Il Padiglione della Namibia alla Certosa di Venezia

Il Padiglione della Namibia alla Certosa di Venezia: oltre centomila visitatori in tre mesi incontrano “The Lone Stone Men Of The Desert”. Il progetto, con i suoi 230mila mq, è la più estesa partecipazione Nazionale alla 59° Biennale.

Redazione

Un importante patrimonio ambientale, con vegetazione autocotona e specie arboree non originarie come il gelso e il ligustro giapponese. Ma anche recupero delle tradizioni orticole e viticole, un parco accessibile al pubblico privo di barriere architettoniche e strutture dedicate ad attività culturali con numerose proposte già in calendario. Il progetto per la “nuova” Isola della Certosa, tra le più estese e al tempo stesso centrali della Laguna, è promosso dalla società Vento di Venezia e punta a riqualificare, anche con un Hotel di lusso di prossima apertura e la già acclamata” Hostaria” a firma Alajmo, un’area destinata a diventare tra le mete turistiche più interessanti e innovative della zona.

A intuirne le potenzialità sono stati anche gli organizzatori del Padiglione della Namibia – A Bridge to the Desert (Paese debuttante alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia) che grazie alla collaborazione con Vento di Venezia hanno scelto proprio l’Isola della Certosa per allestire il progetto di Land art, “The Lone Stone Men of the Desert”.

“In soli tre mesi dall’apertura – commentano il curatore Marco Furio Ferrario e il duo creativo Amebe che ha collaborato con l’artista RENN alla realizzazione del Padiglione – le installazioni en plen air sono state ammirate da oltre 100mila visitatori dell’isola provenienti da ogni parte del mondo, con oltre quindicimila ricerche su Google”.

Con un primato di estensione per la storia dei Padiglioni Nazionali, A Bridge to the Desert si sviluppa su 230mila metri quadrati tra spazi all’aperto e al chiuso e presenta una mostra fotografica documentaristica allestita presso l’antico Casello delle Polveri della Certosa, con fotografie delle sculture protagoniste del progetto che ha portato linfa vitale artistica nel deserto più antico del mondo, e continua attraverso un percorso di installazioni immersive distribuite negli ambiti più suggestivi del parco, invitando a una caccia all’opera sull’isola, in modo analogo a come avviene in Namibia.

Un patrimonio di arte contemporanea davvero unico, tra cui spicca anche la scultura “Social Foundation”, creata da RENN come omaggio alle radici del cibo italiano e all’usanza calabra di portare taralli in processione su rami di albero ritorto. L’opera, primo assaggio dell’allestimento artistico, può essere “gustata” nella splendida cornice dell’Hostaria in Certosa, dove i fratelli Alajmo – freschi dalla vincita del 10° posto nei World Best Restaurants con Le Calandre – hanno deciso di dare ospitalità alla scultura, colpiti dalla potenza espressiva.

“La scelta della Certosa – conclude il curatore Ferrario – è stata molto apprezzata dai visitatori, in primis dai tanti namibiani, che hanno riconosciuto nell’Isola uno spazio incontaminato che richiama la purezza della loro terra. Uno spazio in cui Arte e Natura possano abbracciarsi come racconta il video teaser rilasciato per La Biennale di Venezia”.

Un progetto, quello del Padiglione, applaudito anche dalla Direttrice Esecutiva del Ministero di Educazione, Arti e Cultura della Namibia Sanet Steenkamp che ha così commentato: “E’ davvero fenomenale come siete riusciti a presentare la Namibia e vi saremo per sempre grati per aver realizzato la prima partecipazione del nostro Paese alla Biennale Arte”.

https://www.labiennale.org/en/art/2022

 

Redazione
(31/07/)

 

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