Störenfriede

 

 

 

Gli Enfants Terribles dell’avanguardia

La parola chiave della mostra è provocazione

 

 

 

Linz – “Facinorosi – Gli Enfants Terribles dell’avanguardia – da Makart a Nitsch”, è la mostra con la quale il  Lentos Museum of Modern Art di Linz fino al 18 Maggio 2008, presenta la sconvolgente esistenza artistica dei “facinorosi” austriaci dalla fin de siècle all’ Actionism.

Sotto la luce abbagliante della falsità, dietro i mutamenti esteriori e gli sconvolgimenti di una società cieca e alla deriva, dove l’apparenza è la regola fondamentale, si vive la menzogna della vita. In questo clima “l’arte nuova” che penetra il territorio , che scava nel profondo, che riporta in superficie la vacuità e stimola lo spettatore ad intraprendere strade nuove, ad esplorare il futuro abbandonando la certezza del passato, ormai decadente, è vista come qualcosa di sconcertante.

In mostra, alle opere di Oskar Kokoschka, intense, drammatiche, dalla linea fortemente espressiva e provocatoria, si affiancano i lavori di Anton Romano. L’ispirazione, modellata dalla reazione, sembra essere il filo conduttore che si agita sulla tela di entrambi, uno stimolo simbiotico che genera il delirio dell’espressività.

La parola chiave della mostra è provocazione e la risposta del pubblico alle opere di Hans Makart lo conferma. La forma della sensualità, la materializzazione dei colori, l’evaporazione dell’erotismo, piegato in languidi sussulti di desiderio, il disinibito comportamento femminile evidente in opere come “Donna giapponese” dichiara aperto un aspro dibattito, che raggiungere l’apice intorno al 1900 quando i dipinti di Gustav Klimt per l’Università degli Studi di Vienna causeranno le dimissioni del ministro della Pubblica Istruzione.

Tra le sale della mostra il nostro sguardo si posa sui lavori di Egon Schiele. Impatto lacerante sull’emotività, nessuna via d’uscita, un overdose di nauseante angoscia, di disprezzo, di solitudine abissale, di tensione erotica sale dalle opere. Il margine ultimo tra corpo e anima divora se stesso, la provocazione è in atto, e con  “Breughel’s inferno delle anime” pubblico e critica rimangono esterrefatti, noi rimaniamo attratti dal “Doppio ritratto di Heinrch and Otto Benesch” nelle mani un evidente inquietudine nervosa, il tratto frenetico si staglia sulla tela con grande pathos comunicativo, tutto è in primo piano, nulla è lasciato sullo sfondo come per dire, qui … presente e futuro .. adesso.

Completamente diverso Rudolf Hausner, in bilico tra metafisica e surrealismo psicoanalitico. Nella sua pittura il reale e l’immaginazione giocano una partita a scacchi, ogni mossa genera la successiva in una oscillazione di turbamenti: realtà ottica, realtà interpretata, realtà onirica, tanto che è stato descritto come “realista psichico”. Allusioni, illusioni, evocazioni, il senso allunga la mano al non – senso, è l’”Aphorisches ballet”, il movimento successivo ci conduce sulle soglie del suo capolavoro, la cui gestazione è durata più di sei anni, “L’Arca di Ulisse” , un auto-ritratto raffigura l’eroe con una fantasia tecnica e formale estraniante, il cosmo nel mare delle immagini, caotico flusso che insegue la natura delle cose.

Makart, Romako, Klimt, Schiele, Kokoschka, Rudolf Hausner, gli artisti del Hagenbund, l’Art Club, tutti erano stati considerati provocatori e dirompenti.

La loro prima mostra nel 1946, fu definita immorale e degenerata, e alla fine degli anni cinquanta il pubblico si è trovato di fronte a una nuova sfida, l’Actionism viennese, i suoi principali esponenti sono stati Günter Brus, Otto Mühl, Hermann Nitsch e Rudolf Schwarzkogler.

Molti di questi artisti che oggi rappresentano, con la loro produzione artistica, la cultura austriaca hanno subito un processo di radicale rifiuto dalla critica, dalla politica, dal pubblico. Nelle generazioni successive la verità dell’Arte ha riconsegnato alla storia il valore dell’umanità e la consapevolezza dell’errore umano.

 

di Antonella Iozzo © Produzione riservata
05/05/2008

 

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