Dario Olivi, l’arte è figlia del proprio tempo

 Dario Olivi L’arte è figlia del proprio tempo  e molto spesso madre dei nostri sentimenti

 
Dario_Olivi_1Favaro Veneto (VE) – Classe, spirito giovane, amore per l’Arte, Dario Olivi il volto della Gallerie Orler. Conduzione raffinata mediata dagli anni, dall’esperienza, dall’onestà intellettuale e da un’autentica sensibilità. Consiglia, guarda oltre, instaura un rapporto di fiducia con il pubblico e il  dialogo scorre nell’etere con grande umanità…
Dario Olivi, le Gallerie Orler, la tv. A Lei i nostri lettori…
Abbiamo iniziato questo lavoro otto anni fa, riscuotendo immediatamente un grande successo. Ci siamo sentiti subito protagonisti e abbiamo coinvolto i grandi collezionisti con un lavoro molto particolare, basato su una lettura storica. In sostanza abbiamo riscoperto molti artisti che erano in una sorta di letargo commerciale, mi riferisco ai Castellani, ai Bonalumi, ai Vedova, ai Dorazio, ai Rotella e via dicendo. In controtendenza alle esigenze del mercato abbiamo optato per una lettura attenta della storia riportando “in vita” artisti che sicuramente meritavano di stare in primo piano anche sul panorama commerciale.

Cosa caratterizza le Gallerie Orler ?
Innanzitutto non bisogna dimenticare che è una galleria a conduzione familiare con una grande esperienza che si tramanda da padre in figlio. Sono sette fratelli dediti al lavoro che cercano di stabilire un contatto umano con i loro clienti, tramutando la realtà virtuale della televisione in un rapporto di grande amicizia, di grande coinvolgimento. Tutti i nostri clienti si sentono appagati da questo rapporto nel quale si respira una grande umanità.

Chi sono i vostri artisti, oltre ai capisaldi della storia dell’Arte ?
Abbiamo un ventaglio molto ampio che proponiamo nella trasmissione del venerdì notte riservata ad un collezionismo d’elite, e agli appassionati dell’arte, che frequentemente visitano i grandi musei. Il venerdì notte ci troviamo, infatti, in una situazione che ha tutte le sembianze del museo. Poi, c’è una schiera di pittori che abbiamo scoperto, in altri casi semplicemente aggregato a questa nostra scuderia e sono artisti che ci hanno dato enormi soddisfazioni. Primo fra tutti Antonio Nunziante, ma anche Marcello Scuffi per quanto riguarda una pittura più figurativa, più realista. Altri come De Lutti, Moiso, Toffoletti, che invece hanno nelle loro corde la gestualità, l’informale, la materia. Abbiamo cercato di coprire tutte le branche del mercato con i vari stili, scegliendo, secondo noi, i migliori talenti in circolazione.

Come diventare un artista delle galleria Orler ?
Questo è un po’ più difficile. E’ chiaro che chi percepisce la qualità e la serietà del lavoro svolto dalla galleria è molto interessato ad entrare in questo circuito e di conseguenza tutti i giorni siamo alle prese con un numero elevatissimo di richieste. E’ una selezione dura, ma coloro che riteniamo validi, grazie alla nostra esperienza e professionalità, sono sicuramente gli artisti che meritano e che avranno successo.

La sua conduzione, molto professionale e competente, la considera un dialogo con il collezionismo internazionale ?
Si, sicuramente, anche perché vengono presentate opere di artisti internazionali. E’ un collezionismo senza confini.

Quale futuro per il mercato dell’arte contemporanea ?
Il futuro in questo momento è incerto perché si tende a dividere l’arte più tradizionale, quella che banalmente definiamo figurativa, dall’arte concettuale, moderna, più esasperata, sono due strade che non si sono mai unite, che non sono mai andate troppo d’accordo fra di loro. In questo momento attraversiamo la fase dell’arte concettuale, è molto più difficile vendere un quadro figurativo che non un’opera astratta, il mercato attualmente premia questa strada. Credo, invece, che nel prossimo futuro ci sia un ritorno all’arte figurativa perché comunque la storia non si può cancellare.

