Rava,emozioni on the road

Le parole nella voce della musica che accendono la piazza e rinascono romanzo nel cuore di Enrico Rava. Musica classica e jazz s’incontrano sotto un cielo carico di pioggia e iniziano insieme una corrispondenza di sensi tra Rava, il quintetto, l’orchestra semplicemente musica nell’infinito suo orizzonte.

di antonella Iozzo 

Rava-TorinobyLuongoTorino – Ad aprire Torino Jazz Festival in piazza Castello , Enrico Rava, il suo Quintet Roberto Cecchetto alla chitarra, Stefano Senni al contrabbasso, Zeno De Rossi alla batteria Giovanni Guidi al pianoforte e l’Orchestra del Teatro Regio con una prima esecuzione assoluta”On the road”,omaggio a Jack Kerouac.
Un’esperienza meravigliosa, come ha dichiarato lo stesso Rava, che coniuga l’estetica all’essenzialità, con una tecnica che evita virtuosismi pirotecnici a vantaggio di una connessione leggera, spedita e trasparente che forgia la poesia del fare musica insieme.

Rava on the road, l’anima delle note scandita dalla letteratura . Storie e pensieri che disegnano i vent’anni di Rava, quando leggeva il romanzo di Kerouac “Sulla strada”. Nascono suggestioni, desideri e un’autentica passione la musica che lo conduce verso l’incontro con il sassofonista Steve Lacy – «Mi portò negli States, fu come andare all’università e in un solo anno prendere quattro lauree». A New York la scena cambia, si dilata, i ritmi incalzano e la creatività abita i pensieri che improvvisamente ricamano un’armonia straordinaria cadenzata da incontri fortuiti come quello con lo   scrittore William Borroughs o con Ferlinghetti con il quale fece anche un concerto. Percorsi di umana esistenza tra Kerouac e la Beat Generation, situazioni, istanti fissati nel tempo dal quale nasce l’idea di scrivere una composizione musicale, una storia in musica, con ben poco ha di beat nel contenuto musicale, ciò che infatti affascina, attrae Rava è il modo di vivere inventato dai Beat, on the road, appunto, che arriva fino a Jimi Hendrix e ai figli dei fiori, dai club fumosi di New York si spinge fino a Woodstock. Un percorso che ci conduce a Rovigo dove, molti anni fa, Rava riceve la proposta di scrivere la musica per un balletto coreografato da Robert North, ispirato a Kerouac, Corso e Burroughs. . Questo concerto è quasi una logica conseguenza , una derivazione da quella esperienza passata. Musica classica e jazz s’incontrano sotto un cielo carico di pioggia e iniziano insieme una corrispondenza di sensi che filtra le emozioni in un evento che nasce da uno spartito firmato Rava e arrangiato da Paolo Silvestri.

Idea “beat “ capace di entusiasmare subito il direttore Silvestri, che trasforma ogni tema in un ascolto pieno e naturale, in cui si può cogliere ogni dettaglio. L’orchestrazione da forma e sostanza, infatti, all’evocazione musicale, ne concentra ogni aspetto e ne flette ogni sensazione. Lo spartito sprigiona lo spirito musicale di Rava è una musica che incontra l’interiorità e rivela la sensibilità di chi la vive componendola, suonandola, interpretandola con poesia e coesione melodica. Non è soltanto semplice costruzione di note ma è un’inafferrabile sentimento musicale che apre le porte ad una nuova avventura dell’anima e sulla strada il ricordo diviene libero perenne viaggio nella vita. Una vita che scorre parallela alla musica, che collima attimo dopo attimo con ogni sua sfaccettatura e i suoi primi 50 anni di carriera ne sono l’espressione più profonda. Rava continua a suonare, cambiando nel tempo, adagiando ogni piccolo mutamento nelle fibre dell’evoluzione che gli viene incontro, e durante questo concerto avvertiamo la sua inconfondibile voce planare attraverso la tromba in un vortice di emozioni che mantengono inalterata la sua impronta.

Sul palcoscenico Rava il suo quintetto e l’orchestra, lucida, precisa intensa. Lo spartito che ricorda Bernstein, con passaggi molto più moderni, è interpretato dall’orchestra con naturale padronanza e abilità tecnica, qualità che s’incastrano con la duttilità di Rava in una partitura che si apre come un’incursione nella musica del Novecento. Una musica attraversata da momenti jazzistici ma che lascia poco spazio all’improvvisazione, la sua essenza sta in una scrittura capace di intersecare le sfumature jazz con la materica essenza sinfonica. L’orchestra segue, avanza, arretra, affianca Rava in una sottile intesa che amplifica la dimensione espressiva del suono riuscendo a sfiorare la percezione sensitiva del pubblico. Emozioni on the road, le parole nella voce della musica che accendono la piazza e rinascono romanzo nel cuore di Enrico Rava.

di Antonella Iozzo © Riproduzione riservata
                    (30/04/2013)

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