l’artista che ha firmato la campagna elettorale di Obama nel 2008. Vinitaly e Wine Spectator.

A chill USA in the air che diventa scenografico allestimento nell’essenzialità della forma e dei colori, bianco, rosso e blu, of course. Una storia, un legame, un passato, quello italo-americano, sottolineato da un concept grafico, da una rivisitazione stilistica d’appeal che riflette l’american dream mutatosi in successo, in realtà consolidata da un mercato che premia la qualità del vino italiano.

Restyle in tema anche per il catalogo, ogni pagina una locandina pubblicitaria che focalizza l’attenzione sulla bottiglia e ne flette le coordinate in un glam effect hollywoodiano rigorosamente essenziale e retrò moderno.

È l’urbana essenza che indossa la pulsazione del vino in tutte le sue forme per battiti di nuova tradizione e che diventano coesione sociale, dinamismo economico, qualità. Alla conferenza stampa presenti Maurizio Danese, presidente di Veronafiere, Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, Stevie Kim Managing Director di Vinitaly International, Sebastiano Musso, Regional manager Nordest di Unicredit, Thomas Matthews editor senior di “Wine Spectator, Alison  Napjus.  Ospite Gina Gallo di Gallo Winery, a Verona per ricevere in nome della famiglia il Premio Internazionale Vinitaly.

Italia e Stati Uniti divengono tessuto connettivo di un mercato in continua crescita, infatti, gli USA continuano ad essere trainanti per l’export italiano di vino, si prevede infatti una crescita del 22,5% in cinque anni, secondo il focus Paese di Vinitaly/Nomisma Wine Monitor “Il futuro dei mercati, i mercati del futuro: Italy first in America?”. Numeri che amplificano le prospettive e determinano nuove scenari, e al contempo inducono a innovare l’immagine dell’Italia enologica offrendo ai buyer e agli operatori di settore sempre nuovi e stimolanti concept che nascono dall’entità del nostro territorio per svilupparsi in lungimiranti traiettorie innervate dal valore Italia.

Legame sottolineato dalle 45 copertine dedicate all’Italia in 40 anni di “Wine Spectator”, ad iniziare dal 1978, con una copertina, dedicata al Chianti che ritorna nel 2018 con la cover story dedicata a Bolgheri. Ma duranti i 40 anni molti sono stati i produttori italiani suggellati in copertine simbolo: Antinori, Gaja, Allegrini, Farinetti. Ornellaia.  Durante la conferenza stampa sfilano in sequenza su uno schermo, quasi una storytelling sulla cultura, il vino e il cibo, un lifestyle che da sempre conquista il cuore degli States.

Quasi un Grand Tour in Italia attraverso le copertine di Wine Spectator. Tasselli di un mosaico che veicolano il paesaggio e chi lo custodisce nel fil rouge della passione e della qualità mettendo in risalto la varietà, la diversità, il valore storico delle cantine regione per ragione. Un patrimonio che ha fatto innamorare molti personaggi famosi che hanno voluto creare proprio in Italia la loro realtà vitivinicola come Sting in Toscana o Carole Bouquet, presente in questa edizione, che ha comprato una proprietà in Pantelleria, La Serraglia, dove produce un grande passito.

100 Great Producers di cui 13 selezionate per la prima volta: Quintodecimo, Gravner, Mamete Prevostini, Bortolotti, Nino Franco, Leone de Castris, Pietradolce, Serraglia, Tenuta San Leonardo, Boscarelli, Tenuta di Trinoro, Maculan, Marchesi di Barolo. È l’Italia del vino che cresce e trionfa per memorables portraits sul sentimento enoico che innerva la nostra orografia. Un’opportunità di altissimo livello per i produttori selezionati, un mondo in scena, quello della biodiversità italiana, per i buyer.

OperaWine 2018, the Wine tra business, lifestyle and passion for the quality. White, red, bubbles, i nomi che hanno fatto la storia del vino italiano, i vini che celebrano la storia di ogni singolo produttore e di ogni singolo territorio. Parterre d’eccezione, dove troviamo la classe senza tempo di Bertani con Amarone della Valpolicella Classico 2008, la tradizione votata in perlage di Ferrari con il Brut Trento Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2000, in armonico accordo con l’eleganza Ca’ del Bosco, Franciacorta Cuveè Annamaria Clementi Riserva 2005.

