Poggio Rosso Restaurant. Alchimia Gourmet

Il Borgo San Felice rivela il suo cuore gastronomico più raffinato con il Restaurant Poggio Rosso dove lo Chef Alessandra Zacchei, delizia i suoi ospiti con maestria e creatività over the top. 

di Antonella Iozzo

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Ristorante-Poggio-Rosso-Borgo-San-Felice

Castelnuovo Berardenga (SI) – C’è qualcosa di magico in un soggiorno al Borgo San Felice situato nel comune di Castelnuovo Berardenga, a pochi chilometri da Siena, è come attraversare il tempo nella fascinazione del passato e scoprire gli accordi melodici dell’ospitalità e le nuance contemporanee dell’efficienza e della professionalità.

In questo paradiso immerso nella campagna toscana il Borgo San Felice rivela il suo cuore gastronomico più raffinato con il Ristorante Poggio Rosso dove lo Chef Alessandra Zacchei braccio destro dello Chef Francesco Bracali, due stelle Michelin, delizia i suoi ospiti con maestria e creatività over the top. La consulenza di Braccali è il plus di un simbiotico dialogo sulle corde della perfezione, naturalmente quelle del Poggio Rosso.

Suggestiva scenografia dell’ampia terrazza tra la quiete musicale della piscina, note cromatiche del pianista e l’intima eleganza di ogni dettaglio, quasi una sala accarezzata dalle luna nella profondità del crepuscolo. Questo il palcoscenico nel quale l’ospite è accolto da un servizio attento, preparato, discreto, capace di entrare in sintonia con il mood di ogni singolo commensale.

Ouverture di sapori che inizia con “Tonno del Chianti, crema di zucca, piselli e nocciole tostate” amuse-bouche che stupisce già dal nome, tonno del chianti, ovvero sfilacci di suino che ben si amalgamano alla dolcezza della zucca per poi tessere trame di profondità gustativa nella croccantezza dei baccelli di piselli e delle nocciole tostate. Nel calice Cervaro della Sala 2013, Antinori, leggera poesia di fiori bianchi che s’integra alla freschezza del piatto e rilascia piacevolezza al naso come al palato.

risottoCreatività, gioco di contrasti, rimandi sensoriali che incidono la materia prima con grazia e rispetto e rinascono opere d’arte, quadri d’autore, impressioni che ci rimandano a Kandinskij per poi invitarci alla danza del gusto, ci troviamo davanti alle “Tagliatelle di seppia cotte a bassa temperatura con insalatina di cetriolo alla menta e anguria, crostini di pane nero, salsa di yogurt e gel di lime”. Una festa d’estate dove la delicatezza soave delle tagliatelle è punteggiata da tocchi di colore, gocce di verve creativa nelle note della menta, del cetriolo, dell’anguria. Ritmo contemporaneo che titilla il desiderio e si apre al senso estetico di un’arte culinaria fatta di abilità tecnica, inventiva e conoscenza della materia prima.

Il viaggio gastronomico ci conduce ad una seconda sosta “Sfogliatina con alici, crema di bufala, terrina di pomodori semi-confit e gelato al balsamico”. Una scultura sonora che pulsa di impeto ed evoluzione gustativa. Tutti i contrasti sono armonici sequenze di stile, esplosioni di opposti che s’integrano vicendevolmente, l’acidità dei pomodorini, una mattonella in rosso per un brivido freddo di passione, la calda delicatezza delle alici planata dalla cremosità avvolgente, il croccante delle chips di melanzane e l’intensità del gelato, questione di feeling.

Proporre piatti che nascono dall’anima e dall’impegno, dalla qualità assoluta e dalla consapevolezza che la conoscenza, lo studio, la manualità in cucina sono i capisaldi di una cucina che comunica l’evoluzione di un cuore anche ama la tradizione, la semplicità. Che sia quello dello chef Zacchei? Qualcosa anzi il menù mi dice di sì. E proseguiamo con due primi piatti nel segno del classico rivisitato: “Gnocco con pesto di basilico, tonno marinato e polvere di liquirizia” e “Risotto con bavarese di peperoni, querelle di baccalà, polvere di cumino e germogli di piselli”. Intenso e deciso il primo, avvolgente ed elegante il secondo. Le cotture, dello gnocco e del riso, sono perfette, la consistenza, una nuvola corporea. All’irruenza dello gnocco, dovuta al rilancio del basilico e della liquirizia, il risotto risponde con la nota acida e forte del peperone, la delicatezza del baccala e il gusto dolce – amaro del cumino, caratteristiche perfettamente bilanciate che aprono il respiro e conferiscono carattere finale.

