Energica Mahler Jungendorchester, lirico Zimmermann

Lucida tensione nell’ampiezza di un gesto, quello di Gatti

gattizimmermannBolzano – Wagner, Berg, Strauss, Ravel quattro autori di prestigio per la Mahler Jungendorchester diretta da Daniele Gatti al Bolzano Festival Bozan 2012 ed un solista d’eccezione il violinista Frank Peter Zimmermann.

Un grande Festival che dispiega talenti, musica di qualità, cultura. Domenica scorsa presso il Teatro Comunale di Bolzano la virtuosa sinergia tra la Mahler Jungendorchester e Daniele Gatti ha suggellato tutte le emozioni della musica in sublime bellezza ad iniziare dal Preludio all’atto III del Parsifal e L’Incantesimo del Venerdì Santo di Richard Wagner, pagine con le quali l’autore esprime la propria confessione di fede. Complessità e misticismo resi al massimo livello da una prestazione orchestrale all’altezza e da una direzione musicale ispirata e accuratissima.

Intime palpitazioni, ineffabile espressività e acutezza interpretativa che continuano con il Concerto per violino e orchestra di Alban Berg, “Alla memoria di un Angelo”. Pulizia cartesiana, precisione, grazia ed energia nel segno di Frank Peter Zimmermann. Concerto dedicato dall’autore a Manon Gropius, figlia diciottenne del secondo matrimonio di Alma Mahler con l’architetto Walter Gropius, fondatore del Bauhaus, morta di poliomielite. Un sentimento che si concretizza in un ritratto dell’adolescente nella prima parte e nella morte e trasfigurazione nella seconda, come si deduce dalla bellissima dedica “Alla memoria di un angelo”.

È la voce del violino sulle quattro corde a vuoto che lentamente scivola dentro l’anima, mentre gli strumenti dell’orchestra sembrano vogliano accordarsi con il solista per trovare il tono giusto. È puro lirismo, è profondità librata dalla sensibilità di Zimmermann. A poco poco contrabbasso, violoncelli e fagotti avanzano incidendo il tessuto emozionale che scandisce il ritmo drammatico dell’Andante. Segue L’Allegretto, nel quale notiamo la citazione di una canzone popolare carinzia, affidata al corno, in dialogo con il solista. L’atmosfera è tersa, sottile, visibilmente sommessa di compiacenza liquida, Zimmermann ne traccia ogni sfumatura con delicato raccolto intimismo, mentre l’orchestra ricama intense evocazioni.

Un gesto imperioso, lacerante, apre l’Allegro che ha il carattere di una vasta cadenza impregnata di sussulti e di rovente tensione, un’incandescente evoluzione sostenuta dal solista con mirabile tecnica, avvincente ed espressiva. L’orchestra con elegante scioltezza ed eclettismo sembra quasi opporsi con ossessività implacabile, è un ritmo puntato allude alla fatale irruzione del destino. Un tumultuoso crescendo che si placa con graduale dissolvimento, l’orchestra svanisce, e lascia al violino il compito di annunciare il passaggio verso la trasfigurazione, L’Adagio finale è la liberazione. Zimmermann intona la melodia del corale ed è meraviglia d’intimità cantabile, di trasparenza sorprendente, di chiarezza affascinante culminante in un vero e proprio lamento. L’orchestra rende al massimo la varietà dei colori strumentali ma in modo sempre controllato. Gatti sembra a volte anticipare il suono, a volte librarlo nell’aria carico di rara intensità, soprattutto nel finale quando l’immagine dell’angelo viene infine trasfigurata nel suo volo verso l’alto e tutto si dissolve in un clima sonoro etereo, di avvenuta riconciliazione.

Nella seconda parte protagonista il lato coreografico della musica con le Suite per orchestra op. 59 “Il Cavaliere della Rosa”di Richard Strauss e di Hugo von Hofmannsthal, un’irresistibile commedia dell’amore, delle galanterie e degli equivoci, da cui sono state tratte le Suite. Danza, valzer, vorticosi esplosioni timbriche, grande forza espressiva. Suggestioni che emergono dalla magnifica interpretazione della Mahler Jungendorchester. Intensità, nitidezza, vitalità, prorompente forza propulsiva che avanza dalle percussioni, irrompe dagli ottoni e fomenta negli archi per rimbalzare dai legni. Gatti tiene testa all’uragano sonoro prestando cura ai minimi dettagli e seguendo con guizzanti attacchi ogni passaggio.

Musica radiosa che ci conduce all’ultimo brano in programma “La Valse” poème choréographique di Ravel. Ritmi che camminano nello spirito della danza, sfuggenti e impalpabili, o violenti e ossessivi, ma sempre e comunque contagiosi e sorprendenti grazie anche a Sergej Diaghilev, il geniale impresario dei Ballets russes.

Anche la nascita della Valse è merito di Diaghilev, che però, quando ricevette la partitura, la rifiutò. Fu poi Ida Rubinstein a metterla in scena, il 20 novembre 1928, all’Opera di Parigi, con un’accoglienza entusiastica.

La Mahler Jungendorchester sotto la guida di Gatti ne scopre le infinite e preziose meraviglie timbriche e armoniche. Una raffinata tavolozza dall’effetto trascinante, una musica sfolgorante e vorticosa il cui slancio danzante è proteso verso parossistiche sonorità orchestrali. L’esecuzione è sfavillante, piena di verve, ogni singolo componente pulsa all’unisono e rivela, nonostante la leggerezza dei temi, una certa tensione oscura e drammatica che coincidono nel turbinio fantastico e fatale con cui Ravel descrisse La Valse. Le primissime note intonano un sussurrare misterioso, fremito sordo che pulsa sotterraneo, prima di apparire luminoso ma inquietante. È una prorompente energia leggera, frivola e frizzante che danza sulle corde degli archi con movenze feline e voluttà cromatiche poi, scoppia e trionfa nelle percussioni per poi dissolversi e riapparire ancora più esasperato fino al più parossistico fortissimo. Oserei dire uno scatenamento orgiastico del ritmo, una conturbante magnetica attrattiva danza di suoni che catturano lo spettatore spingendolo fin dentro la pulsione che innerva l’interpretazione secca e precisa. Deflagrazione sensoriale, nella vertiginosa e decisa esecuzione quella della Mahler Jungendorchester, infuocata lucida tensione nell’ampiezza di un gesto, quello di Gatti.

di Antonella Iozzo©Riproduzione Riservata
                      (21/08/2012) 

Immagine:
Daniele Gatti,Frank Peter Zimmermann, e la Gustav Mahler Jungendorchester©GregorKhuen Belasi

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