Ian D’Agata, cultura del vino e onestà

Collabora con l’International Wine Cellar, con Decanter, rivista inglese, e ultimamente con il francese Le Figaro Vin. Nella vita e quindi anche nel giornalismo la cosa importante è essere onesti.
di Antonella Iozzo

Ian-DAgataCortina D’Ampezzo – Con Ian D’Agata, il vino si legge, si ascolta, si degusta. Attraverso la professionalità, l’onesta intellettuale, l’etica e la passione, il grande esperto enogastronomico ci racconta la cultura del vino e il piacere di viverlo. Un’emozione che decanta ad ogni sorso.
Come la sua passione per il vino è diventata un lavoro?
Mi è sempre piaciuto scrivere e quando, da giovane, ho avuto la fortuna di bere due grandi vini un giorno dopo l’altro e ho deciso di provare a diventare uno scrittore di vino. All’epoca, intorno agli anni ’70, in Italia, era impossibile poter vivere scrivendo di vino, bisognava avere un altro lavoro e così mi sono laureato in medicina e chirurgia. Solo nel tempo la situazione è cambiata permettendomi di dedicarmi completamente al vino.
Il piglio giornalistico necessario per scrivere di vino.
Nella vita e quindi anche nel giornalismo la cosa importante è essere onesti perché alla lunga è quello che ti consente di andare avanti. Ci sono tante persone che negli anni hanno scelto la via dello stratagemma e questo li ha portati solo a rimanere fermi nello zoccolo duro dei 2000, 1500 lettori, senza riuscire a far vendere le aziende e senza nessuna prospettiva di crescita. Penso che ognuno debba essere fedele a se stesso scegliendo i vini in base ai propri gusti, ciò non vuol dire che sono necessariamente i vini migliori
La differenza fra comunicazione e giornalismo di vino?
In realtà il giornalismo di vino dovrebbe essere un mestiere a tempo pieno, si dovrebbe studiare la materia che è una scienza biologica, almeno in parte, bisognerebbe conoscere bene qual è il valore dell’agronomia, della viticultura, bisognerebbe sapere un po’ di più sulle caratteristiche delle uve necessarie per comporre certi vini, ma in Italia molti giornalisti di vino sono professionisti in tutt’altri settori e considerano il vino un dopo lavoro.
Ha scritto, anche a quattro mani, molte guide di vino. Come nascono?
Nascono dalla volontà di guidare le persone nell’acquisto del vino. Il vino deve essere sempre un momento di grande bellezza, di edonismo, deve dare piacere. A volte penso che noi scrittori ci fissiamo con delle mode, con dei vini particolari che forse non sono poi quelli che rendono soddisfatto il pubblico. E’ inutile, per esempio, raccomandare vini molto vanigliati, molto legnosi, la maggior parte della gente in Italia non mangia cibi che richiedono vini con queste caratteristiche, quindi, l’idea è di fare delle guide che possono aiutare le persone a scegliere una bottiglia ed esserne contenti.
Migliori Vini d’Italia, Migliori vini 2012 e via su questa strada, ma quali sono le qualità per divenire vino migliore?
Il vino più buono e sempre un vino equilibrato indipendente dal costo. Nella guida che scrivo in Italia, premio sempre dei vini che costano poco, come il prosecco o il grignolino, ma lo faccio anche quando scrivo per l’International Wine Cellar, che è il mio lavoro principale. Sono vini che non sono famosissimi ma che spesso sono buonissimi e danno vero piacere a chi li beve.
Collabora con prestigiose riviste internazionali ricordiamo Decanter e l’International Wine Cellar di Stephen Tanzer. Come è nata la collaborazione?
Sono stati i produttori che hanno fatto il mio nome a queste grandi guide e riviste straniere, il primo a cercarmi è stato Stephen Tanzer dell’International Wine Cellar, poi Decanter rivista inglese e ultimamente il francese Le Figaro Vin. Lo dico onestamente, voglio bene al mio Paese, ma non credo di offendere nessuno dicendo che in Italia la meritocrazia conta poco. Ho constatato personalmente, lavorando presso riviste italiane, che la puntualità o lavorare fino a tardi non serve a nulla ed ho preferito andare via.
Come definirebbe GustoCortina?
Molto bella. Non partecipo mai alle manifestazioni, l’unica alla quale sono legato da anni è Merano Wine Festival, ma in GustoCortina ho avuto fiducia e poi ho trovato aziende molto importanti e aziende piccole ma di grande qualità.
Quest’anno il Merano Wine Festival, ci riserva qualche novità?
Al Merano Wine Festival curo tutte le degustazioni, le scelgo insieme al presidente Helmuth Köcher. Anche quest’anno avremo l’eccellenza francese, tedesca, austriaca e italiana, la novità è che introduco il sistema delle Guest Star, sarò quindi affiancato sia da giornalisti molto noti e di grande esperienza, sia da giornalisti giovani che si occupano di vino da pochi anni, per loro un’ottima opportunità di crescita e di visibilità.
Ci svela qualche segreto per una buona degustazione?
La cosa importante è avere la compagnia, trovo sia triste aprire una bottiglia da soli.
Il sentimento del vino interpretato da Ian d’agata?
Il vino è soprattutto cultura perché mentre ogni sorso ti rimanda al vissuto del produttore, alla storia della sua famiglia, alla zona di provenienza; poi, è anche un momento di grande edonismo perché ha delle espressioni di colore, di profumo e di sapore più unici che rari.
Si può tradire un buon calice di vino?
Si, con un abbinamento sbagliato
Fedele alla scrittura o al suono del vino?
E’ molto bella come domanda, amo la scrittura, è una forma espressiva che può assumere declinazioni diverse e affascinati, può essere aulica, accattivante, sognante e questo invoglia, stimola il lettore verso la scelta di un determinato vino. Io però vivo per il vino e devo rispondere il suono del vino.
La qualità che preferisce in un vino?
L’equilibrio
E in un uomo?
L’equilibrio
Come si definirebbe in 3 aggettivi?
Curioso, molto lavoratore, interessato ad una tradizione innovativa.
www.iandagata.com  )

di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
                  (21/06/2013)

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