In abbinamento Vigorello IGT Toscana, 2010, naturalmente, San Felice, sangiovese e cabernet sauvignon, per un’ottima persistenza, un’eleganza particolare e una rotondità che lascia trasparire a poco poco i tannini, i profumi terziari, la profonda elegia rilasciata da questo prezioso nettare.

dessertLuigi Clesceri, reataurant manager, coadiuvato dal suo staff, orchestra il tempo, cadenza le pausa, intervalla passaggi di composita loquacità, a momenti di pura cura dell’ospite. Armonia è la parola d’ordine, anche nel servizio.

Confluenze di idee e creatività che assumono le forme tangibili della “Lombatina di agnello, insalata croccante di sedano, gel di acciughe, composta di rabarbaro e spuma di parmigiano” e del “Maialino da latte con crema di aglio, bietole del nostro orto saltate, brunoise di melone e polvere di caffè”. Sono piatti che sfoggiano un naturale equilibrio, che richiedono tecnica, ma anche creatività. Sono piatti che permettono all’ospite d’interagire, di “giocare” con i sapori e cercare le corrispondenze in una partitura culinaria che si rinnova continuamente. È così che l’agnello dalla tenerezza disarmante esulta nel riverbero delle acciughe per poi trovare tepore nella spuma. Sapori bilanciati anche per il maialino da latte che prende vita nella sensualità celata del caffè e nella dolcezza del melone, dualismo cromatico per un’esplosione di sapori che partano dalla natura.

Rosse e infuocate vibrazioni di Chianti Il Grigio Gran Selezione 2011, San Felice, frutto di un’accurata scelta del migliore Sangiovese operata nei vigneti dell’azienda agricola, si elevano dal calice in buona struttura, morbidezza, aromaticità, come per celebrare l’abilità dello chef Alessandra Zacchei.

Ogni presentazione un opera d’arte curata nei più piccoli dettagli, che prende forma nella ceramica dei piatti. Geometrica estensione del bianco: rettangoli, quadrati, curve, nella texture materica o liscia del bordo ma sempre e comunque in linea con il contenuto.

La serata gastronomica è sublimata da pennellate di dolcezza che richiamano la purezza dei sapori, iniziando dal pre –dessert, una meravigliosa sinfonia tra cioccolato bianco, aringa e frutto della passione. Estensione acida che flette e riflette la pulizia cartesiana sei sapori e prepara il palato per i due dessert: “Limone e camomilla, semifreddo al limone e limoncello in leggera panatura, gelatina di camomilla, sorbetto di lattuga e dressing al lampone” e “Percorso sui frutti di bosco: cremoso alla fragola, sorbetto di mirtillo, gelatina di ribes e spritz alle more di rovo”.

Candore e riflessi di luce, setosità e candida grazia modulata in essenza di freschezza per Limone e camomilla, romantica e solare implosione di gusto in sfumature di rosa dal più acceso al più lieve, per sedurre nella gioiosità di una passeggiata nel bosco. La frutta, gli aromi, gli estratti, ogni ingrediente è riconoscibile, in lirico accordo, in naturale contrasto. Tutto sulle note ambrate del San Felice in Pincis Vin Santo del Chianti Classico.

 Interazioni di sapori nate dall’abilità tecnica, dall‘estro, e dalla passione di una giovanissima chef con un solido background dove spicca l’incontro con Francesco Bracali. Un rapporto in crescendo che genera nuova linfa creativa, nuovi stimoli, nuovi orizzonti da esplorare.

Hotel Borgo San Felice
Telefono 0577/3964 Fax 0577/359089
Località San Felice- 53019 Castelnuovo Berardenga (Siena)
http://www.borgosanfelice.it/

 

di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
                  (11/09/2015)

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