Storici dell’arte contro la mostra di Sgarbi

Bologna, «questa mostra non s’ha da fare!» . Un anno fa si alzò la protesta di Sgarbi e altri contro “La ragazza con l’orecchino di perla”. Ora il bersaglio è lo stesso Sgarbi e l’esposizione “Da Cimabue e Morandi”.
di Simonetta Pagnotti

 

Bologna-Palazzo-Fava
Bologna- Sale Palazzo Fava

“Questa mostra non s’ha da fare”. Il copione sembra lo stesso, anche se è trascorso un anno, il palcoscenico è ancora una volta quello di Bologna. Un anno fa erano i critici a tuonare contro La ragazza con l’orecchino di perla, ovvero la mostra irripetibile portata sotto le Due Torri da Marco Goldin, che ruotava attorno al capolavoro di Vermeer. “Non abbiamo bisogno di una star”, sostenevano i critici, tra cui Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio. Critiche feroci, che non si sono placate nemmeno in fase di bilancio, di fronte a dati non controbattibili: oltre 350.000 visitatori per l’opera icona del maestro di Deft, con un’onda lunga sulle presenze turistiche che non si è ancora esaurita.

Finalmente Bologna sembra essersi accorta di essere una delle città d’arte più belle d’Europa. E cosa fanno le città d’arte? In genere organizzano mostre, cercano di esaltare la visibilità dei propri capolavori, anche spostandoli, se necessario, per creare l’evento, suscitare emozioni. Perché i nostri musei languono, anche questo è un dato di fatto, mentre le mostre fanno spesso da apripista. E senza prestiti non si fanno mostre, affermarlo è persino banale.

Ma c’è chi a questo non si rassegna. A finire nel centro del mirino, oggi, c’è lo stesso Sgarbi e la sua prossima mostra, che sarà ospitata a partire dal 14 febbraio nelle sale di uno dei palazzi più belli di Bologna: Palazzo Fava, affrescato dai Carracci, lo stesso che l’anno addietro aveva ospitato la preziosa Ragazza. Niente star straniere, questa volta. Da Cimabue a Morandi sarà un viaggio nell’arte bolognese, con capolavori provenienti in massima parte dalle chiese e dai musei cittadini, con apporti da collezioni pubbliche e private. Dalla Madonna in trono di Cimabue della Chiesa dei Servi all’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello della Pinacoteca fino alle opere di Morandi dal Mambo.

E allora? E allora “questa mostra non s’ha da fare”, appunto. Questa volta sono gli storici dell’arte a ribellarsi, cappeggiati da Daniele Benati, presidente della sezione bolognese di Italia Nostra e da altri accademici dell’Alma Mater, i quali hanno preso carta e penna e hanno scritto al ministro Franceschini chiedendogli di bloccare il progetto e impedire i prestiti. I toni, se possibile, sono ancora più accesi di quelli riservati a Goldin. Da fare impallidire la verve polemica del ministro Brunetta. La mostra di Sgarbi, per i firmatari della lettera (per ora circa 130), ancorché solo annunciata sarebbe “priva di alcun disegno storico e della benché minima motivazione scientifica, un insulto alle opere, trattate come soprammobili e all’intelligenza del pubblico”.

Il ministro Franceschini, come prevedibile, si è sfilato dalla polemica. “Non sta a me dare pagelle alle mostre”, ha dichiarato, “me ne guardo bene”. Da parte sua Sgarbi ha annunciato azioni legali contro la “lobby dei baroni”. Quanto al pubblico dei non addetti ai lavori, il rischio è che rimanga basito, ancora una volta, di fronte a gesti e a linguaggi così platealmente anacronistici. Dal momento che l’arte è di tutti, c’è da augurarsi che tanto clamore porti giovani e meno giovani a riscoprire capolavori spesso trascurati e poco conosciuti. Anche dagli stessi bolognesi.  ( www.famigliacristiana.it )

di Simonetta PagnottiGenerica
       (05/12/2014)

 

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