Io So Cosa Stò Inseguendo

Io So Cosa Stò Inseguendo

Vita nel respiro dell’emozione

Ravizzotti_ISCSIMonza – “Io So Cosa Stò Inseguendo” è l’opera che l’artista Giuseppe Jo Ravizzotti, ha donato all’Università degli Studi di Milano Bicocca, Facoltà di Medicina e Chirurgia. La presentazione e inaugurazione dell’opera, lunedì 19 settembre  è stato un evento che mentre si evolveva rivelava l’impegno e la sensibilità di personalità intellettive, quali il Rettore Prof. Marcello Fontanesi e il Preside della Facoltà Prof. Andrea Stella, che hanno saputo interagire con la creatività artistica, dandogli concreto valore  attraverso un progetto che trasmette il senso di poter e saper vivere  l’armonia delle bellezza ogni qualvolta il nostro sguardo, perso nella frenetica corsa quotidiana,  si posa sul segno dell’Arte .

Arte, Arte contemporanea in continuo divenire che si esprime in contesti e momenti eterogenei, ovviamente nelle gallerie, nei musei ma anche in luoghi di solito non deputati all’Arte, come le strade davanti agli occhi dei passanti, e perfino attraverso il corpo.

Si manifesta sulle tele, mediante l’uso del colore e del non –colore, ma anche con il metallo, la carta, il legno, con gli stracci, la plastica o semplicemente attraverso l’azione, il movimento.

Comunica la realtà esteriore e quella interiore, lo stato onirico  e la quotidianità.

È un linguaggio straripante d’energia, impossibile da definire capace di coinvolgere fino all’estremo l’artista stesso, sempre più provocato dal reale contingente, ed è all’interno di esso che egli vuole cercare la verità da esprimere poi nell’opera non necessariamente attraverso rappresentazioni realistiche, ma tramite un linguaggio nuovo che si esprime con linea, forma e colore. 

Siamo negli anni 50 e questa nuova tendenza prende il nome di informale, nome dato dal critico francese Michel Tapiè. Nasce la non forma, l’indefinito, l’evasione assoluta da qualunque categoria razionale. Colore e segno non hanno altro scopo che alludere confusamente ad un intricato ed indefinito germogliare di vita.

Nel background dell’informale vi sono diverse variazioni: il segno ed i colori violenti dell’espressionismo nordico, il nuovo senso dello spazio non più prospettico, il surrealismo che trascrive in modo automatico le pulsioni dell’inconscio ma è l’Action painting proveniente dall’America ad influenzare in modo determinante il movimento europeo.

Gesto, gestualità, pittura gestuale capace di mettere in luce la furia creativa che passa attraverso il pennello del pittore, la pennellata di conseguenza, diventa inscindibile dall’attimo che l’ha provocata, riportando lo spettatore fuori dal quadro, al momento dell’azione.

L’opera nasce da un processo d’improvvisazione psichica, non si tratta più di rappresentare un tema figurativo ma di creare un opera davanti alla quale, tramite il contatto epidermico, ci si accorge a poco a poco di perdere terreno e che si è chiamati ad entrare in uno stato di estasi o di tormento, di lucido delirio o di emozionalità controllata perché una tale opera porta in se un’autentica proposta d’avventura, un richiamo verso un qualcosa di assolutamente sconosciuto di cui è impossibile predire l’esito futuro.

In questo contesto s’inserisce l’artista Giuseppe Ravizzotti e la sua opera “Io So Cosa stò  Inseguendo”: estrema espressività preludio a vere e proprie poetiche informali che lambiscano la nuova coscienza del reale capaci di caratterizzare le avanguardie storiche e ridisegnare con una sintesi personalissima l’attimo che brucia sotto la pelle della creatività, un linguaggio soggettivo carico di valenze vitalistiche. Ravizzotti, quindi è una personalità artistica vicina all’action painting di J. Pollock e all’interpretazione pittorica dell’espressionismo astratto di M. Rothko, De Kooning, Sam Francis.  Ciò che vuole comunicare Ravizzotti con i colori, il gesto, la materia sono le proprie emozioni, le gioie e le sofferenze che da “dentro” escono prendendo forma attraverso il dipinto.  Scava nella propria anima, nel proprio sub inconscio e trasferisce sulla tela l’invisibile, creando enigmatici e sconvolgenti capolavori. È come se Ravizzotti durante la creazione vivesse all’unisono con la stessa in modo quasi inconsapevole. Vi è uno stato di pura armonia, di equilibrio fra dare e avere e ogni gesto, diviene danza, coreografia che pulsa nello spirito sciogliendosi dalle catene del corpo per librarsi nell’aria in improvvisazioni visivi dal forte impatto.

