Opera Wine 2019. The Italian wine diversity selected by Wine Spectator

Opera Wine 2019 lascia parlare il vino, il vero interprete del vivere l’italianità nelle sue diverse declinazioni ragionali conquistando i palati del parterre USA e quindi i mercati come sottolinea il presidente di Veronafiere Maurizio Danese, riconoscendolo come il mercato più importante.

di Antonella Iozzo

Verona – L’arte del vino italiano raccontata da Opera Wine 2019. Eccellenza, diversità regionale, identità, oltre 100 cantine selezionate da “Wine Spectator” raccontano la storia dell’Italia del vino attraverso le grandi realtà di sempre e 15 nuovi produttori, trait d’union la qualità, la passione, la competenza al servizio del vino. È questo che ha guidato la rigorosa selezione di “Wine Spectator” per Opera Wine 2019.
L’ottava edizione del wine event preview di Vinitaly, presso il Palazzo della Gran Guardia si è aperta con la conferenza stampa alla quale hanno partecipato i vertici di “Wine Spectator”, Thomas Matthews, Alison Napjus e Bruce Sanderson, il presidente di Veronafiere Maurizio Danese, il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani e la managing director di Vinitaly International, Stevie Kim.

Il vino nella sua complessità ed espressività è il sunto culturale, economico e sociale del nostro Paese. Tradizione artigianale e stile che si rinnova rimanendo sempre fedele a se stesso conquistando i palati del parterre USA e quindi i mercati come sottolinea il presidente di Veronafiere Maurizio Danese, riconoscendolo come il mercato più importante, con un valore all’export di 1,7 miliardi di dollari. Gli USA continuano ad essere un volano per il vino italiano, una grandissima opportunità che va affrontato con le dinamiche e la promozione giusta e Vinitaly crea nuove soluzioni, nuove apertura con due avamposti, uno in Cina, nel 2020, ed uno in Usa, nel 2022.

Opera Wine 2019 alza il sipario su Vinitaly, amplifica gli orizzonti internazionali e riaccende i riflettori sull’eccellenza del Made in Italy nel calice. Quasi una mappatura culturale, storica e fortemente identitaria del nostro Paese. Immagine che diventa cultura da promuove, comunicare e rendere emblema del nostro essere e vivere cultura del vino. E Vinitaly cambia pelle, si rinnova, poggiando le fondamenta della storia in divenire, evidenziata dal direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani “due sono i pilastri su cui poggia il cambiamento, riassunti da due motti: “Vinitaly Culture of Wine”, perché la mission principale di Vinitaly è quella di portare la cultura del vino italiano nel mondo; e “Vinitaly 4.0”, con la digitalizzazione che ha ed avrà un ruolo sempre più importante”. Il presente, infatti, parla il linguaggio del domani e Vinitaly lancia un Portale Business, a servizio degli espositori, dove monitorare le opportunità, le tappe di Vinitaly nel mondo, e tanto altro ancora senza dimenticare App di Vinitaly, un servizio di geolocalizzazione ideale per vivere senza inutile perdite di tempo la fiera. Vinitaly e Veronafiere sempre un passo avanti, non è un caso se è il primo quartiere fieristico europeo a renderlo attivo.

Opera Wine 2019, Italia vs USA sotto il segno del vino che diventa Ambassador attraverso Vinitaly International e la managing director Stevie Kim, ricorda che in Usa, “ci sono 63 ambasciatori formati dalla Vinitaly International Academy, sui 204 presenti in tutto il mondo, dai 44 della Cina ai 19 del Canada”.

Una conferenza stampa quella di Opera Wine 2019 che lascia palare il vino, il vero interprete del vivere l’italianità nelle sue diverse declinazioni ragionali. Un racconto che, attraverso il sondaggio di Wine Spectator tra i propri lettori e presentato ad Opera Wine 2019, dipinge landescapes italiani. Il più amato dagli americani è il Brunello di Montalcino (33%), seguito dal Barolo (26%), una classifica che continua con il Chianti (11%), l ’Amarone (9,5%), Prosecco (3%), Pinot Grigio (2%) e Soave (1%). Se tutte le sfumature del rosso conducono al Sangiovese con una preferenza del (44%), tra i bianchi e il Pinot Grigio a primeggiare con il 30%.

Gusti e tendenze in numeri che Wine Spectator presenta come la vie en wine italiana, un percorso affascinante e autentica capace di rilasciare la propria essenza incontrando il desiderio del wine lover.

E se tanta arte chiama Opera Wine 2019 risponde con il tema “Generative Art”, “arte che genera arte”, corrente fondata all’artista britannico Harold Cohen e che si basa sull’altro volto della creatività, quello digitale. Una sinergia fra creatività e intelligenza artificiale capace di produrre infiniti possibili risultati, tutti diversi ed irripetibili ma tutti identificabili dall’idea dell’artista.
La fervida mente creatività e la vivacità lungimirante e contemporanea di Stevie Kim non poteva che trovare in tale concept un’affinità elettiva e sottilmente razionale. Logica conseguenza un’ispirazione a creare immagini e disegni caleidoscopici generati al computer.

L’immagine diventa logo, simbolo di Opera Wine 2019, forme che diventano performance, essenza creativa che muta in istanza digitale con un anima capace di entrare in contatto con la tensorialità di ciascuno di noi. Esattamente come avviene con il vino, frutto del lavoro di più gesti e da forze indipendenti dall’uomo, come il tempo.  L’immagine rivela una storia, un percorso, esattamente come il vino svela il tessuto connettivo tra gesti, territorio e identità, interazione di arti, nell’arte di interagire con la bellezza.

Da Opera Wine 2019 Grand Tasting l’arte nei calici, solo per citarne alcuni, di Antinori, Ornellaia, Famiglia Cotarella, Tenuta San Guido. Bubbles art nel gusto dell’ospitalità con Ferrari Trento e l’Extra Brut Trento Perlé Nero 2008. L’eleganza di un sorso declinato in raffinata è l’arte di Elena Walch e del suo Alto Adige Beyond the Clouds 2016.

Carattere e memoria interpretati con stile, quello di Bastianich con il Venezia – Giulia Plus 2009. L’arte del tempo e la nobilita d’animo scendono nella profondità del rosso San Leonardo Vigneti delle Dolomite, 2013. Arte come voce elegantissima di un vino capace di evolversi e regalare emozioni rare ed intense con Allegrini e l’Amarone della Valpolicella Classico 2013. E ancora Masciarelli, Donnafugata, San Felice. Musa è l’arte, l’assoluto, Gaja, Barolo Sperss 2014.

Opera Wine 2019 la cultura del vino e l’arte di condividerlo nello spirito della promozione, nella lungimiranza di un marketing evolutivo.

https://www.vinitalyinternational.com/operawine-2019/

 

di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
                  (11/04/2019)

 

Bluarte è su https://www.facebook.com/bluarte.rivista e su Twitter: @Bluarte1