Storia e sapore, il Trentino Doc Vino Santo

Alla 77ª Mostra dei vini del trentino il passito dei passiti, poesia di frutti che maturano, essiccano e si elevano in un canto che coniuga tradizione, passione e paesaggio.
di Antonella Iozzo

Trento-Vino-Santo-byLuongo-2013Trento – Il fascino del vino, la seduzione del Vino Santo Trentino. Alla 77ª Mostra dei vini del trentino, tra le varie degustazioni in programma il Trentino Doc Vino Santo, con Maria Grazia Brugnara di Accademia d’Impresa (CCIAA di Trento) e l’enologo Andrea Faustini , ha aperto le porte del tempo invitandoci ad entrare fra le sue anse per scoprire l’etera dolcezza del Vino Santo Trentino, frutto di una tradizione centenaria.
Le straordinarie emozioni che si percepiscono degustandolo ci riportano tra antiche pagine di storia dove un cronista del Concilio di Trento descriveva già nel secolo XVII questo vino, considerato anche una sorta di medicinale, corroborante e rinforzante nelle diete dei convalescenti, come “raro, amabile e pettorale”.

Oggi è “il passito dei passiti”, poesia di frutti che maturano, essiccano e si elevano in un canto che coniuga tradizione, passione e paesaggio, infatti è la Valle dei Laghi il luogo d’eccellenza, dove si coltiva il vitigno autoctono Nosiola dal quale si ricava il Vino Santo Trentino. Un luogo dove gli elementi naturali, vibrano tra gli effetti positivi del clima, dove il sole diventa quasi mediterraneo, dove i piccoli laghi di origine glaciale sono lambiti dalla vicinanza del Garda. Incontri ideali per i grappoli spargoli quelli cioè con acini radi provenienti da vecchi vigneti posti in pochi e distinti appezzamenti, i soli adatti alla produzione di questo prezioso nettare. Bacche che danno il meglio di sé grazie anche, una volta raccolte, ad una costante ventilazione garantita tutto l’anno dalla cosiddetta “Ora del Garda”, il caratteristico vento che soffia dal vicino lago di Garda.
Storia e sapore in una degustazione raffinata che comprendeva quattro diverse annate di “Arèle” Trentino DOC Vino Santo della Cavit di Trento.

S’inizia con il 2000 ed è il naso a regalarci le prime sensazioni con profumi dolci di miele albicocca essiccata, il suo colore quasi squillante sembra contrastare con quello più ambrato del ’98, molto più intenso ed equilibrato che ci avvolge per la mineralità e la sua cremosità. Si prosegue con l’annata ’97, considerata la migliore per le condizioni climatiche che la caratterizzarono quell’anno, infatti primavere piovose, gelate tardive, se influiscono negativamente sul nostro umore e se per la maggior parte delle coltivazioni sono dannose, per il Vino Santo rappresentano le condizioni migliori. Concludiamo con l’annata ’95, pennellate di eleganza, note eteree, retrogusto molto persistente. Sfumature dorate e limpide avvolgono i profumi, il palato decanta gli aromi, è una evocazione che concilia gli umori, che favorisce la meditazione, un invito a indossare la musicalità assopita in fondo all’anima.
Con queste note lasciamo Palazzo Roccabruna ai suoi visitatori che continuano a fluire numerosi.

di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
                  (27/05/2013)

Bluarte è su https://www.facebook.com/bluarte.rivista e su Twitter: @Bluarte1