Giuseppe Ravizzotti (JO) nasce a Vignale nel 1960. Oggi risiede a Caltignaga dove lavora e crea nel  “Laboratorio Delle Macchie” della sua casa-studio.  Luogo dove, riprendendo la sua definizione “prendono forma le mie emozioni ed i miei pensieri. dove quanto si trova nell’anima fuoriesce per trovare lo spazio dove fissarsi, nel tempo.

dove l’impalpabile diventa reale materia attraverso i gesti delle mani, i movimenti delle braccia guidati dal cuore e dall’anima.”

Ravizzotti continua come i grandi maestri dell’espressionismo astratto ad  elevare l’atto creativo a contenuto espressivo, spostando l’attenzione dall’idea, che nasce dalla mente dell’artista e si fissa su tela, al gesto che originando l’opera si fa tutt’uno con essa e diviene quindi contenuto imprescindibile dalla forma.

“Io So Cosa Stò  Inseguendo”, così recita il titolo della sua opera e l’istante sembra vivere nell’eternità impressa su tela da quel gesto vigoroso e sicuro che pulsa internamente implodendo in una struttura armonica essenziale all’interno della quale sensazioni, pensieri e rigurgiti d’esistenza come melodie, accordi e incastri di strumenti compongono una partitura che si costruisce solo suonando. “Io So Cosa stò  Inseguendo”, jazz. Jazz nel tono dissonante della pulsione, dei sentimenti, dell’io che urla la sua furia è da questo ritmo lacerato, ma carico di pulsione vitale si sviluppa la massima intensità timbrica dell’atto creativo. Impeto trascinante quel senza forma che innerva l’intero lavoro.

“Io So Cosa Stò  Inseguendo”, un articolato contrappunto con lo sfondo, sensibilmente espressivo in ogni sua parte. Un’architettura di suoni e colori che vibra nell’occhio dello spettatore istillando pensieri come sensazioni che trasudano il senso del divenire. Impalpabili relazioni di fondo, movimenti, musica interiore e gesti quasi, oseremmo dire, un processo spirituale che dilata la percezione e amplifica l’invisibile, profondità portata in superficie da Ravizzotti con estrema sensibilità.

Immediato, infinito slancio che precipita nel momento storico come una vera e propria rinascita della pittura attraverso l’estro creativo. Fervida inspirazione capace di mettere in scena un’astrazione espressiva in grado di rendere visibile i regni interiori, evocando la forze esplosive della vita.
Poi, emozione. Emozione come elemento stilistico, emozione come espressione di un sentimento, emozioni come estasi che trafigge il pennello passando dal giallo, all’arancio, al viola per straripare nel cuore del dipinto il bianco che avanza e gradualmente si disperde nel groviglio di tensioni che concorrono in uno spazio reale o immaginario e che è poi lo spazio della tela.

“Io So Cosa Stò  Inseguendo”, le sfere più profonde dell’io si dispongono come possenti effluvi sulla superficie della tela, l’opera si anima, pulsa,  danza. Il nostro occhio è rapito da questa improvvisazione che fende le  fibre della sua sostanza  e ricompatta lo spazio con vibranti e dense pennellate.

È un contatto epidermico al limite della vertigine, è un toccare con le palpebre il corpo dell’astrazione, è un fuggire via per restare nel preludio di un’implosione emozionale che scorre nel colore, alludendo ad un intricato e indefinito germogliare di nuova vita. Una vita al di fuori di essa. Forza propulsiva espressa da una sequenza di gesti che seguono e si susseguono trascinando con se l’essenza creativa di Giuseppe Ravizzotti.

di Antonella Iozzo©Riproduzione Riservata

 Articoli Correlati: Giuseppe Ravizzotti. Tensione Creativa

Bluarte è su https://www.facebook.com/bluarte.rivista e su Twitter: @Bluarte1