Sei corde per Trento con Emanuele Segre

Sei corde per Trento con Emanuele Segre. Una seduzione dell’anima che parte dal colore, dalla profondità della sua musica. 

di Antonella Iozzo

Trento – Nell’ambito del primo Festival Chitarristico “Sei corde per Trento” il concerto del chitarrista classico Emanuele Segre, con al suo attivo una quantità straordinaria di performances. Nella suggestiva Sala Grande del Castello del Buonconsiglio, un recital carico d’intima atmosfera ha trasportato il pubblico nella bellezza inafferrabile della musica. Emanuele Segre con molto trasporto emozionale e notevole abilità tecnica ha interpretato un programma variegato, eterogeneo, come ci conferma lo stesso Segre: “ Si, in effetti mi piace presentare musiche di tutte le epoche, proprio per fare ascoltare le possibilità dello strumento chitarra che, in parte, sono poco conosciute, è un modo per scoprire i mille colori dello strumento nonostante la sua intima sonorità” .

Il suo gusto raffinato e la profonda carica espressiva sono state le dominanti della prima esecuzione: “L’armonia”, “La Melanconia”, “La Risoluzione” dalle Giulinata op.148 di Mauro Giuliani. Scorrevolezza melodica, eleganza armonica, perfezione formale in una splendida interpretazione chitarristica che fiorisce in leggerezza e freschezza melodica. E se il sentimento scivola in penombra, quasi sommessamente, nella “Rossiniana op.119, n.1” la disinvolta perfezione tecnica di Segre, rende trasparente ed entusiasmante questa interpretazione.

La prima parte del programma comprendeva la suite “Hommage à Goldoni” di Barna Kovats, quasi un intermezzo fra le due composizioni di Giuliani. Le dita di Segre, le corde della chitarra classica ed un disegno raffinato si anima librando sonorità di velluto e rara sottigliezza, tutto con una cantabilità notevole. Il pubblico visibilmente soddisfatto applaude e attende impaziente l’inizio della seconda parte che si apre con i Cinque Preludi di Heitor Villa-Lobos, grande maestro della musica classica brasiliana.

È una seduzione dell’anima che parte dal colore, dalla profondità della sua musica. Segre con ottimo senso dell’equilibrio ne rilascia l’intensa emozione esplorando tutte le possibilità sonore della chitarra. La limpidezza del suono ci trasporta nella sensibilità estrema del compositore, quasi un invito a scoprire la singolare ricchezza della loro ispirazione musicale.

Evocazione jazz sul finale con la musica di Roland Dyens “Songe Capricorne e Fuoco”, accordi, trasporti e declinazioni nelle atmosfere jazziste riportate in superficie da Segre con una grande varietà di tocco. Languido e lascivo il primo brano, morbidamente vorticoso il secondo, entrambi con sfumature timbriche che tracciano la linea delle sensazioni nell’attimo stesso che l’interpretazione di Segre prende vita.

Nella Mazurka di Heitor Villa-Lobos, come bis, il fascino dell’interpretazione ritorna, coinvolge, convince.

Stili diversi per epoche diverse, quindi, un arcobaleno di espressività diverse che rilanciano le potenzialità multi sfacciate della chitarra e Segre aggiunge: “Si, è uno strumento che ha saputo abbracciare tanti, se non tutti i generi musicali come il jazz o il flamenco, a volte anche adattandosi diventando elettrico. Questo sapersi interessante e anche affascinate Questo sapersi adeguare a tante situazioni lo trovo affascinante e musicalmente molto interessante”.

di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
                   (03/04/2014)

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