Pensa che l’arte contemporanea sia il fanalino di coda del sistema culturale italiano ?
Il fanalino di coda direi di no. Credo piuttosto che sia un modo, purtroppo, di guardare molto nella casa degli altri, mi riferisco soprattutto al mercato americano; il quale non avendo un retroterra culturale come il nostro ha spinto, incrementato, sopravvalutato il proprio presente come se fosse la sua storia. Un inizio che coincide con la modernità, questo è il loro punto di partenza. Noi, invece, siamo figli di Michelangelo, di Giotto, di Caravaggio e troppo spesso lo dimentichiamo.

Quale aspetto dell’arte continua ancora a stupirla ?
Mi stupisce la possibilità della televendita. Questa realtà virtuale che entra nella casa di tutti con una potenza prorompente, per me, ancora oggi, è stupefacente. Mi ritengo un gallerista della vecchia guardia rispetto a questo tipo di mercato completamente nuovo, diverso e che purtroppo premia anche chi non è all’altezza. Mi auguro che in futuro l’esperienza del telespettatore riesca a decifrare il televenditore serio da quello che invece approfitta della forza del mezzo televisivo.

Kandinsky affermava che ogni arte è figlia del proprio tempo. Il nostro presente, secondo lei, cosa sta partorendo in termini artistici ?
Questa è una bella domanda. Cito spesso questa frase di Kandinsky ed aggiungo: ogni opera d’arte è figlia del proprio tempo e molto spesso madre dei nostri sentimenti. Purtroppo il sentimento di oggi è un sentimento assente, la gente sembra non voler più provare emozioni. Ne ho riscontro giornalmente sul mio lavoro, si acquista quasi esclusivamente per investire, tradendo quello che dovrebbe essere l’aspetto primario, vale a dire amare, conoscere e capire, crescere.  

Chi influenza, nel tempo, il valore di un’opera ?
Nel tempo sarà sempre la storia a decidere, l’arte è un bene rifugio a medio e lungo termine. A quelli che intendono comprare oggi per rivendere domani, dico: non comprate, perché sarà sempre nel tempo che la forza di un pensierodeterminerà il valore delle cose.  

Le mode passano, la pittura resta. Cos’è pittura per lei ?
Lo affermo spesso nelle mie trasmissioni. Quando dico che amo l’arte mi riferisco fondamentalmente alla pittura e alla scultura, mi interessano gli aspetti tecnici, la conoscenza del pigmento, della materia, la pittura del resto è una scienza che va capita e nello stesso tempo aiuta a capire. Tutto il resto lo guardo con estrema diffidenza, anche se a volte ammetto che c’è della validità nella provocazione.  

Comunicare arte usando la formula televisiva, secondo lei forma, o per lo meno, aiuta a formare la cultura artistica ?
Quello televisivo è un sistema, noi cerchiamo di uscire da questo creando una conversazione culturale che va oltre il mero aspetto economico e lo posso dire per esperienza. Alcuni collezionisti, infatti, anche quando non comprano sentono l’esigenza di ringraziarci con una telefonata per quello che diciamo, che mostriamo, per la passione con la quale facciamo il nostro lavoro. Con questa chiave di lettura una televendita aiuta a formare una cultura artistica.

E’ il pensiero economico che determina quello artistico ?
Sicuramente oggi l’economia sta alla base di tutto non esiste più una politica o un’ideologia che tenta di cambiare il mondo, non esiste più il fermento che si poteva avere negli anni ’60 o all’inizio del secolo, oggi esiste l’economia.

Condivide il pensiero di Warhol: “fare buoni affari è la migliore forma d’arte ?
Si, purtroppo si. Non dimentichiamo che da questo punto di vista Warhol è considerato un genio perché ha saputo entrare più di ogni altro dentro il pensiero della società contemporanea.

Le sarebbe piaciuto fare l’artista ?
Ho provato tante volte, ma sentivo che non era il mio compito, però, se devo rilassarmi mi diletto con la pittura o con la scultura. Mi aiuta a capire il pensiero dell’artista nella fase creativa.    

Le piace la musica ?
Si, il jazz.  

In una serata particolare il jazz o il suono silenzioso di un’opera d’arte ?
In una serata particolare si potrebbe anche contemplare un’opera d’arte ascoltando la musica di John Coltrane.  

Dario Olivi in tre aggettivi
Passionale e competente. Affidabile, mi piacerebbe che a dirlo fossero i telespettatori.

Se dico Arte, cuore, televisione, che ordine le da ?
Quello che le ha dato lei, arte, cuore, televisione

di Antonella Iozzo © Produzione riservata
( 05/11/2009 )

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