The OperaWine 2018 Grand Tasting che proclama le sue meraviglie e attrae l’attenzione con la preziosità di un lavoro meticoloso che punta dritto alla qualità, Elena Walch con Alto Adige Bewond the Clouds 2015, una filosofia, uno stile, un’entità scritta nel loro nome.

Vini come sinergie nel cosmo che determinano vibrazioni di mercato e decantano il successo di chi ci regala in ogni sorso la propria vita distillata in passione e tradizione, lungimiranza e fedeltà al territorio, Allegrini e naturalmente Amarone della Valpolicella Classico 2012. È l’Italia del vino che accende le proprie stelle e sotto il cielo di Toscana brilla Banfi con il Brunello di Montalcino Poggio alle Mura 2012, Biondi Santi con Brunello di Montalcino Tenuta Greppo Riserva 1997, Tenuta San Guido con Bolgheri -Sassicaia – Sassicaia 2004, San Felice Chianti Classico Poggio Rosso Gran Selezione 2013, Petrolo Toscana Galatrona 2011.

È una promenade che rivela produttori capaci di centrare obiettivi di qualità in calici dal perfetto equilibrio tra dedizione e innovazione, now sotto i riflettori di OperaWine 2018. Buyer, giornalisti, operatori, soddisfatti e rapiti dal racconto che ogni sorso rivela. Un vortice in ascesa dove ritroviamo Feudi San Gregorio con Taurasi Piano di Montevergine Riserva 2011, Gerardo Cesari con Amarone della Valpolicella Bosan 2001, Tedeschi con Amarone della Valpolicella classico Capitel Monte Olmi 2007, Masi e il suo Amarone della Valpolicella classicoSerègo Alighieri Vaio Armaron 2006.

Ripercorre le proprie origini con un vino, ritrovare la propria verità e comunicarla con ogni singolo sorso, forse, è la soddisfazione più gratificante per un produttore e crediamo che San Leonardo con Vigneti delle Dolomiti Red San Leonardo 2011 ne sia l’espressione più completa e profonda.

Face to face con OperaWine 2018 ovvero face to face con il mondo del vino italiano. Scrupolosa cura per i dettagli, grande sensibilità interpretativa, tradizione e innovazione tratti distintivi di un concept che rende ogni produttore massima espressione qualitativa nella sua personale declinazione. Ed è come vivere il contemporaneo del vino in un sorso di storia quella dei Marchesi di Barolo con Barolo Sarmassa 1998.

Dietro ogni vino il credo di uomini che hanno saputo valorizzare il territorio e creare l’eccellenza. Uomini che con il coraggio delle loro scelte hanno cambiato il corso della storia, reinventano le linee guida del marketing, innovato il sistema business, veicolato pulsioni, umori, mode. Tendenze che hanno e che continuano a riempire le pagine della stampa non solo quella specializzata, amplificato il dibattito easy e glam, tecnico e speculativo sulle varie forme del vino tra mercati e incoming, export e winestyle.

Se i produttori sono versatili, il vino è segno indelebile del loro DNA e quello di Gaja, ha fatto discutere, aperto dibattiti, narrato la sua personale visione del vino. Una realtà di fatto, condivisibile o meno, esuberante, lontano dai luoghi comuni. Potremmo riempiere pagine sulla storia della modernità di Gaja, possiamo creare una nuova sintassi economico- produttiva per installare iperbole pro o contro l’icona Gaja ma la fine e acuta intelligenza dell’uomo Angelo Gaja, non cede o cade nella provocazione o nell’ego da copertina, lascia la parola ai suoi calici

Basta un assaggio, un sorso di Gaja Barbaresco Sorì Tildìn 2013 a redimere l’umano desiderio di creare o distruggere miti e leggende. Siamo a OperaWine 2018, tutto scompare, rimane l’assoluto. Non un temporale di emozioni, ma un’ascia affilata di lucida passione intellettiva squarcia ogni dilemma, ogni speculazione pseudo intellettiva o filosofica. Il giudizio della critica, lo stupore del winelover, l’occhio del business, il glamour del lifestyle sono superflue, improvvisamente prive di senso. Rimane Gaja voce inimitabile e impareggiabile di una mente entrata nelle viscere del terroir e rinata vini Gaja. OperaWine 2018 è anche questo o forse soprattutto questo.

www.operawine.it

 

di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
                  (20/04/2018)

 

Bluarte è su https://www.facebook.com/bluarte.rivista e su Twitter: @Bluarte1