Amarone il vino più imitato

Amarone della Valpolicella: notorietà in crescita per il vino più imitato, il cui nome diventa sempre più sinonimo di glamour.

amarone_valpolicellaAmarone, basta la parola. Lo slogan, mutuato da un celebre Carosello, descrive efficacemente la fama internazionale di cui l’Amarone è oggetto e, a volte, vittima.
Il primo scotto è senza dubbio la contraffazione, come testimonia la costante battaglia portata avanti in tal senso dal Consorzio di Tutela della Valpolicella di concerto con gli organismi competenti, che nei mesi scorsi ha avuto come risultato la rimozione dai relativi siti internet alcuni dei kit per la fabbricazione “fai da te” di vini riconducibili alle denominazioni della Doc Valpolicella e all’Amarone in primis. La Camera di Commercio di Verona e la presidenza della Federdoc avevano segnalato la pubblicizzazione sulla rete kit per la produzione di vino contraddistinti dalla denominazione AMARONE che facevano capo a tre diversi produttori canadesi e venivano commercializzati negli Usa e in Uk. Ma se è vero che internet può fare da specchietto delle allodole a quanti si illudono di potersi confezionare il vino da sé, dall’altra offre preziose indicazioni sull’indice di popolarità del Grande Rosso.

Anche i dati della piattaforma Google Trends testimoniano la crescente notorietà conquistata dall’Amarone. Prendendo in considerazione il termine “Amarone” infatti si nota che, nell’ultimo
decennio, l’interesse degli internauti è cresciuto in particolare dal 2005, con dei picchi ricorrenti nei mesi tra dicembre e gennaio, in coincidenza cioè con la presentazione sul mercato delle varie annate. Guardando alle aree geografiche, il maggior numero di click che hanno come oggetto il Grande Rosso, provengono da Danimarca, Svezia, Svizzera, Norvegia, Italia. E le ricerche effettuate confermano il legame con il territorio, poiché ad Amarone si abbina nella maggior parte dei casi il termine Valpolicella. I navigatori del web che sulla tastiera hanno digitato “Amarone wine” provengono invece da Canada, Stati Uniti e Regno Unito.
Ma in debito conto va tenuto un altro fenomeno: l’utilizzo del nome in ossequio a un vino ormai sinonimo di eccellenza per conferire glamour a prodotti che, di primo acchito, col vino non sembrerebbero strettamente imparentati. È il caso della prima linea di bellezza for man
all’Amarone: “après rasage”, crema per il viso, saponetta e crema fluida per il corpo, presentata in occasione di Vinitaly su iniziativa di Coldiretti. Nello stesso solco le sciarpe di morbidissima lana di pecora “Brogna” della Lessinia, un tempo considerata una delle migliori lane italiane, ora recuperata grazie a un’originale iniziativa che coniuga artigianato e promozione territoriale. Lavata, pettinata e filata in matasse e rocche, viene proposta, come alternativa al color burro naturale, anche in una delicata sfumatura che varia dal rosa al lilla, conferitale dalla tintura naturale, evidentemente considerata di pregio, con l’Amarone della Valpolicella.

E c’è anche chi lo usa per dipingere, una nuova frontiera dell’arte che prende il nome di “Art’Enoica”. Maurizia Gentili ha utilizzato finora 200 tipologie di vino, impiegandone fino a 30 per uno stesso dipinto, ma per l’Amarone confessa di avere un debole. Stessa predilezione per l’artista salentina Arianna Greco che, con i suoi dipinti di figure femminili che potrebbero sembrare realizzate a sanguigna e invece sono il frutto di bottiglie usate come tubetti di colore, in più occasioni ha “inebriato” il pubblico con le sue tele. E ad ulteriore dimostrazione che l’Amarone è un “cavallo di razza” c’è anche un fuoriclasse a quattro zampe che ne ha preso il nome, un Westfalian (razza tedesca) che gravita nei circuiti internazionali delle più importanti gare di salto ostacoli sotto la sella del cavaliere teutonico Thomas Sandgaard.

Dunque, per quanti amano l’Amarone della Valpolicella, appuntamento ad Anteprima Amarone
2010, il 25 e 26 gennaio 2014, nel Palazzo della Gran Guardia di Verona.

    Redazione
(14/01/2014)

Bluarte è su https://www.facebook.com/bluarte.rivista e su Twitter: @Bluarte1