Im Siebten Himmel. L’altra danza alla Vienna State Opera

Im Siebten Himmel, al Vienna State Opera la danza contemporanea, indossa l’alchimia di passi e di gesti per forme e corpi che divengono metafore di sogni, “Al Settimo Cielo”.

di Antonella Iozzo

Vienna (A) – La magia della musica, la fascinazione del balletto. Al Vienna State Opera confluenza di emozioni per il balletto “Im Siebten Himmel”, ovvero “Al Settimo Cielo” coreografie di Martin Schläpfer, Marco Goecke, George Balanchine. State Opera Orchestra, direttore Patrick Lange.

Interazioni di arti e di epoche scivolano sul palcoscenico evidenziando l’altro lato della danza, l’incontro tra l’espressività contemporanea e l’evocazione classica.

Im Siebten Himmel si apre con “Marsch, Walzer, Polka”, compositori Johann Strauss (figlio), Josef Strauss e Johann Strauss (padre), coreografia di Martin Schläpfer L’assolo del “Danubio Blu” è il richiamo a tutto ciò che rappresenta Vienna. Sogno, fiaba, cultura e la poesia di un’eleganza che giunge dritta al cuore. Il valzer si dispiega in un inedita sinergia che inizia con un solo ballerino per poi raggiungere l’apice in quel vortice di danze che coinvolgono gli altri ballerini come il nostro essere insieme musica e pathos. Due coppie di ballerini Ketevan Papava, Hyo-Jung Kang, Alexey Popov, Jackson Carroll, e la potenza del battito è pulsante e sconfina nelle potenzialità del tango per poi ritornare nell’estasi del valzer in un continuum di forza travolgente, di seduzione e ammaliante vibrazione emotiva.

 

I costumi di Susanne Bisovsky seducenti ed esuberanti rendono la coreografia ancora più totalizzante e sembrano voler indagare l’ammaliante attitudine di una danza che veicola la sua purezza e sospensione temporale.

Im Siebten Himmel, danza contemporanea che indossa l’alchimia di passi e di gesti per forme e corpi che divengono metafore di sogni e d’introspezioni sul fil rouge di un valzer che raggiunge la sua ascesa nell’interpretazione fortemente teatrale di una ballerina che perde la sua essenza e trema dianzi a un generale immaginario.

Tutto è ritmo, battito e “Annen-Polka” con Sveva Gargiulo e Lourenço Ferreira, fino a giungere al “Nuovo pizzicato polka” (prima mondiale) con Edward Cooper, Adi Hanan, Gaspare Li Mandri, Sinthia Liz, Kristián Pokorný e Daniel Vizcayo.

 

Qui l’armonia, la coesione, la bellezza di un mosaico di movimenti che compongono l’attimo finale è superlativo. È una sferica visione che conduce verso le movenze di un esuberante e ironica danza interpretata da Fiona McGee, Calogero Failla, Marcos Menha. Finale con la “Radetzky-Marsch”.  Tutto è tradizione e avanguardia, tutto è sublimato dall’interpretazione di Jackson Carroll. La danza diventa più che mai arte visiva, costruzione del movimento nel sincopato geometrico di un tempo che con sarcasmo e ilarità esulta e trionfa.

La State Opera Orchestra è precisa, puntuale in perfetta sintonia con il corpo di ballo ed il gesto del direttore Patrick Lange è grazia, eleganza ed energia. L’atmosfera cambia decisamente con la Prima “Fly Paper Bird” del coreografo Marco Goecke che ha tratto ispirazione dall’Adagietto della quinta sinfonia di Gustav Mahler.

