Anish Kapoor

 

 

ANISH  KAPOOR  

 Musica infinita si estende silenziosa

generando partiture cromatiche

 

 

 

AnishKopperMonaco – Spazio, materia, colore nell’amplesso cosmico del tempo, precipitano nel vortice delle emozioni primordiali, è una condizione estraniante, disarmante, spaesante, che apre le porte del vuoto, attraversa le dinamiche, le prospettive, i punti di fuga in un risucchio di coscienza al quale l’Arte ha dato la sua forma. E’ la mostra “Svayambh” di Anish Kapoor pressola Haus der Kunst di Monaco, fino al 20 gennaio.

Il titolo della retrospettiva prende il nome dall’istallazione creata appositamente per quest’esposizione, Svayambh appunto, che deriva dalla lingua sanscrita Svayambhu(v) e significa autogenerato.

Un unico blocco di materia alto quasi due metri e dall’intenso colore rosso sangue si muove su rotaie lentamente, quasi impercettibilmente, lasciando al suo passaggio tracce della materica composizione, vaselina, cera e pittura. Impossibile rimanere passivi, insensibili, estranei, la vita scorre a sussulti. Dentro, la voce calda della materia, fuori sulla pelle, un sussurro, la tensione emotiva rivestita di meraviglia. La ricerca di Kapoor si orienta intorno all’uomo e alla sua esistenza in un paesaggio neutro, che pone il confronto fra il se e la paura, l’ansia, l’impotenza del se dinanzi al potere, come si percepisce dalla parole dello stesso artista, è una lettura intima e riservata, un’indagine sul rapporto con la propria estraneità a contatto con territori reali nell’evoluzione delle sensazioni provate dinanzi a tale opera, sensazioni che entrano in comunicazione con il pensiero, nel frammento mutante catturato dallo sguardo.

Materia: densa, silenziosa, pastosa concentrazione d’impulsi, magma racchiuso nel presente vissuto, sostanza, tessuto, massa corporea che ci investe in pieno, ed il vuoto s’impossessa mentre il respiro ci attraversa.

L’opera occupa l’intera ala est del museo, dialogando con lo spazio architettonico in perfetta armonia. Una sola linea guida si snoda tra vortici, ellissi e curve, sono i precedenti lavori di Kapoor qui esposti come “Yellow”, 1999, in cui perdersi e come sentire echeggiare l’acuto suono del giallo nella distonia delle nostre impressioni. Quella di Kappor è un arte che ci sentiamo addosso, che penetriamo, che viviamo, è un’Arte tattile in cui l’occhio si affida alla silhouette degli oggetti seguendone progressivamente i contorni per scoprirne i risvolti, le variazioni, gli effetti sul nostro corpo e sul nostro inconscio. E’ un risveglio dei sensi nello specchio dell’Arte, che conduce alle lame ondulate di acciaio di “S-curve” 2006 o di“S-curve” 2007, in cui viene riflessa la nostra immagine procurando sensazioni al limite dell’illusione ottica. Dalle linee sinuose alla persistenza della vita nella materia del colore di “To reflect an intimate part of the red”, 1981.

Tra le corde assopite dell’universo la musica infinita si estende silenziosa generando partiture cromatiche nella fibra della materia vivente, crepe, squarci, dilatazioni nei tessuti molli rigonfi di vita, “Archaeology and Biology” 2007, compenetrazione nello spirito della terra.

Lo spazio, l’ambiente, l’architettura dei luoghi offre ad Anish Kapoor “materia” sulla quale lavorare, creare, ridisegnare i confini invisibili procurando quelle indeterminate situazioni che si inabissano nell’animo umano, su questa traiettoria si pone il suo progetto di ristrutturazione di una stazione della metropolitana di Napoli: una gola avvolge, risucchia le scale mobili ed il passeggero si sente prigioniero della tensione che sale.

di Antonella Iozzo © Produzione riservata
02/01/2008

Immagine:
” Svayambh” di Anish Kapoor – Monaco 2008 – Foto Archivio Luongo

 

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