 

Considerato uno dei principali coreografi contemporanei Marco Goecke, riesce a creare una profonda, intensa lacerante tensione sublime. La sua coreografia e una vibrante e sotterraneo fuoco che scopre un flusso musicale capace di relazionarsi con il sentimento cupo e sordo di un’umana lirica sul borderline del silenzio.  I costumi di Thomas Mika enfatizzano il movimento, il suono silente dell’anima, lo struggente viaggio nel recondito dell’inconscio. Tutto amplificato al massimo livello dalla potenza musicale e dall’interpretazione dell’orchestra. La grande comunicatività del Direttore Lange fa respirare i suoni creando contrasti tra massima tensione e distensione, il risultato è un’espressività densa e sconvolgente.

Ogni singolo ballerino: Davide Dato, Lourenço Ferreira, Sveva Gargiulo, Adi Hanan, Rebecca Horner, Masayu Kimoto, Fiona McGee, Marcos Menha, Duccio Tariello, Arne Vandervelde Daniel Vizcayo, è materica espressività, è voce silente di una danza che pulsa e respira nel grembo di una creatività che apre una nuova prospettiva di formalismo moderno trasformandola in emozione.

 

“Sinfonia in do” di George Balanchine, conclude Im Siebten Himmel. Un meraviglioso omaggio al balletto classico creato per la prima volta nel 1947 per il Ballet de L’Opéra di Parigi con il titolo “Le Palais de Cristal”. Un favola sulle punte che riecheggia di antichi splendori, di perfezione artistica, quella naturalmente della Scuola di San Pietroburgo. È incanto e ritmo, armonia e architettura, struttura ed elegia di forme. È equilibrio coniugato alla profonda conoscenza della danza nelle sue declinazioni e variazioni come i gradi dell’ensemble parigino. Arte nell’arte che incontra tecnica e talento in un sapiente gioco di soli, pas de deux e grandi gruppi. Sul palcoscenico tutù bianchi come ali di farfalle e costumi in black per i danzatori che sostengono quelle agile e snelle figure femminili.

Sul fondale azzurro cielo, il bianco dei costumi di Stephanie Bäuerle sembrano irradiare una luce nuova che accende l’orizzonte dell’incanto e della meraviglia. È lo sguardo della tradizione che danza il sincronismo perfetto di un attimo reso impressione visiva nella matericità del movimento.

 

Una celebrazione di bellezza nella sua dimensione aurea, una seduzione che scolpisce l’essenza stessa della danza nella sua semplicità e complessità. Quattro atti e quattro coppie, I. Atto Hyo-Jung Kang, Masayu Kimoto, II. Atto Liudmila Konovalova, Alexey Popov, III. Atto Kiyoka Hashimoto, Davide Dato, IV. Atto Sonia Dvořák, Roman Lazik e un corollario di ballerine per un allure iconica che si articola come una combinazione di veli. In questo gioco di profondità e luminosità entrano in scena vibrazioni delicate e complesse, evocative e senza tempo che culminano in uno splendido finale interamente tratto dalla sinfonia giovanile di Georges Bizet. La “Symphony in Do” di George Balanchine, eseguita con il permesso di © The School of American Ballet.

La State Opera Orchestra conferma la sua tecnica e professionalità. Lange l’ha guidata con acume ed eloquenza, lasciando che espressività e poesia dipingessero il suono con fraseggi espressivi limpidi e precisi.
Im Siebten Himmel I lunghi applausi che hanno accompagnato l’uscita sul palcoscenico del corpo di ballo e del direttore Patrick Lange sono state la conferma di uno spettacolo ricco di suggestioni ed emozioni nella pulsazione contemporaneo del balletto classico.

Wiener Staatsoper GmbH
A Opernring 2, 1010 Wien
T +43 1 514 44-2250
W. wiener-staatsoper.at

 

di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
                  (22/11/2021)

Photo credits:

Marsch, Walzer, Polka © Wiener Staatsballett/Ashley Taylor

Fly Paper Bird © Wiener Staatsballett/Ashley Taylor

Symphony in C © George Balanchine © The School of American Ballet, Foto: Ashley Taylor

 

Bluarte è su https://www.facebook.com/bluarte.rivista e su Twitter: @Bluarte1